La seconda guerra civile americana
Tra i film apocalittici, i proclami di estrema destra e le dichiarazioni incendiarie di Trump, la paura di un conflitto interno non è mai stata così alta come negli ultimi tempi.
Benvenute e benvenuti alla puntata #67 di COMPLOTTI!, la newsletter sulle teorie del complotto che ti porta dentro la tana del Bianconiglio.
Anzitutto buon Natale (in ritardo) e buon anno nuovo (in anticipo)!
Prima di affrontare il tema di oggi volevo dare qualche aggiornamento. Intanto, a dicembre la newsletter ha compiuto 3 (tre) anni - ed è un traguardo di tutto rispetto. In questi giorni sto pensando all’evoluzione che può avere questo spazio nel 2024; in particolare, mi piacerebbe sperimentare con il formato audio. Se avete consigli, suggerimenti, dubbi o perplessità, fatemeli sapere rispondendo a questa mail.
Poi: da novembre 2023 ho iniziato a far parte della redazione di Facta, dove mi occupo soprattutto di analizzare la disinformazione italiana e internazionale in tutte le sue sfaccettature.
Infine, il mio terzo libro (a cui avevo accennato tempo fa) è finalmente pronto. Si è trattato del testo più difficile e impegnativo a cui ho lavorato finora, ma sono veramente soddisfatto del risultato finale – e spero che lo sarà anche chi vorrà leggerlo. Nelle prossime settimane comunicherò la data di uscita e la copertina.
Come sempre, ricordo che nelle storie del mio profilo Instagram c’è la rassegna stampa aggiornata di Complotti!. Il libro si può acquistare dal sito di minimum fax, in libreria e negli store online.
Lasciarsi al mondo alle spalle
All’inizio di dicembre 2023 Leave the world behind è stato distribuito su Netflix, diventando subito il film più visto sulla piattaforma di streaming in diversi paesi.
Tratta dall’omonimo romanzo del 2020 di Rumaan Alam, la pellicola segue due famiglie – interpretate da un cast stellare, tra cui Julia Roberts, Ethan Hawke e Mahershala Ali – alle prese con le conseguenze di un massiccio cyberattacco che provoca il crollo generalizzato della società statunitense.
Personalmente non l’ho trovato un film indimenticabile, ma è interessante per almeno due motivi.
Il primo è che restituisce il clima di profonda inquietudine che serpeggia negli Stati Uniti. Leave the world behind, infatti, è una storia sulla polarizzazione politica; sull’estrema dipendenza da tecnologie che possono rivelarsi fragili o pericolose; e soprattutto, sulla paura di una nuova guerra civile americana – una paura fortemente influenzata dall’assedio al Congresso del 6 gennaio del 2021.
Non a caso l’anno prossimo uscirà Civil War di Alex Garland, cioè un altro film sulla guerra civile.

Il secondo motivo di interesse è che Leave the world behind è finito al centro di una specifica teoria del complotto dal sapore qanonista, legata al fatto che i produttori esecutivi del film sono Barack e Michelle Obama.
Qui occorre fare una piccola puntualizzazione. Come ha spiegato il regista Sam Esmail, il coinvolgimento dell’ex presidente a livello narrativo è stato minimo: “ovviamente ha dato qualche consiglio, ma quando la sceneggiatura era già bella che finita”.
Nonostante ciò – ha riassunto il giornalista Mike Rothschild in un thread su X – la teoria sostiene questo film serva a “preparare” la società americana ad un futuro collasso orchestrato da Barack Obama e dai suoi complici.
Nel gergo complottista, questa operazione si chiama “programmazione predittiva” (Predictive Programming). In sostanza, il governo – o i poteri forti, o chi per loro – userebbe film, libri e altri prodotti d’intrattenimento per indurre la popolazione ad accettare terribili sconvolgimenti sociali e politici.
Leave the world behind non sarebbe dunque un semplice film, ma una specie di anticipazione di quello che è destinato ad accadere.
Da un punto di vista logico, sottolinea Rothschild, questa teoria non ha alcun senso. Perché Obama dovrebbe spiattellare su Netflix i suoi diabolici piani? Non è che rischia di far saltare in aria tutto quanto, ancora prima d’iniziare?
