Il giorno del cappio
La storia violenta dei “Diari di Turner”, la bibbia neonazista più pericolosa al mondo dopo il "Mein Kampf" di Hitler.
Benvenute e benvenuti alla puntata #8 di COMPLOTTI!, la newsletter sulle teorie delle complotto che ti porta dentro la tana del Bianconiglio.
Questa volta non mi occuperò di una teoria del complotto, ma di cospirazioni nel senso etimologico del termine: cioè una “unione segreta di più persone che s’accordano per conseguire uno scopo comune, per lo più di natura sovversiva, contro lo stato, le sue istituzioni, o in genere contro chi detiene il potere”.
La peculiarità delle cospirazioni in esame è che sono legate tra loro da un romanzo del 1978, tornato d’attualità dopo l’assalto al Congresso americano. Ecco dunque la storia dei Diari di Turner – una storia costellata di crimini, omicidi e massacri.
(La puntata di oggi è pubblicata anche sul blog collettivo Valigia Blu.)
La Fratellanza Silenziosa
Un plotone di agenti dell’FBI sta circondando una casa di legno sull’isola di Whidbey, circa cinquanta chilometri a nord di Seattle, il 7 dicembre del 1984. L’uomo all’interno non solo rifiuta di uscire – è pronto a dare battaglia.
Dentro l’edificio piovono granate stordenti e fumogeni, che però non sortiscono alcun effetto: l’assediato indossa una maschera antigas. Un paio di agenti provano a sfondare la porta, ma sono investiti da una sventagliata di piombo. Nella notte un elicottero si avvicina all’abitazione ma viene raggiunto dai colpi ed è costretto a battere in ritirata.
Nel frattempo, con una manovra a tenaglia, gli agenti a terra riescono a lanciare dei razzi di segnalazione che fanno detonare granate e munizioni all’interno dell’abitazione. Mentre scoppia un incendio, l’uomo continua a sparare con un mitragliatore. Smette solo quando le fiamme hanno completamente avvolto la struttura.
Diverse ore dopo, quando il fuoco si è placato, le forze dell’ordine trovano dei resti umani. Sono dell’uomo che, secondo i rapporti ufficiali, ha sparato più di mille colpi in qualche ora. Il suo nome è Robert Jay Mathews: aveva 31 anni, ed era il leader di una cellula terroristica neonazista.
Nato in Texas nel 1953 e cresciuto in Arizona, Mathews è stato un estremista di destra fin dall’adolescenza. Ad appena 11 anni si avvicina alla John Birch Society, un’associazione anticomunista e razzista fondata negli anni ’50 dal magnate Robert W. Welch. A 16 si converte al mormonismo e intorno ai 20 anni mette in piedi i Sons of Liberty (“I figli della libertà”), una milizia paramilitare che si scioglie nel 1974.
In seguito a quell’esperienza fallimentare si trasferisce nella campagne intorno a Metaline Falls, una piccolissima cittadina nello stato di Washington, unendosi a gruppi suprematisti che vogliono allestire un “etno-stato” solo per “ariani”.
All’inizio degli anni ’80, più precisamente nel 1983, Mathews decide che è arrivato il momento di passare all’azione. Chiama a raccolta una dozzina di camerati – appartenenti al Ku Klux Klan, alla Aryan Nations e al partito nazista National Alliance – con l’intenzione di scatenare una “guerra razziale” negli Stati Uniti.
L’organizzazione prende alternativamente il nome di The Order (“L’Ordine”) o Silent Brotherhood (“La fratellanza silenziosa”), e in poco più di un anno sparge il terrore in varie zone degli Usa. Per finanziarsi parte da piccole rapine, passa alla contraffazione di denaro e arriva agli assalti ai portavalori, che fruttano svariati milioni di dollari – almeno uno di questi non è mai stato recuperato, e si sospetta che sia finito nella casse di vari partiti e movimenti estremisti.
Il tiro viene ulteriormente alzato con azioni terroristiche in piena regola. I militanti guidati da Mathews piazzano bombe in sinagoghe e cinema, e nel giugno del 1984 uccidono il conduttore radiofonico ebreo Alan Berg, massacrandolo con un’arma da guerra di fronte al garage di casa sua a Denver (in Colorado).
