La famiglia dietro a tutti i complotti
Da oltre due secoli, i Rothschild sono l’oggetto di fantasie complottiste e antisemite di ogni tipo.
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Passata (almeno per il momento) l’ondata delle elezioni presidenziali statunitensi, oggi mi occuperò di un grande classico del complottismo: i Rothschild. La famiglia di banchieri di origine ebraica è indubbiamente uno dei boss finali delle teorie antisemite – e più in generale di ogni teoria. E lo è da oltre duecento anni.
Prima di partire, ricordo che è uscito il mio ultimo saggio Le prime gocce della tempesta. Si può acquistare nelle librerie (quelle indipendenti sono sempre da preferire) e nei negozi online. Sul mio profilo Instagram trovate una rassegna stampa aggiornata e le date delle presentazioni, che aggiorno man mano.
Raggi laser spaziali ebraici
Nel 2018 Marjorie Taylor Greene non era ancora una deputata repubblicana, né una sfegatata apologeta dell’assalto al Congresso, né una delle esponenti di punta del trumpismo più radicale,
Aveva però le idee, diciamo così, già abbastanza chiare. Era una commentatrice politica che rilanciava teorie del complotto di ogni tipo: da QAnon fino all’11 settembre come inside job, passando per le stragi scolastiche che sarebbero una messinscena o la presunta fede islamica di Barack Obama.
E non sorprendentemente, era pure una negazionista climatica.
Nel novembre del 2018 Greene aveva scritto su Facebook che gli incendi che avevano devastato la California nei mesi precedenti erano stati causati da raggi laser sparati da “generatori solari nello spazio” controllati dalla Pacific Gas and Electric Company (PG&E), una società privata di pubblica utilità che fornisce energia alla parte settentrionale dello stato.
L’obiettivo degli incendi – continuava il post – era duplice: quello di fare spazio per la creazione di una linea ferroviaria ad alta velocità; e quello di speculare sulle azioni della PG&E per far arricchire i suoi principali azionisti.
Guarda caso tra questi c’era Roger Kimmel, il vicepresidente della “Rothschild Inc.”, una banca d’investimento legata alla famosa dinastia di banchieri di origine ebraica.
Le implicazioni dell’aver tirato in ballo quel nome erano fin troppo chiare. Per la futura deputata, stando alla sarcastica sintesi fatta dal giornalista Jonathan Chait sul New York Magazine, gli incendi in California sarebbero stati dunque provocati da “raggi laser spaziali ebraici” (del tema ne ho parlato anche in questa puntata).
Ora: Greene non è l’unica a pensare che i Rothschild abbiano il potere di manipolare il clima.
Sempre nel 2018, il consigliere comunale democratico di Washington D. C. Trayon White aveva accusato la famiglia di provocare improvvise tempeste di neve (come quella che aveva colpito la capitale), poiché “controllano il clima e creano disastri naturali” per poi specularci sopra.
Per quanto queste affermazioni possano sembrare stravaganti, in realtà sono l’ultima evoluzione di uno dei più longevi, floridi e celebri filoni complottisti della storia recente.
Nel corso degli ultimi due secoli, infatti, i Rothschild sono stati accusati praticamente di tutto.
Ma proprio di tutto: di aver fatto scoppiare guerre; di aver fatto cadere governi; di aver fatto fallire nazioni; di aver ucciso capi di stato e presidenti, tra cui John Fitzgerald Kennedy; di aver tirato giù le Torri Gemelle; di aver in mano le banche centrali; di possedere “l’80 per cento della ricchezza globale”; e in definitiva, di controllare segretamente il mondo intero.
Come ha ricordato il giornalista Mike Rothschild – che non ha legami di parentela ed è l’autore dell’eccellente saggio Jewish Space Lasers – i Rothschild “sono tra gli ebrei più conosciuti degli ultimi tempi, e sotto diversi aspetti la loro storia è la storia dell’antisemitismo contemporaneo”.
La bufala di Waterloo
Le origini del mito complottista dei Rothschild risalgono alla seconda metà dell’Ottocento, quando la dinastia di banchieri (avviata a Francoforte dal capostipite Mayer Amschel Rothschild) si era ormai sparsa in tutta Europa.