Sono domande retoriche, ovviamente. E infatti, più che a una “programmazione predittiva” siamo di fronte a un classico caso di proiezione.
Nel senso che chi avanza questa teoria non teme affatto una guerra civile. Al contrario: la agogna.
Il mito della nuova guerra civile
Come avevo scritto in una delle prime puntate di questa newsletter, il concetto di guerra civile – o di una secessione violenta negli Stati Uniti – è in voga nell’estrema destra americana almeno dagli anni Settanta.
In quel periodo è stato pubblicato il romanzo razzista e distopico The Turner Diaries (tradotto in italiano con il titolo La seconda guerra civile americana), in cui l’autore – il neonazista William Luther Pierce – immagina l’esplosione di una “guerra razziale” e l’instaurazione di una dittatura fascista negli Stati Uniti.
Il testo di Pierce, che ancora oggi è considerata la “bibbia del suprematismo bianco”, ha ispirato gruppi paramilitari clandestini (come The Order), omicidi e attentati – su tutti quello di Oklahoma City del 1995, il più letale atto terroristico interno nella storia statunitense.
Con la presidenza Obama le fantasie sulla guerra civile sono esondate anche nel mainstream, specialmente su Fox News, e si sono fuse con svariate teorie del complotto. Oltre a quella sul certificato di nascita, sono girati falsi allarmi sull’abolizione del Secondo emendamento nonché bizzarre tesi pseudo-costituzionali che puntano a minare la legittimità del governo federale.
L’era Trump, lo sappiamo, ha fatto letteralmente esplodere il genere. E tra QAnon, l’Alt-Right e il movimento Boogaloo, la seconda guerra civile è diventata moneta corrente del dibattito pubblico – culminando infine con l’assedio al Congresso.
Dopo il 6 gennaio del 2021, e l’incredibile revisionismo che ha stravolto la memoria quella giornata, si può dire che il tema sia ormai completamente sdoganato.
Al punto che ormai le principali testate ne parlano apertamente, con titoli di questo genere: “Siamo alle soglie di una guerra civile?” (New Yorker); “Siamo davvero diretti verso una seconda guerra civile?” (New York Times); “L’esercito deve prepararsi a un’insurrezione nel 2024” (Washington Post); “Il rischio di un collasso civile è concreto” (Politico); e così via.
Dalla stampa statunitense traspare pertanto un grande turbamento. E sebbene la prospettiva di un conflitto civile rimanga remota, alcuni sondaggi registrano l’accresciuta propensione alla violenza politica.
Secondo una rilevazione del Public Religion Research Institute (PRRI) effettuata nell’ottobre del 2023, un americano su quattro è disposto a utilizzare la violenza “per salvare il paese”.
La percentuale è nettamente superiore – attestandosi tra il 46 e il 41 per cento – tra quelli che credono al mito delle elezioni rubate nel 2020, quelli che aderiscono alla teoria della “sostituzione etnica” e ovviamente quelli che sostengono Donald Trump.
Dopotutto, l’ex presidente promette da mesi una terribile “vendetta” nei confronti dei suoi nemici – veri o presunti tali – non appena sarà di nuovo nello Studio Ovale della Casa Bianca.
Non è una boutade o un modo dire: è terribilmente serio.
E all’interno del mondo conservatore più estremo c’è chi sta pianificando proprio quel momento.
Dittatore per un giorno
La grande differenza con il 2016, quando nemmeno Trump si aspettava di vincere le elezioni, sta proprio nella preparazione.
Intorno all’ex presidente si è coagulata una vasta rete di associazioni e gruppi capeggiata dalla Heritage Foundation (uno dei più importanti think tank della destra statunitense). Questa rete sta stendendo un piano chiamato Project 2025 (“Progetto 2025”), che include proposte politiche in tutti i campi – dall’economia alla politica estera – e addirittura la selezione del personale per la nuova amministrazione, che ovviamente dovrà essere totalmente sottomesso a Trump.
L’ambiente politico che gravita intorno all’ex presidente è inoltre influenzato da teorie del complotto apocalittiche. In particolare, c’è una radicata convinzione che “l’estrema sinistra” stia segretamente occupando tutti i gangli del potere per corrodere gli Stati Uniti dall’interno.
