Turetta non esiste
Da mesi continuano a circolare teorie che negano l’esistenza di Filippo Turetta, e più in generale del femminicidio di Giulia Cecchettin.
Benvenute e benvenuti alla puntata #76 di COMPLOTTI!, la newsletter sulle teorie del complotto che ti porta dentro la tana del Bianconiglio.
Negli ultimi giorni il nome di Filippo Turetta, l’assassino di Giulia Cecchettin, è tornato a fare capolino nelle cronache grazie all’avviso della chiusura delle indagini. Insieme a lui sono rispuntate fuori diverse teorie negazioniste sul femmicidio, che continuano a circolare nonostante siano passati diversi mesi. Oggi ne analizzerò un paio.
Prima di partire, segnalo che ho parlato di Trump, QAnon e prossime elezioni statunitensi nel podcast The Factanza Show, prodotto da Factanza. Si può ascoltare qui.
Ricordo inoltre che è uscito il mio ultimo saggio Le prime gocce della tempesta. Si può acquistare nelle librerie (quelle indipendenti sono sempre da preferire) e nei negozi online. Sul mio profilo Instagram trovate una rassegna stampa aggiornata e le date delle presentazioni, che aggiorno man mano.
#TurettaNonEsiste
In meno di due anni, dal gennaio del 2022 fino all’11 novembre del 2023, Filippo Turetta ha inviato oltre 225mila messaggi a Giulia Cecchettin – una media di trecento al giorno.
Questo torrente di messaggi serviva a controllare, tormentare, ricattare emotivamente e mettere sotto pressione psicologica Cecchettin, che infatti a un certo punto aveva risposto così: “Ti comporti come uno psicopatico. Ogni tanto mi fai paura. Può essere che anche dopo mi vieni a cercare. Ma io voglio poter stare serena”.
La smania di controllo era tale per cui Turetta era arrivato a installare una app-spia sul telefono di Cecchettin. Una cosa di cui lei stessa si era accorta, e di cui si era lamentata con una certa esasperazione: “Tutti questi meccanismi di controllo su di me, che guardi quando vado a dormire, quanto tempo sto online e mi chiedi se sto scrivendo a qualcuno. Sono tutti metodi ossessivi che tu metti in pratica per controllarmi e mi fanno paura”.
Come sappiamo, il tentativo di spezzare i legami con l’abusante è finito in un brutale femminicidio. Un delitto che Turetta, come si evince dall’avviso di conclusione delle indagini diffuso dalla stampa alla fine di giugno 2024, aveva pianificato meticolosamente.
Il 7 novembre del 2023, quattro giorni prima dell’omicidio, Turetta aveva creato una nota sul telefono in cui elencava oggetti e azioni da compiere per sequestrare Giulia: “Cartina geografica, zaino grande, coltelli, pieno benzina, buste soldi, sacchi immondizia, legare caviglie sotto e sopra le ginocchia, bloccare portiere auto, nastro adesivo”.
È un livello di progettazione agghiacciante, che rende ancora più scioccanti i primi racconti mediatici sull’episodio che parlavano di “fuga d’amore” o altre amenità del genere – compresa l’impossibilità di contemplare la premeditazione perché Turetta “faceva i biscotti” a Cecchettin.
E una persona che fa i biscotti, si sa, non è in grado di uccidere.
Nell’avviso di conclusione, sempre a riprova del livello di ossessione sviluppato da Turetta nei confronti della 22enne, ci sono anche le 52 foto (cinquantadue) scattate a Giulia in un centro commerciale di Marghera lo stesso giorno dell’omicidio.
Ma è proprio da quelle foto che, su alcuni social, si è diffusa una peculiare teoria del complotto: quella secondo cui Turetta non esisterebbe davvero.
La bassa qualità delle immagini – dovuta semplicemente al fatto che si trovavano in documenti stampati in bianco e nero e successivamente ridigitalizzati – è stata infatti interpretata come una prova dell’impostura.
Su X, alcuni account che fanno parte della cerchia dei “mattonisti” (ossia shitposter misogini e di estrema destra) hanno ricondiviso ironicamente le foto pubblicate dalla trasmissione Pomeriggio Cinque News con l’hashtag #TurettaNonEsiste, sottintendendo che fossero falsificate. Rimanendo sulla falsariga satirica, altri profili hanno postato sprite di videogiochi, immagini del Bigfoot e illustrazioni di pixel art o di volti spixellati.
Su Telegram, il canale “In Telegram Veritas” ha scritto che
Il Main Stream [sic] ci mostra ancora foto di qualità imbarazzante dell'ultimo giorno di Giulia con l'immaginario Turetta. Ci dicono che le immagini provengono dal cellulare di Turetta. Sempre foto in bianco e nero, in bassissima risoluzione e pieni di artefatti. Non riescono ad uscire dal guado e cercano di convincere l'opinione pubblica, senza però avere carte da giocare in mano.
Il “guado”, giusto per la cronaca, sarebbero i tentativi di dimostrare che Turetta è una persona in carne e ossa – quando in realtà non lo è mai stata, e non ci sono “carte da giocare” per dimostrarlo.
Un piano di “demascolinizzazione” di massa
Per quanto possa sembrare assurda – e be’, lo è – questa teoria non è nuova: è comparsa per la prima volta dopo l’arresto dell’assassino in Germania il 19 novembre del 2023.
