L’uomo che sussurrava ai rettiliani
Vita e opere di David Icke, l’inventore della più incredibile teoria del complotto su chi controlla davvero il mondo.
Benvenute e benvenuti alla puntata #7 di COMPLOTTI!, la newsletter sulle teorie delle complotto che ti porta dentro la tana del Bianconiglio.
Uno dei miei film preferiti è Essi vivono di John Carpenter. Per chi non l’avesse mai visto (fatelo subito!), faccio un brevissimo riassunto della trama: un disoccupato, interpretato dal wrestler Roddy Piper, arriva a Los Angeles per cercare lavoro. Un giorno trova degli strani occhiali da sole in una scatola, e indossandoli scopre che il mondo non è quello sembra – è pieno di messaggi subliminali nascosti e di alieni che segretamente vivono tra noi e ci controllano.
Se per la maggior parte delle persone Essi vivono è solo un film del 1988, per qualcuno invece è una specie di documentario. Nel senso che il mondo è effettivamente controllato da una razza aliena che ha le sembianze di enormi rettili. Assurdo, no? Be’, meno di quello che può sembrare a prima vista. Facciamo dunque un bel giro nel mondo dei rettiliani, che è tornato in qualche modo d’attualità con la pandemia.
L’isola dei sani
Migliaia e migliaia di persone sono accalcate a Trafalgar Square, a Londra. È il pomeriggio del 29 agosto 2020 e nessuno ha la mascherina, nessuno mantiene la minima distanza, e nessuno pensa che il coronavirus sia una cosa seria.
“Che tu creda che il virus sia una bufala o no, siamo comunque di fronte a una cosa più o meno uguale ad una semplice influenza, e quindi le chiusure e tutto quello che comportano sono ingiustificabili,” spiega al Guardian uno degli organizzatori, Piers Corbyn (fratello dell’ex leader del Labour Jeremy Corbyn).
L’evento ha messo insieme negazionisti della pandemia, attivisti anti-5G, antivaccinisti, estremisti di destra e molti altri ancora, in una plastica rappresentazione della “singolarità complottista” di cui ho parlato qualche puntata fa. I cartelli che si vedono in piazza parlano chiaro: il virus è una “truffa” o un modo di controllare la popolazione con metodi totalitari (“Covid-1984”); Bill Gates sta facendo pasticci con i vaccini; l’Organizzazione Mondiale della Sanità è un pupazzo dei Poteri Forti; la vera cura è il cibo salutare, non “la puntura di un ago”.
Dal palco stipato all’inverosimile sotto la colonna dell’ammiraglio Nelson, intanto, si susseguono gli interventi. A un certo punto, quando la presentatrice scandisce un nome, la folla è come attraversata da una scarica elettrica. L’uomo con i capelli bianchi sale sulla struttura accompagnato da boato, e comincia a recitare il suo vangelo.
“È una gioia guardare quest’isola di sani in un mondo di folli!”, grida. “Oggi siamo qui perché un pericoloso virus sta imperversando in questo paese e nel mondo intero. E non è la Covid-19: è il fascismo! Un fascismo giustificato dalla pandemia immaginaria.” Scoppia un altro boato.
“Devo riconoscere che questo virus”, continua, “è perfettamente attrezzato per ogni evenienza”. L’uomo inizia a muoversi a scatti, simulando una nevrosi, e calca la voce: “Dovete restare a una distanza di un metro e mezzo per proteggerti dal virus - ora [la Covid-19] ha un dannato metro! Non dovete stare con persone al di fuori della vostra bolla per più di 15 minuti - ora ha un dannato orologio!”
Scrosciano applausi. “Com’è possibile non accorgersi di questa assurdità?”, si chiede l’uomo. “Si sono inventati tutto!” Un altro boato. “E allora, perché lo stanno facendo? Be’, posso rispondere con un’altra domanda. Come ho fatto a prevedere decenni addietro quello che sarebbe successo oggi? Come ha fatto Aldous Huxley a farlo negli anni ‘30? E George Orwell negli anni ’40? Semplice: nulla è casuale”.
Secondo l’uomo, infatti, “stiamo vedendo qualcosa che è stato pianificato molto tempo prima”. L’imperativo, prosegue, è “reagire adesso per fermare la sottomissione globale della razza umana. Se lasciamo che questi psicopatici decidano delle nostre vite, non finirà bene. Ma se ci ricordiamo dov’è il vero potere, tutto questo può finire tra poco. E il potere ce l’abbiamo noi”.
La folla è in estasi. L’uomo, da consumato oratore, sa benissimo quali sono i punti giusti da toccare. “Questo mondo è controllato da poche persone”, dice, “con una sequenza di imposizione e accondiscendenza che parte dalla cima della piramide e arriva fino a noi. E come facciamo a interrompere questo circolo vizioso? Smettendo di essere accondiscendenti”.
Eccoci all’appello finale. “Razza umana”, si sgola l’uomo, “il leone si è risvegliato. Mai più in ginocchio!” Il boato finale sovrasta ogni altra cosa.