Di fronte a questa minaccia esistenziale servirebbe dunque un “Cesare rosso”, ossia una “forma di governo individuale” che si colloca a metà strada tra “la monarchia e la tirannia” – e non in senso negativo.
In pratica, e senza usare troppi giri di parole, un eventuale secondo mandato inizierebbe con una purga e si trasformerebbe all’istante in una dittatura.
Lo stesso Trump, del resto, sta usando già adesso toni dittatoriali.
Nel corso di un comizio in New Hampshire tenutosi l’11 novembre 2023, ad esempio, ha giurato di “estirpare i comunisti, i marxisti, i fascisti e gli estremisti di sinistra che si annidano come parassiti dentro i confini della nostra nazione, mentendo e truccando le elezioni”.
In un’intervista alla rete televisiva in lingua spagnola Univision ha fatto intendere che, in caso di vittoria, userebbe l’FBI e il Dipartimento di giustizia per arrestare gli oppositori politici – incluso il presidente Joe Biden – e gli ex alleati che non hanno condiviso le teorie sui brogli alle presidenziali del 2020.
In più di un’occasione ha poi associati i migranti all’abuso di alcool e sostanze stupefacenti, accusandoli di “avvelenare il sangue della nostra nazione”.
Per intenderci: l’ultimo leader politico che parlava di parassiti, sangue e veleno è stato un signore austriaco con dei baffetti e la passione per la pittura.
Non pago, Trump ha detto in un’intervista a Fox News che “da presidente non sarò un dittatore, tranne che il primo giorno: chiuderò le frontiere e poi trivellerò, trivellerò e trivellerò” (alla ricerca di altro petrolio e gas).
È una risposta ironica, ma al tempo stesso incredibilmente inquietante.
Perché “se Trump dice di fare il dittatore per un giorno solo”, ha scritto il giornalista David Neiwert nella sua nuova newsletter, “allora quel giorno durerà anni”.
Articoli e cose notevoli che ho visto in giro
Ad Atreju, la festa di Fratelli d’Italia, è stato proiettato il film preferito dai seguaci di QAnon (Jacopo Di Miceli, Facta)
È tornato in grande spolvero il famigerato sciamano di QAnon, che ora punta a candidarsi al Congresso (Rebecca Falconer, Axios)
Siccome siamo alla fine dell’anno, ecco una lista delle teorie del complotto più diffuse nel 2023 (Carmen Celestini e Amarnath Amarasingam, Religion Dispatches)
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Il film non è soltanto non memorabile, ma pieno a sua volta di miti ed approssimazioni di ogni tipo soprattutto in ambito tecnologico. Per chi ha un minimo di conoscenza tecnica tutto quello che viene descritto appare assurdo e di probabilità pari a zero. Do solo qualche accenno: il sistema Navstar (GPS) ha due canali uno militare ed uno civile. Quello civile era ovviamente con una minore precisione, ma che poi è stata volutamente alzata proprio perchè di importanza mondiale. Si veda a questo proposito l'ottimo documentario della fondazione Obama sul G World che parla proprio di questo meraviglioso sistema tecnologico. L'importanza strategico militare è risaputa tanto che altre reti si sono aggiunte come il Russo GLONASS e l'Europeo Galileo proprio perchè non accada che gli USA possano da un momento all'altro spegnere o degradare il segnale civile. Lo possono ancora fare creando problemi, ma nulla che le altre reti non possano mitigare. Certamente questo porterebbe delle conseguenze economiche, ma non tali da portare all'Apocalisse, il sistema mondiale reggerebbe. Stesso sulla dipendenza dalla tecnologie: non si capisce perchè le radio in HF non funzionerebbero quando ad esempio Radio Vaticana o la BBC si sentono in tutto il mondo (e sono mantenute anche per questo ovviamente...). Il film continua sull'idea tutta americana che senza di loro il mondo non può funzionare e che ovviamente sono solo loro a portersi fare del male con "inside job". Ovvero quello che i vari complotti dell'11 Settembre hanno riscritto invece di mostrare una nazione come le altre attaccata da atti terroristici che hanno fatto ahinoi la vera storia producendo morte e disperazione. La negazione non è mai una soluzione ;-)
Dimenticavo la "Sindrome dell'Havana" che è stata molto criticata: https://www.wired.it/article/sindrome-dell-avana-armi-microonde-stati-uniti/