Dopo l’omicidio, la pressione delle forze dell’ordine cresce a dismisura. L’FBI si infiltra nella cellula e convince un militante, Thomas Martinez, a diventare un informatore. Sarà lui a comunicare alle forze dell’ordine l’ubicazione del covo di Mathews, condannandolo di fatto alla morte.
Testimoniando al processo, Martinez ricorda il momento esatto in cui è stato reclutato. Mathews l’aveva portato in un ripostiglio, aveva estratto una copia da una pila di libri con la copertina rossa e gli aveva detto: “Tom, qui c’è scritto il futuro. Devi leggerlo. Devi farlo.”
Il titolo di quel romanzo è The Turner Diaries, “I diari di Turner” (tradotto in Italia come La seconda guerra civile americana). E il gruppo di Mathews, a partire dal nome, ha cercato di trasporlo nel mondo reale.
L’Ordine contro il Sistema
All’epoca, I diari di Turner erano conosciuti e apprezzati solo da una ristretta cerchia di militanti. La loro prima apparizione risale al 1975, quando la rivista del partito National Alliance – Attack! – pubblica la prima puntata di questo diario fittizio, che andrà avanti per tre anni e mezzo. I vari episodi vengono poi raccolti in un libro autopubblicato nel 1978.
La trama grossomodo è questa: negli anni ’90 del secolo scorso, il governo degli Stati Uniti (ribattezzato “Il Sistema”) è comandato da democratici, minoranze ed ebrei che – tra le varie nefandezze – vogliono confiscare tutte le armi ai “patrioti”. Il protagonista, Earl Turner, è disgustato da questa situazione (“la vita è sempre più brutta, ci sono sempre più ebrei”) e si unisce ad un’organizzazione terroristica di suprematisti bianchi chiamata genericamente “L’Organizzazione” o “L’Ordine”.
Le prime azioni però non colgono nel segno, nel senso che non innescano una rivolta generalizzata come auspicato. L’Organizzazione inizia così ad uccidere poliziotti e politici, mentre la cellula di Turner si finanzia – esattamente come farà Mathews – con assalti a portavalori ed emissione di banconote false.
Col passare del tempo, L’Ordine mette a segno attentati sempre più sanguinosi – tra cui la distruzione di un edificio federale dell’Fbi e l’assalto al Congresso americano a colpi di mortaio. L’ondata di violenza culmina nel cosiddetto “giorno del cappio”, una spaventosa purga in cui tutti i “traditori” (giornalisti, avvocati, insegnati, deputati, burocrati, predicatori e coppie “miste”) sono impiccati in piazza.
Nel finale, Turner si sacrifica per la causa in una missione suicida e si schianta con un aereo (caricato con un ordigno atomico) sul Pentagono, dando il via alla fase finale dell’offensiva: una guerra mondiale termonucleare, dalla quale la “razza bianca” emergerà vincitrice una volta per tutte.
L’autore del romanzo è Andrew Macdonald, pseudonimo di William Luther Pierce. Fisico di professione, si radicalizza durante l’era del movimento per i diritti civili entrando nell’American Nazi Party di George Lincoln Rockwell (soprannominato “il Führer americano”). Quando quest’ultimo è assassinato da un membro del partito, Pierce diventa uno dei leader dell’Anp – salvo poi fondare la National Alliance.
I diari di Turner nascono soprattutto per aumentare la circolazione di Attack!. Secondo il ricercatore J. M. Berger, autore di un dettagliato paper sul tema, il libro “è sicuramente l’opera più importante del suprematismo bianco”; eppure, non è del tutto originale.
Rientra infatti nel filone letterario sciovinista e antiabolizionista del periodo della guerra civile statunitense, e soprattutto nella letteratura distopica di estrema destra degli anni Cinquanta. Per ammissione dello stesso Pierce, la fonte principale è un romanzo anonimo distribuito nel 1959 dalla John Birch Society e intitolato The John Franklin Letters.