È un appello strano, però, visto che è anche un’operazione di marketing. Lo slogan “human race, get off your knees: the lion sleeps no more”, infatti, è il titolo di un libro del 2010 scritto proprio dall’oratore.
Il quale, ormai lo avrete capito, non è uno qualunque: è David Icke. Cioè uno dei complottisti più prolifici degli ultimi trent’anni, autore di svariati best-seller, seguito da centinaia di migliaia di persone e inventore di una teoria del tutto davvero – ma davvero – incredibile.
Così com’è assolutamente incredibile il percorso che ha portato Icke ad arringare una massa a Londra, nel mezzo della più grave pandemia che l’umanità ha dovuto affrontare da un secolo a questa parte.
Il figlio di Dio
Nato a Leicester nel 1952 da una famiglia di modeste condizioni economiche, a 15 anni Icke ha lasciato la scuola per dedicarsi alla sua grande passione: il calcio. Nel 1973, tuttavia, è costretto a ritirarsi a causa dell’artrite reumatoide e alcuni infortuni.
Dopo la parentesi calcistica è diventato un giornalista sportivo. Negli anni ’80 ha lavorato come telecronista per la BBC, e contestualmente si è avvicinato alla politica prima come attivista del Partito Verde Britannico e poi come portavoce nazionale.
All’inizio degli anni ‘90, i tabloid riportano strane voci sul suo conto: Icke sostiene di aver ricevuto un messaggio da una medium e prevede terremoti e alluvioni apocalittiche, andando in giro solo con tute acetate di colore turchese.
Nell’autunno del 1991 l’ex calciatore e telecronista è invitato nello show televisivo Wogan, condotta da Terry Wogan – uno dei più celebri conduttori dell’epoca. Icke racconta di essere il figlio di Dio, prevede la fine del mondo per il 1997, si paragona a Gesù Cristo e viene ricoperto dalle risate del pubblico e dagli sberleffi di Wogan.
In altre parole: una catastrofe totale. Anni dopo, lo stesso Icke dirà di aver detto “cose bizzarre” e di essersi sentito “in imbarazzo”.
Per lui sembrava la fine – una fine molto poco gloriosa, consumata tra gli sfottò e le umiliazioni pubbliche; e invece, era solo l’inizio di un’altra fase della sua vita, la più strabiliante. A partire dalle sue “intuizioni” Icke si è messo a scrivere a getto continuo, pubblicando un libro dietro l’altro con cui ha delineato la sua visione del mondo.
La quale fa più o meno così: gli esseri umani non hanno alcun controllo sul loro destino, perché sono prigionieri inconsapevoli di una razza di rettili alieni mutaforma che occupa segretamente tutti i ruoli di potere, è dedita alla pedofilia satanista e controlla mentalmente la popolazione da una base nascosta dentro la Luna (che è vuota al suo interno).
Anche se una teoria del genere può apparire totalmente campata in aria – e intendiamoci: per molti versi lo è – Icke in realtà ha attinto a piene mani da moltissime fonti per plasmare quello che Michael Barkun chiama “super-complotto”.
Secondo il ricercatore Marc-Andrè Argentino, la cospirazione dei rettiliani è il risultato della combinazione tra la New Age degli anni ’90 e la teoria del complotto sul Nuovo Ordine Mondiale – con radici culturali che vanno indietro nel tempo fino allo scrittore Robert E. Howard, attivo negli anni ‘20 del Novecente e noto per aver inventato il personaggio di Conan il barbaro.
In più ci sono rimandi alla fantascienza, a studi scientifici, a letture complottiste della Bibbia, alla teodicea (la branca della teologia che studia l’origine del male), all’esoterismo, all’ufologia e all’Identità Cristiana (una corrente religiosa dell’estrema destra statunitense). Da quest’ultima Icke ha recuperato la cosiddetta “dottrina del seme del serpente,” che sostiene che il peccato originale di Eva fosse di natura sessuale – avrebbe cioè intrattenuto un rapporto carnale con il serpente, dal quale è nato Caino e un’intera stirpe demoniaca.
Il connotato di questa dottrina è fondamentalmente razzista ed antisemita, ed è anche per questo motivo che Icke è stato accusato di antisemitismo. Il giornalista e scrittore Jon Ronson ne ha parlato nel suo libro Loro, spiegando che la cospirazione rettiliana ricicla parecchi stereotipi antisemiti. Pur ribadendo che i rettiliani sono effettivamente degli alieni (e non una parola in codice per “ebrei”), Icke si è detto convinto che I Protocolli dei Savi di Sion siano un “documento storico” e nei suoi libri ha citato fonti neonaziste senza farsi troppi problemi.
(Anche Justin Bieber è un rettiliano.)
Al di là della controversia, la teoria sui rettiliani – e un po’ tutto quello che scrive Icke – offre comunque una sintesi tra complottismo e spiritualità. I ricercatori Charlotte Ward e David usano il termine “conspiritualità” (conspirituality) per indicare un sistema di credenze ibrido in cui “il cinismo politico è mitigato dall’ottimismo spirituale”.
