La grande fobia antivaccinista del “contagio inverso” da vaccino
L’ultima strategia degli antivaccinisti è quella di "proteggersi" dai vaccinati, anche con mascherine e distanziamento, trasformando così il vaccino anti-Covid in un virus peggiore del Covid.
Benvenute e benvenuti alla puntata #20 di COMPLOTTI!, la newsletter sulle teorie delle complotto che ti porta dentro la tana del Bianconiglio.
Anche oggi continuerò l’approfondimento sulle strategie dei movimenti antivaccinali, decisamente energizzati dalla campagna di somministrazione di massa del vaccino anti-Covid. Se nelle puntate precedenti mi ero occupato della simbologia e dell’uso della violenza, adesso è il turno della teoria.
Di recente se ne è fatta strada una davvero particolare: quella secondo cui i vaccinati sarebbero un pericolo per i non vaccinati. Ecco di cosa si tratta.
La scuola dei no-vax
Alla fine di aprile, una scuola privata nel Design District di Miami (in Florida) ha inviato una mail a tutto il personale e agli insegnanti. L’oggetto della missiva è la vaccinazione anti-Covid, e fin qui nulla di strano: ovunque nel mondo gli istituti scolastici stanno fornendo consigli e linee guida per accedere al farmaco.
Ma in questo caso, il messaggio va in direzione contraria: se vogliono continuare a insegnare e interagire con gli studenti, i docenti non devono assolutamente vaccinarsi. Chi ha già ricevuto una dose va dunque “separato fisicamente” dagli alunni, perché “non possiamo far avvicinare dei vaccinati ai nostri studenti senza essere in possesso di informazioni più chiare”.
Gli insegnanti che decidono di vaccinarsi d’estate, continua la lettera, non potranno tornare sulle cattedre finché i “trial clinici” sui vaccini non saranno completati – e comunque, anche a quel punto, lo faranno solo se ci sarà un posto libero nell’organico. Il messaggio non potrebbe essere più chiaro: chi si vaccina è fuori.
La scuola in questione si chiama Centner Academy, parte dall’asilo e arriva fino alla terza media. È stata fondata nel 2019 da David J. Centner – un ex imprenditore nel settore dei pedaggi autostradali – e dalla moglie Leila Centner, che l’hanno venduta come una “scuola della felicità” volta a sviluppare la “creatività e l’intelligenza emotiva” dei bambini anche attraverso la “libertà medica dai vaccini obbligatori”.
All’inizio della pandemia, hanno raccontato alcuni genitori e membri del personale al New York Times, l’atmosfera si è fatta sempre più paranoica. I proprietari hanno installato telecamere ovunque, formalmente a fini di sicurezza e assicurativi. Leila Centner ha poi invitato tutti gli studenti a non avvicinarsi alle finestre per evitare l’esposizione alle radiazioni del 5G, e tolto dalla mensa lo zucchero e gli alimenti a base di glutine.
Quando c’è stata la riapertura delle classi in presenza, l’amministrazione ha comunicato alle famiglie che sarebbero state seguite le disposizioni dei Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc). In realtà, all’interno della struttura non è mai stata applicata alcuna misura di distanziamento fisico e la stessa Centner ha caldamente sconsigliato l’uso delle mascherine.
Non appena è partita la campagna vaccinale di massa in Florida, i Centner hanno invitato a parlare Robert F. Kennedy Jr. – nipote del presidente John Fitzgerald Kennedy, nonché uno dei volti più noti del movimento antivaccinale statunitense. Lo scorso mese è stato invece il turno del pediatra di New York Lawrence Palevsky, un altro influencer no-vax piuttosto seguito.
Con la recente decisione di vietare i contatti tra gli insegnanti vaccinati e gli studenti, ha chiosato il New York Times, la scuola è diventata “un punto di riferimento nazionale per gli antivaccinisti”. La notizia ha sollevato talmente tante polemiche da finire al centro di una conferenza stampa alla Casa Bianca, dov’è emerso un fatto piuttosto paradossale: la Centner Academy ha ricevuto quasi un milione di dollari nell’ambito del programma di sussidi economici per la pandemia.