La differenza cruciale con i suoi predecessori non sta dunque nella struttura, ma nel messaggio e nell’obiettivo. Il libro è una specie di manuale per compiere atti di terrorismo, pieno com’è di suggerimenti pratici e psicologici rivolti agli aspiranti attentatori.
“I diari di Turner sarebbero rimasti una nota a piè di pagina nel genere della distopia razzista e politica”, scrive Berger, “se non fosse per tutta la violenza che hanno generato”.
Earl Turner al Congresso
La parabola di Robert Jay Mathews e del suo The Order, infatti, è stata solo l’inizio: dalla sua pubblicazione a oggi, sono oltre duecento gli omicidi attribuiti a persone che hanno letto il libro di Pierce.
Nel 1994 una banda di criminali neonazisti – che si autodefiniva Aryan Republican Army (Arn, “Esercito repubblicano ariano”) – riesce a mettere a segno ben 22 rapine in banca, rifacendosi esplicitamente al modello di Earl Turner e di The Order.
Una volta scontata la pena, alcuni ex membri dell’Arn vanno a vivere in una comunità di estrema destra nelle campagne dell’Oklahoma, conosciuta come Elohim City; lì influenzano Chevie Kehoe, un giovane suprematista che aveva fondato a sua volta un’altra cellula (la Aryan People’s Republic, “Repubblica popolare ariana”) dedita ad omicidi, attentati e rapine. Kehoe è arrestato nel 1997 dopo un confronto armato con la polizia, venendo in seguito condannato all’ergastolo.
L’anno dopo tre bianchi a Jasper (in Texas) legano un nero disabile al retro del loro pickup, trascinandolo per la strada e uccidendolo in maniera orribile. “Stiamo facendo partire I diari di Turner,” spiegano alle forze dell’ordine.
A cavallo del nuovo millennio, il libro raggiunge l’altra sponda dell’Atlantico. Nel 1999 l’estremista di destra David Copeland compie tre attentati dinamitardi contro la comunità asiatica, nera e LGBTQ+ di Londra, uccidendo tre persone e ferendone più di cento. Anche lui, come gli assassini di Jasper, dice agli inquirenti di essersi ispirato al testo e di aver agito perché “nel 2000 ci saranno rivolte razziali per strada”.
In Germania, i membri della rete terroristica Nationalsozialistischer Untergrund – responsabili di una scia di omicidi razzisti tra il 2000 e il 2007 – dovevano leggere I diari di Turner come parte della loro formazione. In Svezia, il serial killer nazista Peter Mangs ha detto di essere stato condizionato dall’opera di Pierce (e anche da quella successiva, Hunter)
Ma il più spaventoso attentato legato al libro è senz’ombra di dubbio quello contro l’edificio federale Alfred P. Murrah di Oklahoma City. Avvenuto il 19 aprile del 1995, ha causato 168 morti (tra cui 19 bambini) e oltre 600 feriti, e ancora adesso è il più grave episodio di terrorismo interno negli Stati Uniti.
L’attentatore Timothy McVeigh, un veterano che frequentava il cosiddetto “movimento dei Patrioti”, era letteralmente ossessionato da I diari di Turner – al punto da voler ricreare una delle scene più cruente del libro. A partire dal bersaglio, McVeigh e il complice Terry Nichols seguono passo per passo la preparazione dell’ordigno a base di nitrato di ammonio (descritta in dettaglio da Pierce) e persino le modalità dell’esplosione, ossia un’autobomba.
Qualche ora dopo l’arresto, le forze dell’ordine trovano nell’auto di McVeigh parecchio materiale propagandistico – tra cui le fotocopie di alcuni paragrafi de I diari di Turner. Uno in particolare, riferito all’attacco dell’Ordine al Congresso, desta l’attenzione degli inquirenti:
Il valore reale degli attacchi di oggi sta nell’impatto psicologico, non nelle vittime dirette. Ancora più importante è quel che abbiamo insegnato ai politici e ai burocrati. Hanno imparato che nessuno di loro è al di là della nostra portata. Possono nascondersi dietro al filo spinato e ai carri armati, oppure dietro i muri in cemento e i sistemi d’allarme delle loro tenute di campagna, ma riusciremo sempre a stanarli e ucciderli.
