Remigrateli tutti
La settimana prossima l’Italia ospiterà il primo summit sulla remigrazione, a cui parteciperanno i principali influencer estremisti e complottisti d’Europa.
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Il 17 maggio si svolgerà il primo convegno sulla remigrazione in Italia – un concetto razzista che è partito dai margini del movimento identitario francese e ora è patrimonio comune di diversi partiti della destra radicale, tra cui la Lega. Siccome mi sono già occupato svariate volte del tema, per l’occasione ho voluto fare un approfondimento su chi c’è dietro all’organizzazione e chi parteciperà al summit.
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Il summit nero
Il prossimo fine settimana Milano – o comunque qualche posto nei pressi di Milano (o Varese) – potrebbe essere invasa da centinaia di estremisti di destra provenienti da tutta Europa.
Il 17 maggio si terrà infatti il cosiddetto “Remigration Summit 2025”, in un luogo ancora sconosciuto che sarà comunicato soltanto qualche ora prima dell’evento. Stando al sito ufficiale, si tratta del “primo incontro ufficiale sulla remigrazione” e sul suo “perseguimento politico, culturale e sociale”.
Tutti i biglietti, che vanno da 40 a 250 euro, risultano esauriti. Di contro, nel capoluogo lombardo è prevista una grande contro-manifestazione indetta da oltre quaranta sigle tra associazioni, ong e partiti di sinistra.
La posta in gioco, del resto, è alta: come ho spiegato in diverse puntate, la “remigrazione” è la nuova parola d’ordine dell’estrema destra globale.
È stata coniata all’inizio degli anni Dieci negli ambienti identitari francesi, che si sono appropriati di un termine neutro utilizzato nelle scienze sociali stravolgendone completamente il significato.
Nell’accezione estremista, “remigrazione” indica la deportazione forzata di persone migranti (senza troppe differenze tra regolari e irregolari) e la privazione dei diritti civili per i cittadini europei “non assimilati” – ossia quelli non bianchi e non cristiani.
Per quanto non sia di per sé un concetto complottista, la “remigrazione” è strettamente collegata alla teoria razzista e antisemita della “grande sostituzione”, secondo cui l’immigrazione sarebbe un’immensa cospirazione dei “globalisti” (una parola in codice per dire “ebrei”) per rimpiazzare “etnicamente” le popolazioni europee “autoctone” – ossia quelle bianche e cristiane.
Per l’estrema destra, ha sottolineato la ricercatrice la ricercatrice Eviane Leidig, “la ‘grande sostituzione’ è la diagnosi della società, mentre la ‘remigrazione’ è la cura”.
A ogni modo, dietro all’organizzazione del “Remigration Summit” c’è la galassia identitaria europea. Il referente italiano è Andrea Ballarati, un ex militante di Gioventù Nazionale (la giovanile di Fratelli d’Italia) che ha fondato il gruppuscolo comasco Azione Identità Tradizione.
Il principale promotore è invece l’austriaco Martin Sellner. Il 36enne è da tempo uno dei volti social-mediatici della nuova estrema destra europea: ha un aspetto curato, si atteggia da intellettuale, parla diverse lingue e ricorre a un linguaggio cifrato per schivare le accuse di razzismo.
Proprio per questo – e per la sua capacità di indottrinare “giovani maschi bianchi europei e arrabbiati” – è ritenuto un elemento “pericoloso” da diversi servizi di sicurezza europei.
La sua carriera politica inizia nel 2012 con il lancio del movimento Identitäre Bewegung Österreich (IBÖ), ispirato dagli identitari francesi. Come loro, Sellner predica una forma di razzismo differenzialista che punta a tenere rigidamente separata la superiore “cultura europea” (intesa come “razza bianca”) da tutte le altre.
Diventa noto al di fuori dall’Austria intorno al 2016, quando collabora con diverse figure dell’alt-right statunitense (con una di loro, Brittany Pettibone, si sposerà qualche anno più tardi). Nel 2017 è a capo della fallimentare missione “Defend Europe”, che puntava a ostacolare il lavoro di soccorso delle Ong nel Mediterraneo centrale.
Nel 2019 viene fuori che Brenton Tarrant, lo stragista nazista di Christchurch, ha donato 1500 euro a IBÖ ed è stato in contatto con Sellner; da quel momento, le piattaforme bannano ripetutamente l’austriaco e diversi paesi gli negano l’ingresso, tra cui la Svizzera e il Regno Unito.
Nonostante ciò – o forse proprio per i divieti – la fama dell’identitario continua a crescere e va ben oltre il recinto degli identitari.
Nel novembre del 2023 è uno dei partecipanti chiave dell’incontro segreto tra estremisti e membri del partito Alternative für Deutschland. Secondo l’inchiesta della testata Correctiv, è proprio lui a presentare il piano di deportazione di due milioni di persone (incluse quelle con passaporto tedesco) dalla Germania.
Gli influencer della remigrazione
L’ultima evoluzione di Sellner, per l’appunto, è quella di teorico della remigrazione e di federatore dei “patrioti” europei.