Nonostante ciò, Leila Centner si è dipinta come una specie di martire: i giornalisti, ha scritto sul suo profilo Instagram, “stanno cercando di distruggere la mia reputazione perché ho rinnegato la loro narrazione ufficiale” sui vaccini.
La sua “narrazione”, infatti, è che quest’ultimi siano dannosi non solo per chi li ha ricevuti, ma soprattutto per chi si trova vicino ai vaccinati.
La paura del “contagio inverso”
La teoria della pericolosità indiretta dei vaccini è apparsa in varie forme nelle ultime settimane. Nel gergo antivaccinista prende il nome di “spargimento virale”: in sostanza, chi ha ricevuto una dose dei vaccini a mRNA “spargerebbe” – per l’appunto – le proteine spike verso i non vaccinati (in particolar modo donne), causando cicli mestruali irregolari, infertilità e aborti spontanei.
Stando a quanto hanno spiegato diversi esperti è “biologicamente impossibile che un vaccino faccia una cosa del genere”, e non ci sono correlazioni né con aborti spontanei né con l’alterazione del ciclo mestruale. A tal proposito, ha fatto notare la dottoressa Jen Gunter in un’intervista con l’Associated Press, c’entra piuttosto un “grossolano malinteso sulla mestruazione” che si lega ad un’altra teoria screditata – quella della “sincronizzazione del ciclo” tra donne.
Questa strategia, insomma, punta a far diventare il vaccino anti-Covid un qualcosa di più pericoloso del virus stesso. Matthew Remski, il co-fondatore del podcast Conspirituality dedicato alla conspiritualità (a cui ho dedicato una puntata apposita qualche tempo fa), l’ha definita “ansia da contagio inverso”.
Per quanto sia stata ampiamente smentita, la teoria ha diversi punti di forza. Anzitutto, scrivono April Glaser e Brandy Zadrozny in un pezzo su NBC News, è diffusa attraverso racconti in prima persona nei commenti di Facebook e nelle storie di Instagram, che sono meno controllati dalle piattaforme rispetto ai classici post. E questi racconti, continuano, “sono potenti, intimi e pressoché impossibili da verificare”.
In secondo luogo, dice Remski, la tesi suscita una mentalità da assedio: anche se una persona rifiuta di vaccinarsi, è comunque alla mercé della “dittatura sanitaria” che da un lato li circonda di vaccinati, e dall’altro fa di tutto per escluderla dal consesso civile – magari con passaporti vaccinali o restrizioni mirate per i non vaccinati.
Infine, si inserisce perfettamente in una certa retorica conspirituale sulla salute riproduttiva che utilizza a piene mani un linguaggio pseudo-femminista e si appropria di slogan antiabortisti quali “my body, my choice” (il mio corpo, la mia scelta), cambiandoli completamente di segno.
Non a caso, la credenza sullo “spargimento virale” è stata spinta da diverse influencer del wellness che fanno parte del cosiddetto “QAnon pastello” – ossia la versione ripulita e adattata per Instagram del famigerato movimento complottista. E anche gli influencer antivaccinali più “tradizionali” hanno usato argomentazioni che fanno leva sui diritti sessuali e riproduttivi.
L’ex ginecologa antivaccinista Christiane Northrup – che secondo un rapporto del Center for Countering Digital Hate (Ccdh) è una delle dodici persone responsabili dei due terzi della disinformazione sui vaccini – ha suggerito ai suoi follower su Instagram di rifiutare di fare sesso con il proprio partner vaccinato, sostenendo che questi potrebbero essere infetti. Un simile rischio, ha avvertito, è permanente; l’ovvio corollario è che bisogna terminare la relazione.
E non è finita qui: altri personaggi in vista della comunità antivaccinista nordamericana hanno proposto ulteriori rimedi per proteggersi dallo “spargimento virale” – incluso l’odiato distanziamento sociale. In una diretta sui social, l’osteopata Sherri Tenpenny ha invitato gli ascoltatori a “stare lontani da chi ha ricevuto queste dosi, per sempre”.
Il pediatra Lawrence Palevsky ha avanzato l’idea di mettere in quarantena i vaccinati: “Chi ha ricevuto questo veleno”, ha detto in una diretta, “passa qualcosa a chi non l’ha ancora fatto”. Lo stesso ha aggiunto che i vaccinati dovrebbero indossare “una fascia sul braccio” per essere riconoscibili, “così sappiamo che dobbiamo evitarli quando li incrociamo”.