Basandosi su alcune circostanze reali e altre totalmente inventate, nonché su fantomatiche incongruenze nella ricostruzione del delitto, su X e altri siti noti per diffondere disinformazione si era fatta strada l’ipotesi che non ce la stessero raccontando giusta.
In particolare, le speculazioni vertevano sull’apparente assenza di vistose tracce di sangue nell’auto di Turetta (poi trovate in abbondanza dai Ris); sulla presunta irrazionalità della fuga dopo il delitto (in realtà, anch’essa pianificata in dettaglio); sul “misterioso” ritardo nell’autopsia di Cecchettin (che non era tale, visto che si è svolta nei tempi tecnici previsti); sulla mancanza di foto pubbliche di Turetta dopo l’arrivo in Italia (che invece esistono); e per finire, sulla circostanza che il lago di Barcis – dov’è stato ritrovato il corpo delle 22enne – sarebbe un “luogo di culto per riti esoterici” (cose che non è affatto).
Quest’ultima suggestione si collegava alla “pista satanica” del delitto: secondo quest’ultima, Turetta sarebbe stato “posseduto” dalla sorella di Giulia Cecchettin, Elena, in quanto devota al satanismo e alla magia nera. Una narrazione del tutto falsa, ovviamente, come avevo ricostruito in questa puntata della newsletter.
A ogni modo, uno dei primi e più accaniti proponenti della teoria “Turetta non esiste” è stato l’influencer complottista Cesare Sacchetti.
In un lungo articolo sul suo sito ha scritto che l’obiettivo finale della montatura sarebbe la creazione di una falsa “emergenza femminicidi” volta a “instillare il germe della demascolinizzazione sin dalla prima adolescenza” nelle “future generazioni”, le quali “saranno un domani esattamente il popolo castrato e inerme che il liberal-progressismo desidera”.
Questo popolo, continua Sacchetti allargando a dismisura lo scenario, sarà pertanto “informe e preda delle mescolanze etniche esattamente come lo voleva il famigerato conte Kalergi che aveva fatto del meticciato l’elemento essenziale per giungere agli Stati Uniti d’Europa, che nulla hanno in comune in realtà con le autentiche radici greco-romane e cristiane dell’Europa continentale”.
Insomma: per lui, persino Turetta fa parte del piano di “sostituzione etnica” elaborato più di cento anni fa dal conte Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi.
Negare il femminicidio
A questa prima ondata complottista ne è seguita un’altra – ben più corposa – verso la fine di gennaio 2024, quando i “mattonisti” hanno fatto entrare nei trending topic di X l’hashtag #TurettaNonEsiste.
In diversi post si sosteneva che la foto di Turetta in tenuta da pallavolista fossero generate da software di intelligenza artificiale, allegando screenshot in cui ChatGPT riscontrava “alcune irregolarità nell’immagine che potrebbero suggerire una generazione tramite intelligenza artificiale” come “asimmetrie nel viso e nella forma degli occhi che sono comuni nelle immagini create da AI”.
In altri post – più palesemente orientati al trolling – il volto di Turetta veniva sostituito con quello di Serj Tankian, il cantante della band statunitense System of a Down. Oppure, si leggeva che il nome “Filippo Turetta” sarebbe “una crasi tra Filippo Turati e Sindrome di Tourette”, visto che l’omicida reo confesso aveva trascorso “la prima notte in carcere il giorno della nascita” dello storico leader del socialismo italiano.
Secondo “mattonisti” e complottisti, inoltre, Turetta non esisterebbe perché non avrebbe un codice fiscale valido sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Questa presunta pistola fumante – tra gli altri – è stata citata in un video su YouTube e TikTok (entrambi rimossi) da Gian Luca Gregis, un altro influencer attivo nella sfera cospirazionista italiana.
Tuttavia, il codice risultava errato perché era stato indicato un luogo di nascita sbagliato: Turetta è nato a Padova e non a Torreglia, il comune in provincia di Padova in cui risiedeva con la famiglia.
Sebbene abbia diversi aspetti risibili, il nucleo di questa teoria è tutt’altro che ironico, leggero o divertente.
Al contrario: l’obiettivo principale è quello di inquinare il dibattito pubblico, infangare la memoria della vittima, arrecare ulteriore dolore alla famiglia e portare avanti in modo nemmeno troppo subdolo retoriche misogine – se non ancora più violente ed estreme, tipiche del mondo incel.
Come ha scritto Simone Fontana su Facta, “la posta in gioco” della campagna #TurettaNonEsiste “non è mai stata la ricerca della verità, ma il tentativo di negare l’esistenza di una questione di genere che in Italia è invece dolorosamente più viva che mai”.
La scomparsa di Turetta, infatti, implica anche la scomparsa della vittima. E la scomparsa della vittima, a sua volta, comporta la scomparsa del femminicidio come problema strutturale e sistemico della società italiana.
Articoli e cose notevoli che ho visto in giro
Come le reti di QAnon in Europa hanno sdoganato il negazionismo climatico in tutto il continente (EuObserver)
Tra foto di cani arrostiti e accuse di violenza sessuale, la campagna presidenziale di Robert F. Kennedy Jr. si sta complicando non poco (Joe Hagan, Vanity Fair)
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