In un video promozionale, l’austriaco ha detto che il summit non sarà una “torre d’avorio” (anche se sarà ben sorvegliata e protetta per evitare infiltrazioni o proteste), ma piuttosto “un luogo dove intellettuali incontrano politici e dove gli influencer entrano a contatto con gli attivisti”.
In effetti, tra gli speaker confermati finora ci sono figure che fanno parte dell’avanguardia intellettuale, mediatica e digitale della destra radicale europea.
Uno di questi è il 31enne belga Dries Van Langenhove, un ex deputato del partito fiammingo Vlaams Belang che l’anno scorso è stato condannato a un anno di carcere per aver violato le norme contro il razzismo e il negazionismo dell’Olocausto.
Le affermazioni incriminate erano apparse in un servizio televisivo di VRT sul movimento giovanile Schild & Vrieden, fondato dallo stesso Van Langenhove. Il reportage mostrava chiaramente il doppio volto del gruppo: uno pubblico, presentabile e moderato; e uno privato, ferocemente antisemita e neonazista.
Nelle chat riservate comparivano ripetuti elogi ad Anders Behring Breivik, che veniva considerato un vero e proprio modello a cui ispirarsi. L’intensità della glorificazione del terrorista norvegese era tale che il professore Jan Blommaert aveva descritto Schild & Vrieden come una “Breivik-Jugend” – una “gioventù breivikiana”, sulla falsariga della Hitler-Jugend.
Un’altra relatrice di peso è Eva Vlaardingerbroek, una influencer olandese di 28 anni seguita da oltre un milione di persone su X.
La “fanciulla scudiera dell’estrema destra” (come si autodefinisce orgogliosamente nella biografia della piattaforma di Elon Musk), ha mosso i suoi primi passi nel partito Forum per la Democrazia (FvD) guidato da Thierry Baudet, un estremista e complottista che ha cercato di importare il trumpismo in Europa.
Dopo aver lasciato la politica Vlaardingerbroek ha applicato la mentalità paranoica di Baudet all’opinionismo online, rilanciando teorie del complotto di ogni tipo – dal “Grande Reset” fino all“ideologia gender”, passando per altre tesi omolesbobitransfobiche e anti-femministe.
Il suo seguito online è esploso nel 2022 in concomitanza con le proteste degli allevatori olandesi, sostenute dall’estrema destra europea in chiave anti-Green Deal. Vlaardingerbroek ha cominciato poi ad apparire regolarmente nei podcast estremisti statunitensi, facendosi intervistare dall’ex conduttore di Fox News Tucker Carlson e riuscendo così a fare breccia nel mondo MAGA.
La consacrazione è arrivata nel maggio del 2024: l’influencer è stata una relatrice d’onore del CPAC che si è tenuto in Ungheria. In quell’occasione ha spiegato che la “grande sostituzione non è più una teoria ma la realtà”, dal momento che “gli europei bianchi stanno venendo sostituiti sempre più in fretta”. Se continua di questo passo, ha chiosato, “per la nostra civiltà sarà la fine”.
Un altro relatore ossessionato dalla “grande sostituzione” è il portoghese Afonso Gonçalves, fondatore del movimento identitario Reconquista e molto legato al partito di estrema destra Chega.
Gonçalves unisce la militanza di strada – fatta di provocazioni e azioni di disturbo dei Pride – con una presenza sui social aggressiva e sfrontata. Tra le varie cose, su X ha ricondiviso citazioni di Benito Mussolini e si è vantato di essere “ultranazionalista, razzista e xenofobo”.
Il suo cavallo di battaglia è senza dubbio la misoginia: Gonçalves ha scritto che le donne sono tendenzialmente delle “puttane” o degli “scarafaggi”, che non dovrebbero avere il diritto di voto e dovrebbero pagare “i danni arrecati alla famiglia” in caso di divorzio (causato all’80 per cento dalle donne, secondo lui).
Ha inoltre definito l’aborto “un crimine contro l’umanità” e chiesto la pena di morte per le donne che ricorrono all’interruzione volontaria di gravidanza.
Infine, l’ultimo nome da segnalare è quello del francese Jean-Yves Le Gallou – ex eurodeputato del Front National, fondatore dell’associazione Polémia e intellettuale organico della Nouvelle Droite e della “fasciosfera”.
A Le Gallou si deve la diffusione della “re-informazione”, un concetto e una pratica di “guerriglia culturale” in voga negli ambienti radicali francesi dalla fine degli anni Novanta a oggi.
Come ha spiegato lui stesso in un’intervista di diversi anni fa, la “re-informazione” consta di tre caratteristiche chiave: il “de-occultamento”, cioè il “far conoscere un fatto che è nascosto” dai “media di regime”; la presentazione “polivalente” (cioè dall’angolazione di estrema destra) di un avvenimento; e la corretta “gerarchizzazione delle notizie”.
In base alla definizione che ne ha dato Le Monde, la “re-informazione” serve dunque a “minare la credibilità dei media tradizionali accusandoli di mentire sistematicamente, per poi far passare le proprie idee”.
L’Italia come paese sicuro per gli estremisti
La presenza di giovani influencer e di teorici di lungo corso come Le Gallou è indicativa del fatto che agli organizzatori del summit interessa soprattutto una cosa: normalizzare la remigrazione a livello mediatico, ideologico e programmatico.
