La bizzarra storia di QAnon in Giappone
Tra gruppuscoli e culti, la teoria del complotto americana ha attecchito in Giappone in un modo decisamente particolare.
Benvenute e benvenuti alla puntata #57 di COMPLOTTI!, la newsletter sulle teorie del complotto che ti porta dentro la tana del Bianconiglio.
Come ho scritto più volte, QAnon è riuscito a propagarsi ovunque. Ma alcune declinazioni locali sono più particolari delle altre: in Giappone, ad esempio, la teoria si è staccata dal materiale originale al punto tale da diventare qualcosa di completamente unico e diverso al tempo stesso. Vediamo come.
Prima di partire, però, qualche comunicazione di servizio. Nell’Espresso di questa settimana trovate alcuni miei virgolettati nell’articolo di Simone Alliva dedicato al complottismo; nella quarta puntata del podcast Guerra Ibrida di IDMO (Italian Digital Media Observatory) c’è una mia intervista sulla globalizzazione del complottismo; il 15 aprile, invece, sarò a Bologna al Festival dell’Antropologia a parlare di complotti, insieme a Paolo Mossetti e Lorenzo Urbano.
Ricordo sempre che nelle storie del mio profilo Instagram c’è la rassegna stampa aggiornata di Complotti!. Il libro si può acquistare dal sito di minimum fax, in libreria e negli store online.
Donald & Michael & Diana & JFK & Vladimir
Nell’illustrazione con sfondo vaporwave ci sono proprio tutti: Donald Trump al centro che stringe il pugno in posa combattiva, con un cappellino bianco dove compare la lettera Q; la Principessa Diana e Michael Jackson alla sua sinistra; Vladimir Putin e John Fitzgerald Kennedy Jr. alla sua destra.
Sotto a questo pantheon campeggia l’invocazione “Salvate i bambini del mondo!”, mentre altre scritte recitano “Proteggiamo i bambini!”, “basta all’obbligo di mascherine!” e “non vaccinate i nostri bambini!”.
C’è anche una data – il 12 febbraio del 2023 – e un’ora: le 14:30. Il volantino in questione, infatti, convoca una manifestazione di stampo qanonista.
Contrariamente a quanto si può pensare, il luogo di svolgimento non è negli Stati Uniti ma in Giappone, e più precisamente nel quartiere Shinjuku di Tokyo.
Come si vede nei video girati da Gakushi Fujiwara, giornalista dell’Asahi Shimbun, le persone scese in piazza non sono molte – una quarantina circa.
Nello striscione d’apertura è stampata una grossa Q, ma ci sono anche bandiere con la scritta Trump 2020. Un manifestante indossa un cappellino rosso con la bandiera americana accompagnata Q e dalla Z putiniana, a riprova della perfetta sovrapposizione tra QAnon e l’autoritarismo del presidente russo.
Poco più di un mese più tardi le stesse persone tornano in piazza – con il solito corredo di bandiere di Trump e l’iconografia qanonista – per protestare contro gli insetti commestibili, ormai diventati la nuova ossessione di complottisti ed estremisti di destra del globo terracqueo.
Secondo Fujiwara questi seguaci giapponesi di Q fanno parte di “Q Association to Protect Children”, un piccolo gruppo che fa parte dei tanti spin-off del movimento complottista.
Anche se non è così noto, il network giapponese di QAnon “è uno dei più sofisticati e attivi al di fuori degli Stati, con le sue ideologie e i suoi influencer”. Ad avviso di diversi esperti, inoltre, questa variante locale è quella che più si discosta dal canone originario statunitense; è come se ormai vivesse di vita propria.
In Giappone, insomma, la famigerata teoria ha seguito un percorso decisamente contorto. Ma proviamo a ricostruirlo insieme.
QArmyFlynn e JAnon
Anzitutto, va fatta una premessa importante: QAnon ha sempre avuto un legame indiretto piuttosto forte con il Giappone.
L’intera teoria è il prodotto della cultura politica della sezione /pol/ di 4chan. E non è un caso: la stessa imageboard è nata nel 2003 come clone di 2chan (che ora si chiama 5chan), un forum giapponese fondato nel 1999 che in breve si è trasformato nel covo dei netto-uyoku – espressione che sta per “estremisti di destra online”, di fatto i precursori dell’alt-right.
Detto ciò, le prime occorrenze di QAnon in Giappone si sono registrate tra il 2018 e il 2019 sia su 5chan che sulla rete di blog complottisti. In questa prima fase embrionale, un ruolo di primo piano lo ricopre l’influencer complottista Eri Okabayashi – arrivata a raggiungere oltre 80mila follower su Twitter (il suo account è stato poi sospeso nel gennaio del 2021 dopo l’assedio al Campidoglio).
È lei a diffondere il verbo di Q traducendo i materiali dall’inglese; ed è sempre lei a creare il gruppuscolo QArmyFlynn, che prende il nome da Michael Flynn - l’ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, da sempre una figura centrale nella mitologia qanonista.