Nell’estate del 1846, in Francia, uscì un pamphlet di 36 pagine intitolato Histoire édifiante et curieuse de Rothschild Ier, Roi des Juifs. L’autore era un certo “Satan”, uno pseudonimo usato dal giornalista marsigliese di sinistra Mathieu Georges Dairnvaell.
La tesi centrale del testo è che la fortuna economica dei Rothschild derivi da un colossale inganno – a metà tra l’insider trading e l’aggiotaggio – legato alla battaglia di Waterloo del 1815, che segnò la definitiva sconfitta dell’imperatore francese Napoleone Bonaparte.
Secondo Dairnvaell, quel fatidico 18 giugno del 1815 Nathan Rothschild – figlio di Mayer Amschel e patriarca del ramo londinese della famiglia – si trovava nella città belga e aveva personalmente assistito alla sconfitta di Napoleone per mano delle truppe anglo-prussiane.
La notte stessa Nathan sarebbe riuscito a raggiungere le coste settentrionali del Belgio e tornare nel Regno Unito con mezzi rocamboleschi, sfidando addirittura una tempesta sulla Manica.
Approfittando della preziosa informazione che solo lui possedeva, il banchiere avrebbe quindi speculato alla borsa di Londra guadagnando “in un solo colpo venti milioni franchi” – che con altri investimenti collegati gli avrebbero fruttato un totale di 135 milioni, una cifra davvero astronomica per l’epoca.
Tuttavia, il racconto di “Satan” è completamente falso.
Anzitutto, Nathan Rothschild non si trovava a Waterloo quel giorno e non poteva di certo conoscere in anticipo l’esito della battaglia. Inoltre, sulla Manica non si era abbattuta alcuna tempesta.
Il pamphlet era comunque diventato un bestseller, e lo aveva fatto per diversi motivi. Anzitutto, Nathan non poteva controbattere alle accuse di Dairnvaell: era deceduto nel 1836, dieci anni prima della pubblicazione del testo.
Il silenzio della famiglia – che non ha mai commento le teorie del complotto per non alimentarle ulteriormente – è stato poi visto come un’implicita conferma.
In secondo luogo, il giornalista era riuscito a intercettare un forte sentimento antisemita che stava montando sia in Francia che nel resto d’Europa, facendo leva su radicati stereotipi sull’avarizia degli ebrei, sulla loro innata abilità con i soldi e sulla loro spregiudicatezza finanziaria.
Come ha scritto lo storico francese Michel Dreyfus nel saggio L’antisémitisme à gauche, il pamphlet ha dato il via a un’ondata di “antisemitismo economico” che sarebbe culminata alla fine del Diciannovesimo secolo con le invettive del polemista Eduard Drumont.
Nel suo saggio La France Juive e dalle colonne del giornale La Libre Parole, Drumont bollava gli ebrei come “un pugno di usurai e speculatori” che dominava “la borsa, i mercati, le industrie”, mentre i Rothschild erano descritti come i principali affamatori del popolo francese.
Ma torniamo alla bufala di Waterloo.
Sebbene fosse stata smontata già pochi anni dopo la sua pubblicazione, la calunnia di “Satan” è stata tradotta in varie lingue, arricchendosi di dettagli via via più improbabili (tra cui l’utilizzo di piccioni viaggiatori) e finendo per essere incorporata in altri prodotti culturali – tra cui la pellicola nazista I Rothschild, fortemente voluta dal ministro della propaganda Joseph Goebbels.
Dai Protocolli a Soros
Il mito di Waterloo è l’architrave narrativa su cui si sono costruite praticamente tutte le altre teorie sui Rothschild – sempre e comunque indicati come sordidi banchieri che controllano governi, finanziano guerre e vogliono sottomettere le popolazioni al loro volere.
In tutte queste teorie, ha spiegato Mike Rothschild in un’intervista a Rolling Stone,
c’è una grande mancanza di originalità, visto che vengono ripetute fino allo sfinimento. Questo è però quello che le rende così efficaci: non devi imparare nulla di nuovo, né devi inventarti qualcosa di nuovo.
Nei primi decenni del Ventesimo secolo si è raggiunta l’apoteosi.