Come ha scritto Stefano Della Casa su Wired,
Nonostante le differenze politiche, culturali e generazionali, la conspirituralità può quindi rivolgersi sia a coloro che non si riconoscono nelle religioni tradizionali, sia a chi è convinto che i telegiornali ci mostrino una false flag dietro l’altra.
Ed è proprio per questa sua particolarità che il complotto dei rettiliani ha sempre conservato una certa attrattiva, permettendo a Icke di diventare un professionista delle cospirazioni a tempo pieno.
Cospirazionismo S.p.A.
Dopo l’11 settembre (evento che ovviamente aveva previsto) e la grande recessione del 2008, l’autore britannico si è messo a vendere molti più libri e girare il mondo con tour a pagamento, partecipando come ospite d’onore a vari eventi e manifestazioni – tipo il Bilderberg Fringe Fest del 2013, dove due deputati del Movimento 5 Stelle hanno abbracciato Icke come se fosse loro padre.
Ma è con la pandemia che è arrivata la vera popolarità, quella con numeri da capogiro. Nell’aprile del 2020, il piccolo canale locale London Live ha trasmesso in diretta su YouTube un’intervista di 80 minuti ad Icke – in cui ha messo in fila tutte le teorie del complotto possibili sulla Covid-19 – che in breve ha raggiunto quasi un milione di visualizzazioni.
L’autorità britannica dei media Ofcom ha prontamente sanzionato l’emittente, perché l’intervista rappresentava “una minaccia alla salute pubblica”; e anche YouTube è intervenuto in fretta, rimuovendo il video. Icke però non si è certo fermato lì. In una serie di post su varie piattaforme social, tra le varie cose ha detto che: la famiglia Rothschild è responsabile della diffusione del virus; la rete 5G fa ridurre l’ossigeno nell’atmosfera; non è possibile prendere il virus con una stretta di mano.
Stando a una ricerca del Center for Countering Digital Hate (Ccdh), nei mesi di lockdown Icke ha guadagnato 400mila follower su vari social (prima che gli account venissero bloccati), mentre i suoi video hanno raggiunto circa trenta milioni di visualizzazioni. In pratica, sostiene il Ccdh, Icke è “il principale produttore individuale di disinformazione sulla Covid-19”.
Grazie alla pandemia, inoltre, anche i suoi due figli Gareth e Jaymie sono diventati “personaggi chiave” del movimento anti-restrizioni. Il primo ha fatto diversi interventi nell’ambito delle manifestazioni anti-lockdown, mentre il secondo possiede una piattaforma di streaming (Ickonic) che ha incassato ben 400mila sterline nel corso del 2020. Intervistato dal Times, Gareth Icke ha detto che “le opinioni di mio papà hanno influenzato le mie. Non ci ha mai obbligato a seguirlo: ci ha sempre detto di fare le nostre ricerche e di mettere in discussione tutto”.
(Un video da quasi un milione di visualizzazioni in cui l’ex presidente George H. W. Bush rivela di essere un rettiliano. Più o meno.)
Insomma: a trent’anni esatti di distanza dall’ospitata su Wogan, David Icke rimane un pezzo grosso del complottismo contemporaneo nonché l’incarnazione di diverse tendenze che si muovono in quel mondo. Oltre alla conspiritualità, un altro punto centrale che emerge dall’attività di Icke è la progressiva erosione della distinzione tra chi realizza e chi consuma prodotti mediatici.
Le teorie del complotto, scrive il sociologo Stef Aupers nel Routledge Handbook of Conspiracy theories, “possono essere considerate il rovescio della medaglia della fan culture. Come i fan, i complottisti non si limitano a consumare i media; li sfruttano e da lì estraggono risorse culturali per costruire la propria visione del mondo e la loro identità”.
Questo processo era già evidente negli anni ’90, il decennio in cui Icke è emerso, ma è esploso con i social media: ora, conclude Aupers, la produzione del sapere è parcellizzata e “scienziati, giornalisti e politici possono essere criticati pubblicamente sulla base di una ‘conoscenza alternativa’.” E non solo: pure gli stessi complottisti si criticano tra loro con queste modalità.
Ad esempio, lo sapevate che QAnon è l’ennesima operazione psicologica dei rettiliani per distrarre la gente dai problemi reali?
Articoli e cose notevoli che ho visto questa settimana:
QAnon sta andando parecchio forte in Giappone (Alex Silverman, The Diplomat)
Almeno cinque parlamentari repubblicani hanno legami stretti con i gruppi che hanno assaltato il Congresso americano (Luke Broadwater and Matthew Rosenberg, New York Times)
Internet alimenta le teorie del complotto? Sì, ma lo fa in modi diversi da quelli che ci immaginiamo (Stephen Kahn, The Conversation)
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La prossima settimana parlerò di quello che alcuni considerano “il libro più pericoloso del mondo”, tornato drammaticamente in auge dopo l’attacco al Congresso.
secondo me hai le idee poco chiare su come sia andata la storia della terra e dell'umanità. E di solito sono o la paura, o l'ignoranza e la superficialità, o gli interessi, a impedirci di vedere la realtà. Finchè essa non ci travolge come un treno. A quel punto non possiamo più nascondere nulla, ne a noi stessi ne agli altri