Oltre a idolatrare l’ex generale americano, QArmyFlynn è una specie di miscelatore di teorie del complotto xenofobe, antimonarchiche e anti-governative. Tra le varie cose, i suoi seguaci sono convinti che l’esecutivo giapponese è segretamente controllato dai coreani del sud; che la famiglia imperiale è stata rimpiazzata da sosia; e che il disastro nucleare di Fukushima non è mai avvenuto.
Tuttavia, QAnon in Giappone diventa davvero noto solo con l’avvento della pandemia. Il picco di popolarità lo raggiunge nell’aprile del 2020, il mese in cui si forma J-Anon – il nome informale di un altro gruppo che riunisce adepti di Q, complottisti sciolti, ultranazionalisti, seguaci di vari culti religiosi (tra cui Happy Science) e sostenitori di Donald Trump.
Nonostante condivida l’ideologia di fondo con QArmyFlynn, J-Anon differisce nei metodi. I suoi membri partecipano infatti a diverse manifestazioni pro-Trump, specialmente dopo le elezioni presidenziali del novembre 2020, in cui ripetono lo slogan trumpiano “Stop the steal” e chiedono il riconteggio dei voti.
La convergenza di varie anime politiche e comunità religiose-complottiste è la caratteristica più importante di QAnon in Giappone.
Come ha spiegato alla CNN il giornalista Matt Alt, la teoria “si è adattata a movimenti di estrema destra che esistevano già prima”; e tra il 2021 e il 2022 compie un ulteriore salto evolutivo, legandosi alla retorica antivaccinista e al negazionismo del Covid-19.
Il culto di YamatoQ
È la mattina del 7 aprile del 2022 quando quattro persone entrano in un centro vaccinale nel quartiere di Shibuya a Tokyo, urlando che “i vaccini sono un crimine” e chiedendo di parlare con il responsabile della struttura.
Di tutta risposta un infermiere chiama la polizia: gli agenti arrivano subito sul posto e arrestano i manifestanti, che in seguito saranno condannati a pene fino a un anno e mezzo di reclusione).
Il gruppetto in questione è guidato dall’ex attore 43enne Hiroyuki Kuraoka e fa parte di YamatoQ – l’ennesima derivazione del QAnon giapponese, nonché una delle più articolate.
La fondazione, secondo il quotidiano Yomiuri Shimbun, risale al dicembre del 2021. Il numero effettivo di seguaci non si conosce con precisione, ma nel gennaio del 2021 più di seimila persone hanno preso parte a manifestazioni antivaccinali organizzate da YamatoQ in varie città giapponesi.
Oltre a QAnon, ovviamente, l’antivaccinismo è il principale motore ideologico del gruppo. Non mancano poi riferimenti a Donald Trump e Vladimir Putin, considerati entrambi dei “salvatori”; a supercomplotti antisemiti come quello dei rettiliani; e a suggestioni esoteriche legate alla numerologia.
Dopo l’irruzione nel centro vaccinale, la polizia ha ricostruito la composizione interna del gruppo qanonista, che ha la propria sede fisica in un condominio nel distretto di Shirokane a Tokyo, e nel marzo del 2022 si è registrata come associazione.
Le decisioni più importanti sono prese da un comitato esecutivo formato da cinque membri, incluso il leader Kuraoka; esistono poi dipartimenti specializzati che si occupano della logistica delle manifestazioni, della grafica dei cartelloni, della distribuzione dei volantini di progaganda, e così via. Ogni membro è tenuto a pagare una quota annuale di 4.500 yen (poco più di 30 euro).
Il livello di organizzazione, unita all’intensità della fede degli adepti, rende YamatoQ sinistramente simile a Aum Shinrikyo – il culto apocalittico che nel 1995 ha commesso l’attentato con il sarin nella metropolitana di Tokyo.
Sebbene i numeri possano sembrare piccoli – e la presa sulla società giapponese irrilevante, come ha argomentato Matt Alt – i gruppi giapponesi qanonisti non vanno assolutamente sottovalutati.
Intervenendo nel podcast Q Clearance, la ricercatrice Sarah Hightower ha sottolineato che non serve “che ci siano omicidi o attacchi terroristi per prenderli sul serio”. Dopotutto, QAnon è un “culto distruttivo che lascia cicatrici psicologiche, fa a pezzi le famiglie e spinge verso la radicalizzazione violenta”.
E com’è successo in ogni paese in cui la teoria si è adattata a un contesto locale, “non è una cosa che andrà via così facilmente”.
Articoli e cose notevoli che ho visto questa settimana:
Il concetto della “città a 15 minuti” ha scatenato teorie di ogni tipo, dalla distopia urbana al lavaggio del cervello delle persone (Chris Stanford, New York Times)
L’attentatore neonazista di Bratislava, di cui avevo parlato nella puntata #52, è stato aiutato dai gruppi del “Terrorgram” nel compiere la strage (Mack Lamoureux, VICE)
Da quando Elon Musk ha comprato Twitter, i contenuti antisemiti sulla piattaforma sono più che raddoppiati (Carl Miller, The Conversation)