Il ritorno dello Sciamano
Sono passati tre anni dall’assedio del Congresso, e una delle figure più simboliche di quella giornata è tornata alla grande sulla scena pubblica.
Benvenute e benvenuti alla puntata #68 di COMPLOTTI!, la newsletter sulle teorie del complotto che ti porta dentro la tana del Bianconiglio.
Sono passati esattamente tre anni (già tre anni, sì) dall’assedio al Congresso statunitense – uno degli eventi politici più sconvolgenti di quest’ultimo decennio. Da allora la giustizia sta facendo il suo corso, mentre Trump e i repubblicani stanno cercando di riscrivere la storia.
Nel frattempo il cosiddetto “Sciamano di QAnon”, ossia il simbolo dell’attacco, è tornato sulle scene pubbliche. E nel giorno dell’anniversario, non potevo che parlare di lui.
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La faccia dell’insurrezione
Se l’assedio al Congresso del 6 gennaio 2021 avesse un volto, sarebbe senza alcun dubbio quello di Jacob Chansley – meglio conosciuto Jake Angeli, o “Sciamano di QAnon”.
L’uomo, lo ricorderete, è stato immortalato in tutte le salse: fuori dal Campidoglio arrampicato su di una impalcatura; nei corridoi dell’edificio insieme ad altri assalitori; sulla balaustra del Senato intento a gridare “FREEDOM!”; e sullo scranno della presidenza della Camera alta, mentre si rivolge a Dio e invoca la vendetta contro i “comunisti” e altri nemici degli Stati Uniti.
In un’intervista rilasciata a NBC News due giorni dopo l’attacco, Chansley aveva parlato di “vittoria” perché “abbiamo fatto rintanare nei loro uffici un mucchio di traditori, li abbiamo costretti a mettersi una maschera antigas e li abbiamo fatti fuggire nei loro bunker sotterranei”.
Nel gergo dello sciamano, i “traditori” erano i parlamentari che stavano certificando il voto delle elezioni presidenziali del 2020.
Ovviamente, per la giustizia penale lo Sciamano non ha affatto “vinto”; ha invece commesso un reato che nel novembre del 2021 gli è costato una condanna a 41 mesi di carcere.
Dopo quella sentenza, per un po’ di lui non se n’è sentito parlare.
Stando alle informazioni riportate dalla stampa statunitense, durante la carcerazione Chansley si sarebbe profondamente pentito delle sue azioni durante l’assedio al Congresso, al punto da aver disconosciuto Trump ed essersi allontanato da QAnon.
In altre parole, avrebbe cambiato vita.
Al momento del rilascio anticipato dal carcere, avvenuto nel maggio del 2023 per buona condotta, quell’impressione è stata clamorosamente smentita: l’uomo non ha affatto rinunciato alle sue idee – anzi.
In un video pubblicato su Twitter, ad esempio, Chansley ha promesso che sarà in prima linea nella lotta alla “corruzione globale” e nella ricerca della “verità” – espressioni apparentemente neutre, ma che in realtà fanno parte del vocabolario del movimento complottista di QAnon e hanno ben altri significati.
I riferimenti alla teoria abbondano anche nel suo negozio online, dove sono in vendita tazze e magliette in cui campeggia la lettera Q. Sempre nel sito, Chansley offre corsi a pagamento sugli “Avvistamenti interdimensionali” (ossia gli Ufo) e sulla “Verità sul Cambiamento Climatico” (cioè per negarne l’esistenza).
Più recentemente il cerchio si è chiuso di nuovo, e Chansley è riapparso in pubblico a Phoenix (la sua città natale) nella veste che tutti conosciamo: quella da Sciamano.
Il 6 gennaio alternativo della destra trumpiana
Tra il 16 e il 19 dicembre ha infatti partecipato all’AmericaFest2023 – una conferenza ultraconservatrice organizzata dal think tank di destra Turning Point USA – e non è passato inosservato.
Tanto per cominciare, Chansley ha urlato contro il deputato trumpiano Matt Gaetz, accusandolo di averlo volutamente ignorato. Poi è stato ospite di vari podcast e trasmissioni presenti alla conferenza. E infine, si è fatto fotografare con alcuni vip del trumpismo – tra cui l’ex consigliere strategico Steve Bannon, l’attrice Roseanne Barr e la deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene.
Quest’ultima ha pubblicato un lungo post su X in cui si è detta “onorata” di averlo conosciuto, per poi prendersela con i suoi colleghi di partito che – a suo dire – non starebbero facendo abbastanza per i J6’ers, cioè gli assalitori incarcerati e condannati per il 6 gennaio.
Stando agli ultimi dati comunicati nel dicembre del 2023 dal Dipartimento della giustizia, sono più di 1200 le persone incriminate l’assedio al Campidoglio; di queste, 714 hanno patteggiato una pena, mentre 138 sono state condannate da un tribunale.
I reati contestati sono davvero tanti. Tra i più diffusi spiccano resistenza a pubblico ufficiale, ostruzione di una procedura ufficiale, danneggiamento, detenzione di armi pericolose, furto di oggetti di proprietà governativa, invasione di edifici federali e sedizione (per quest’ultimo sono stati condannati quattro esponenti di punta dei Proud Boys).