Judy Mikovits – una ex ricercatrice caduta in disgrazia dopo il ritiro di uno studio molto controverso, ma diventata famosa dopo essere apparsa nel documentario complottista Plandemic (che ho analizzato tempo fa) – si è soffermata a lungo sulla teoria dello “spargimento virale” e ha addirittura invitato i suoi seguaci a usare le mascherine.
In una diretta sul canale di un “cittadino sovrano” canadese, Mikovits ha raccontato di essere stata fatta scendere da un volo di linea per aver indossato una mascherina trattata con “argento colloidale” (che secondo le istituzioni sanitarie non ha “alcun ruolo protettivo” nei confronti del coronavirus). “Perché pensate che mi abbiano cacciato?”, ha detto, “perché non mi ammalerò [con questa mascherina], signori. Non mi ammalerò.”
Per l’antivaccinista, queste mascherine sono le uniche che funzionano sia contro il COVID-19 che contro lo “spargimento virale” da vaccini – e quindi qualcuno le comprerà sicuramente nei negozi online degli antivaccinisti.
La propaganda dentro la camera da letto
Mikovits non è chiaramente l’unica a cercare di vendere prodotti “miracolosi”; in generale, dietro l’operazione di discredito della vaccinazione c’è sempre un qualche modello di business.
E a ben vedere, la teoria dello “spargimento virale” è l’apertura di un ennesimo ramo d’azienda.
Gli esempi in tal senso si sprecano, anche restando nei soli Stati Uniti. Proprio in questo periodo, il fondatore del sito complottista Natural News Mike Adams ha promosso il tè agli aghi di pino come soluzione definitiva contro i vaccini anti-Covid (si noti bene: non contro la Covid-19). Sayer Ji del sito Green Med Info ha invitato i lettori ad abbonarsi a pagamento per creare un “esercito di amanti della libertà e della salute”.
Ashley Everly, un’influencer antivaccinista che si autodefinisce una “tossicologa indipendente”, ha spinto i suoi follower a leggere la sua guida per proteggersi dallo “spargimento” – scaricabile solo previo abbonamento al suo Patreon. E Larry Cook, fondatore del sito e dell’enorme gruppo Facebook Stop Mandatory Vaccination (“Stop all’obbligo vaccinale”, rimosso qualche mese fa), ha inaugurato una specie di social dedicato ai “disertori” del vaccino.
Come ha scritto la giornalista Anna Merlan su VICE, a prima vista si potrebbe derubricare il tutto a esagerazioni prive di fondamento, o comunque destinare a rimanere confinate in un certo ambiente. Ecco: non è proprio così.
Già l’anno scorso, un articolo pubblicato su Nature aveva rilevato come i gruppi antivaccinali su Facebook (e altri social network) avessero la capacità di penetrare in profondità in quelli degli indecisi. In altre parole, l’esposizione a certe tesi può avere l’effetto di portare al “punto di non ritorno” chi ha dubbi pregressi sui vaccini – o perplessità sull’efficacia delle mascherine, o ancora sul distanziamento fisico.
Quella sullo “spargimento virale” è decisamente più subdola rispetto ad altre, perché ha il potenziale di intaccare le relazioni personali e spingere un individuo verso l’isolamento sociale (in un periodo di per sé estremamente difficile).
E infatti, dice Remski, non si tratta più di una falsa scelta tra la “sovranità individuale” e i supposti “pericoli della vaccinazione”. È ancora peggio: la trincea si è infatti spostata nella camera da letto – e gli influencer antivaccinisti ora vogliono il potere di stabilire cosa succede, o non deve succedere, lì dentro.
Articoli e cose notevoli che ho visto questa settimana:
Le teorie del complotto stanno complicando non poco la campagna vaccinale contro il Covid in alcuni paesi dell’Oceania (Hugh McClure, Guardian)
Un’inchiesta ha rivelato che le proteste globali anti-restrizioni del 20 marzo del 2021 sono state organizzate e coordinate da un piccolo gruppo complottista di base a Kassel, in Germania (Joe Ondrak e Jordan Wildon, Logically)
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