In una riunione pubblica tenutasi lo scorso 2 maggio su X, e riportata da Domani, si è detto esplicitamente che il convegno “è importante perché ci pone come avanguardia, sdogana la remigrazione e rende il termine ancora più conosciuto e potente in Europa”
L’obiettivo, hanno proseguito i partecipanti, è quello di
Arrivare a implementare politiche di remigrazione. Non ci interessa soltanto rimanere nella teoria: vogliamo creare un piano d’azione per inserire il concetto di remigrazione nelle politiche europee. Stiamo cercando di influenzare i nostri partiti nazionali.
Questa operazione è comunque già ben avviata.
La remigrazione, ha sottolineato Sellner nel già citato video promozionale, “è partita dai margini” e in poco tempo è entrata nelle piattaforme programmatiche del Partito della Libertà austriaco e di AfD, che qualche mese fa ha distribuito biglietti propagandistici a tema dal sapore neonazista.
Anche Donald Trump l’ha menzionata durante la campagna elettorale per le presidenziali statunitensi. “Da presidente farò immediatamente cessare l’invasione dell’America da parte dei migranti”, aveva scritto il 23 settembre del 2024 su Truth Social, “e farò tornare a casa loro i clandestini di Kamala [Harris], un’operazione conosciuta anche come remigrazione”.
In Italia il termine è entrato nel dibattito politico all’inizio del 2025.
Il primo ad averlo introdotto è stato Alessandro Corbetta, capogruppo leghista al consiglio regionale della Lombardia. “È fondamentale iniziare a discutere seriamente di remigrazione”, ha scritto su Facebook il 2 gennaio del 2025, “ovvero il rimpatrio dei clandestini e dei criminali nei Paesi di origine, ma anche di quegli stranieri che scelgono deliberatamente di non volersi integrare”.
Dopo di lui è stato il turno di Andrea Delmastro, sottosegretario alla giustizia di Fratelli d’Italia, che ha ripreso un editoriale del giornale La Verità in cui si celebrava la “remigrazione”.
Poi è toccato al consigliere leghista lombardo Riccardo Pase, che in una card sui propri profili social ha invitato a cacciare “chi non vuole integrarsi”. Al coro si sono uniti anche i giovani della sezione milanese della Lega, che in un video hanno chiesto la “remigrazione” per “tutti coloro che decidono di non sposare i valori italiani, identitari e culturali del nostro paese civile” (tipo i leghisti di qualche anno fa).
Qualche giorno più tardi, il deputato leghista Rossano Sasso ha detto alla Camera che “bisogna aumentare i rimpatri, bisogna sostenere le forze dell’ordine e bisogna dire a certi delinquenti che per loro l’unica soluzione è la re-mi-gra-zio-ne”.
Alla fine di gennaio anche CasaPound è saltata sul carro della remigrazione, lanciando una campagna apposita in tutta Italia. È significativo sottolineare che i neofascisti sono arrivati dopo un partito che sta al governo, a differenza di quello che succedeva una decina di anni fa ai tempi del fascioleghismo.
Non è affatto un caso, insomma, che la Lega stia difendendo e appoggiando il summit del 17 maggio.
Matteo Salvini ha detto di non sapere nulla del convegno, aggiungendo però – con il suo solito benaltrismo peloso – che “se non vietano le adunate delle estreme sinistre, non vedo perché dovrebbero vietare altre iniziative”.
Il consigliere Alessandro Corbetta è stato molto più esplicito nel suo supporto. “La sinistra [sta] ancora una volta cercando di demonizzare un evento di cui si conosce poco, costruendogli attorno un alone di estremismo e addirittura evocando pericoli nazisti”, ha scritto su X. “In realtà si tratta di un convegno in cui si discute di remigrazione, un concetto che condivido pienamente”.
Questo sostegno ha dato la certezza agli organizzatori di avere piena agibilità politica. “È meglio per noi farlo in Italia”, è stato detto nella riunione su X, “in Inghilterra sono molto restrittivi con i patrioti, a noi non è nemmeno concesso entrare”.
L’Italia meloniana, insomma, è un paese sicuro per la nuova estrema destra che vuole espellere con la forza milioni di persone indesiderate.
Articoli e cose notevoli che ho visto in giro
La seconda presidenza di Donald Trump ha avuto il prevedibile effetto di sdoganare il complottismo a ogni livello pubblico e governativo (Tiffany Hsu, New York Times)
Sempre sul tema: la nuova amministrazione statunitense potrebbe essere il primo “governo brainrot” della nostra epoca (Anna Merlan, Mother Jones)
La destra MAGA ha preso malissimo l’elezione del nuovo papa Leone XIV, arrivando a definirlo “un altro burattino marxista al Vaticano” (Nikki McCann Ramirez e Tim Dickinson, Rolling Stone)
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Ma sai che non li vogliono a Milano e nemmeno a Somma Lombarda, quelli del Remigration Summit? Nel dubbio comunque io vado alla manifestazione all'Arco della Pace a Milano, se sarà confermata.