Ecco: per Greene, nessuna di queste condotte è configurabile come un reato. Molti dei J6’ers, ha scritto nel post, “sono entrati e usciti pacificamente dal Campidoglio e si sono beccati anni di carcere”.
Con questi procedimenti penali, ha proseguito, il Dipartimento della giustizia “vuole punire gli americani che hanno osato esercitare il loro diritto di protestare contro il governo […] in modo da dare loro una bella lezione e far passare la voglia di farlo al resto della popolazione”.
Secondo Greene, insomma, Chansley è il simbolo di un’ingiusta persecuzione giudiziaria. E per quanto possa sembrare assurdo, non è nemmeno l’unica a pensarla così.
Come avevo già scritto in questa puntata, nella destra statunitense si è ormai imposta una realtà completamente alternativa del 6 gennaio 2021.
Una realtà in cui – tra le varie cose – un’insurrezione violenta diventa una pacifica sfilata o addirittura una “normale gita turistica”, come l’ha definita il deputato repubblicano Andrew Clyde. In cui i manifestanti sono alternativamente degli agenti dell’FBI sotto copertura, oppure attivisti antifascisti travestiti da trumpiani. E in cui Ashli Babbitt, l’estremista 35enne uccisa da un agente mentre stava per avventarsi su un gruppo di parlamentari, è una “martire” assassinata per motivi politici dai democratici.
Soprattutto, è una realtà parallela in cui Donald Trump non ha la minima responsabilità per quanto accaduto.
Ritorno a Capitol Hill
Ovviamente – lo sappiamo – non è affatto così.
Il rapporto finale della commissione parlamentare d’inchiesta, pubblicato nel dicembre del 2022, ha stabilito che l’attacco al Congresso è stato il punto culminante di un “piano per rovesciare il risultato delle elezioni presidenziali del 2020” ordito da Trump e dai suoi seguaci.
Senza di lui, hanno chiosato i parlamentari, “nessuno degli eventi del 6 gennaio sarebbe avvenuto”.
Nell’agosto del 2023, l’ex presidente è stato incriminato dalla procura di Washington D. C. con quattro capi d’accusa: cospirazione per commettere frode contro gli Stati Uniti, cospirazione per intralciare un procedimento ufficiale, tentativo di influenzare i testimoni e cospirazione contro i diritti dei cittadini. Il processo dovrebbe iniziare il prossimo marzo.
Il suo coinvolgimento dell’assedio, inoltre, è il motivo per cui due stati – il Maine e il Colorado – hanno deciso di escluderlo dalle primarie repubblicane.
La Corte Suprema del Colorado e la Segretaria di Stato del Maine Shenna Bellows ritengono che l’ex presidente abbia violato la sezione 3 del 14esimo emendamento, una norma risalente alla guerra civile americana che impedisce di ricoprire incarichi ai funzionari pubblici che abbiano partecipato a un’“insurrezione” o una “ribellione” contro lo stato.
La difesa ha fatto ricorso alla Corte Suprema degli Stati Uniti (ad ampia maggioranza conservatrice) contro le decisioni dei due stati.
Di fronte a questo complesso (e inaudito) quadro giudiziario, non sorprende che Trump sia il principale amplificatore di teorie revisioniste sull’assedio al Congresso.
In più di un’occasione l’ex presidente ha lasciato intendere che gli assalitori fossero degli infiltrati, salvo poi sostenere a spada tratta gli imputati descrivendoli come degli “ostaggi” e promettendo loro la grazia in caso di rielezione.
A tal proposito, diversi esperti temono che Trump possa auto-concedersi la grazia e farla franca, anche negli altri tre procedimenti penali in cui è coinvolto. È un’ipotesi al momento remota, ma che comunque esiste; e il solo fatto di doverci pensare evidenzia l’immensa posta in gioco alle elezioni presidenziali del 2024.
C’è infine un’altra ipotesi che aleggia sulle elezioni, a suo modo altrettanto clamorosa: quella di un nuovo ingresso dello Sciamano al Congresso – da deputato, questa volta.
Ebbene sì: Chansley si è candidato con il Partito Libertario per un seggio congressuale in Arizona. E nonostante non abbia soldi, esperienza o sostegni di alcun tipo, in un’intervista a Wired si è mostrato decisamente ottimista.
“Penso di avere ottime opportunità di vincere”, ha detto, “altrimenti Dio non avrebbe chiesto di candidarmi”.
In soli tre anni lo Sciamano non solo è stato completamente riabilitato, ma potrebbe addirittura tornare sulla scena del crimine.
Articoli e cose notevoli che ho visto in giro
Su Tempolinea, la newsletter di Iconografie del XXI Secolo, c’è la prima intervista italiano a Jacob Chansley (Iconografie del XXI Secolo)
Sull’assedio al Congresso sappiamo praticamente tutto, tranne l’identità dell’attentatore che ha piazzato due bombe fuori dalle sedi del Partito Democratico e del Partito Repubblicano (Alanna Durkin Richer e Michael Kunzelman, Associated Press)
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