A causa della vertiginosa diffusione dei Protocolli dei Savi di Sion e all’ascesa del nazifascismo, le fantasie sulla famiglia si sono moltiplicate in maniera esponenziale e hanno toccato ogni ambito della vita pubblica.
Come ha ricordato Lorenzo Camerini su Rivista Studio, in quel periodo diversi autori e scrittori antisemiti sostenevano che i Rothschild erano stati “gli inventori della Stella di David”, che avevano creato “i presupposti per la Rivoluzione d’ottobre” in Russia “attraverso certi loro agenti che finanziavano Lenin e Trotskij”, o addirittura che Adolf Hitler era un loro “fantoccio” messo lì “per giustificare la nascita di Israele”.
L’ombra dei Rothschild, insomma, sembrava essere ovunque; ma si trattava pur sempre di un’ombra fantasmatica.
Proprio in quegli anni, infatti, stavano entrando in una fase di declino irreversibile.
Le loro banche erano state soppiantate delle nuove banche d’investimento capitanate dai Morgan e dai Rockfeller. Il fallito tentativo di insediarsi negli Stati Uniti aveva ridimensionato il loro peso sul mercato finanziario globale. E le confische naziste avevano decimato i possedimenti del ramo austriaco e tedesco della famiglia.
Insomma: dopo la Seconda guerra mondiale i Rothschild erano rimasti una famiglia facoltosa, ma senza il potere economico che li contraddistingueva durante il Diciannovesimo secolo.
Questa banale evidenza non aveva però fermato la fiorente industria complottista sui Rothschild, che nel frattempo si era spostata dall’Europa negli Stati Uniti – più precisamente negli ambienti maccartisti e dell’estrema destra.
In particolare, i Rothschild erano i cattivoni del libro complottista None Dare Call It Conspiracy (“Nessuno osi chiamarlo un complotto”), scritto nel 1971 da Gary Allen, che all’epoca era il portavoce dell’associazione anticomunista John Bircher Society.
Rimasticando le solite teorie antisemite sui “banchieri internazionali” e le “élite apolidi”, Allen spiegava che la famiglia controllava una buona parte del debito degli Stati Uniti e utilizzava i media per soggiogare la popolazione.
Il testo è poi diventato un autentico cult, capace di ispirare generazioni intere di complottisti.
Tra questi spiccano Alex Jones – il fondatore di InfoWars che ha fatto proprie le tesi di Allen e le ha ossessivamente ripetute per anni sui suoi canali – e David Icke, l’inventore della teoria del complotto sui rettiliani che ha additato i Rothschild come i responsabili degli attentati alle Torri Gemelle e gli architetti della Grande recessione del 2008.
Negli ultimi anni, sottolinea Mike Rothschild nel suo saggio, le teorie sulla famiglia hanno continuato a circolare online ma hanno sostanzialmente ceduto il passo a quelle su George Soros, il finanziere di origine ebraica che ha rimpiazzato i Rothschild come bersaglio complottista.
Del resto – esattamente come lo sono stati a lungo i Rothschild – anche Soros è diventato un’entità ectoplasmatica, un’idea astratta, un nemico assoluto costruito in larghissima parte su attività che non ha mai svolto.
Di certe teorie non si butta via niente: dopotutto, è da secoli che svolgono egregiamente il loro compito.
“Quasi tutte le teorie del complotto affondano le loro radici nell’antisemitismo, e quasi tutto l’antisemitismo si basa sulle teorie del complotto”, chiosa Mike Rothschild.
Per certe persone, insomma, “gli ebrei saranno sempre i capri espiatori perfetti”.
Articoli e cose notevoli che ho visto in giro
Da Musk a Kennedy Jr., la prossima amministrazione di Trump sarà zeppa di gente che ha promosso teorie antisemite (Franklin Foer, The Atlantic)
Sempre a proposito del secondo mandato di Trump: le nomine fatte finora alla sanità segnano la riscossa delle tesi alternative e complottiste sul Covid-19 (Antonio Scalari, Facta)
L’estrema destra europea sta usando l’intelligenza artificiale generativa per inondare i social di immagini xenofobe e propaganda razzista (Ben Quinn e Dan Milmo, Guardian)
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Questa parte l'ho dovuta tenere fuori dal mio libro altrimenti diventava immensamente lungo. Però grazie di averla scritta.