Se quel passaggio era inquietante nel 1995, nel 2021 è arrivato a un passo dall’essere realizzato.
Il libro più pericoloso del mondo
Lo spettro di Earl Turner si è materializzato più volte durante l’assedio al Congresso americano del 6 gennaio.
Fuori dal Campidoglio, ad esempio, era stata montata una forca; molti gridavano a più riprese di voler “impiccarli tutti”; e alcuni manifestanti, una volta penetrati dentro l’edificio, si erano messi a cercare il vicepresidente Mike Pence con l’intenzione di impiccarlo come punizione per il “tradimento” nei confronti di Donald Trump. Sull’ecosistema social di estrema destra, inoltre, diversi utenti hanno paragonato l’attacco al “giorno del cappio” o scritto cose come: “Era tutto scritto nei Diari di Turner. Leggeteli”.
Ma com’è possibile che, a oltre quarant’anni dalla sua pubblicazione, questa bibbia neonazista abbia ancora così tanta rilevanza? Secondo Berger, la risposta va cercata nel genere e nello stile dei Diari di Turner. Le distopie sono ambientate in un futuro non troppo distante dal presente, e spesso sono rese obsolete dall’incedere della storia – com’è successo ai predecessori scritti nell’epoca della guerra civile.
Il testo in questione però non romanza figure politiche reali, e l’assenza di un contesto politico specifico – dovuta alle scarse qualità letterarie di Pierce – è paradossalmente il suo punto di forza: la trama è la classica lotta tra il bene e il male, dove non c’è spazio per le sfumature.
Questo permette inoltre di massimizzare l’impatto presso il pubblico di riferimento – suprematisti, neonazisti e razzisti – che è costantemente invitato a mettere in pratica le proprie convinzioni, perché il momento di agire è ora; poi non ci sarà più tempo. Non a caso i personaggi più negativi del libro sono i conservatori e gli estremisti che non hanno il coraggio di andare fino in fondo.
Queste caratteristiche hanno permesso al libro di attraversare epoche molto diverse tra loro, accompagnando l’evoluzione dell’estrema destra americana e – grazie alla sua crescente diffusione su Internet – anche di quella globale. Il 22enne neonazista di Savona arrestato qualche settimana fa, ad esempio, nelle intercettazioni invocava la “guerra razziale” e il “giorno del cappio”.
I diari di Turner, insomma, rimangono il libro più pericoloso dell’epoca contemporanea; in fondo, è stato pensato esattamente per diventare tale. In un’intervista rilasciata qualche anno prima della sua morte, verificatasi nel 2002, Pierce disse che
Quando ho iniziato a scriverlo volevo prendere tutte le femministe, tutti i fanatici del mescolamento della razza, tutti i giornalisti, tutti i burocrati e tutti i politici collaborazionisti e metterli al muro, migliaia di loro alla volta, e abbatterli a colpi di mitra. Voglio farlo ancora adesso.
E come hanno tragicamente dimostrato gli ultimi decenni, non è l’unico a volerlo.
Articoli e cose notevoli che ho visto questa settimana:
L’infermiere del Wisconsin che ha distrutto centinaia di dosi del vaccino Moderna credeva che la terra fosse piatta e il cielo “uno scudo per impedire alle persone di vedere Dio” (Justin Rohrlich, The Daily Beast)
Come dagli otaku giapponesi degli anni ’80 si è arrivati alle imageboard nei Duemila, e infine a QAnon (puntata n. 128 del podcast QAnon Anonymous)
La ricostruzione definitiva del percorso della folla che ha attaccato il Congresso, ricavato dai metadati delle app degli assalitori (Charlie Warzel e Stuart A. Thompson, New York Times)
Un cittadino britannico su sette è convinto che esiste un complotto per insabbiare la “verità” sul coronavirus (Osservatorio sul complottismo)
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La prossima settimana parlerò di come i seguaci di QAnon hanno preso la fine della presidenza Trump, e di cosa succede dentro un culto quando la sua profezia principale fallisce.