Simpatia per il Diavolo
La felpa di Elena Cecchettin ha innescato un vero e proprio panico satanico, scatenando pure una piccola caccia alle streghe.
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Il femminicidio di Giulia Cecchettin, e non poteva essere altrimenti, ha scosso in profondità l’Italia. Al tempo stesso – e pure questo era uno sviluppo drammaticamente prevedibile – ha generato teorie di ogni tipo. Quella più velenosa ha colpito la sorella Elena, descritta senza mezzi termini come una strega.
Prima di analizzarla, ricordo sempre che nelle storie del mio profilo Instagram c’è la rassegna stampa aggiornata di Complotti!. Il libro si può acquistare dal sito di minimum fax, in libreria e negli store online.
La felpa di Satana
Per spostare l’attenzione sul femminicidio di Giulia Cecchettin dal cuore della questione – ossia la cultura patriarcale che sta alla base della violenza di genere – ci è voluto davvero poco: meno di 48 ore dal ritrovamento del corpo nei pressi del lago di Barcis.
E in un notevole colpo di scena, l’attenzione si è spostata sul presunto satanismo della sorella Elena.
Sì, avete capito bene: nel Ventunesimo secolo, la sorella della vittima di un femminicidio è stata accusata di essere una satanista dedita alla stregoneria.
Tutto è partito da un collegamento con la trasmissione Dritto e rovescio, in cui Elena Cecchettin – oltre a dire cose lucidissime, nonostante il dolore e la pressione mediatica – ha indossato una felpa della Thrasher con il logo Skategoat.
Su X/Twitter il capo d’abbigliamento è stato definito “luciferino”, mentre il consigliere regionale del Veneto Stefano Valdegamberi ha parlato su Facebook di “felpa con certi simboli satanici”.
Anche il profilo Instagram di Cecchettin è stato passato al setaccio dai novelli esorcisti. I quali, manco a dirlo, hanno trovato la conferma della sua devozione demoniaca in alcune foto in cui esibisce un look goth.
In un commento al suo post, Valdegamberi ha definito la ragazza “una frequentatrice di centri sociali e delle bestie di satana” (un gruppo che è stato attivo dalla fine degli anni Novanta, quando lei era appena nata), arrivando persino ad augurarsi che “la magistratura prenda in considerazione questi elementi non insignificanti”.
E ancora: in un’intervista all’Adnkronos, Valdegamberi ha rincarato la dose affermando che “sui social lei mostra immagini raccapriccianti, allusioni sataniche, persone ritratte sanguinanti e seghe elettriche”.
A lui si è accodato un altro consigliere regionale, questa volta dell’Emilia-Romagna. Il leghista Matteo Montevecchi, che è stato il social media manager dell’ultracattolico Simone Pillon, ha scritto su Instagram che “le parole di Elena Cecchettin sono inaccettabili” in quanto volte a diffondere “un’ideologia woke”.
Per Montevecchi la faccenda è ancora più grave di così. “Qualcuno dovrebbe spiegare”, incalza nello stesso post, “per quale motivo sul suo profilo Instagram […] sono presenti sue foto con croci rovesciate sul volto, collane sataniche, statue di Lucifero e quant’altro”.
Simboli, chiosa il consigliere, “che sono la rappresentazione del male, quello vero”.
E qui sorge spontaneamente un piccolo inciso: il femminicidio della sorella, evidentemente, è un male meno vero.
A ogni modo, su X/Twitter quel “qualcuno” invocato da Montevecchi ha fornito indirettamente la risposta. In quanto adoratrice di Satana, Cecchettin sarebbe dedita alla “magia nera” e avrebbe dunque “posseduto mediate un rituale” Filippo Turetta, utilizzandolo “come burattino” per uccidere la sorella.
Per riassumere brutalmente questa teoria, Cecchettin avrebbe avuto un ruolo nel femmicidio perché sarebbe una strega demoniaca – ossia la calunnia sessista per eccellenza, nonché il complotto preferito dai misogini di ogni era.
Sataniste ante litteram
Ecco: com’è possibile che nel 2023 circolino ancora accuse del genere?
Se si guarda alla storia, è possibile eccome; e non è nemmeno troppo sorprendente.
Il fenomeno della caccia alle streghe è durato per circa due secoli – tra il Quattrocento e il Seicento – e ha avuto varie ondate tra Europa e le colonie britanniche del Nord America.
Secondo lo storico Carlo Ginzburg, le radici della persecuzione vanno rintracciate nella caccia all’ebreo e all’eretico dei secoli precedenti. Ma l’impulso fondamentale lo ha dato il Malleus Maleficarum del teologo inquisitore Heinrich Kramer.
Pubblicato nel 1486, il testo è un vero e proprio manuale su come individuare ed eliminare le streghe. Come ripercorre Wu Ming 1 nel saggio la Q di Qomplotto, in quelle pagine
viene codificata una cultura del sospetto e della violenza contro le donne, che vanno sorvegliate e scrutate in ogni loro comportamento, per capire se sono streghe. I presunti segni rivelatori sono grottescamente numerosi, dall’utilizzo di certe erbe a un troppo frequente assistere nel parto altre donne, passando per qualunque gesto possa costituire disobbedienza nei confronti dell’autorità maschile
Nella quasi totalità dei casi – che in base alle stime variano da 40mila a 60mila – a essere processate, torturate e bruciate sono proprio le donne.
Non a caso, Silvia Federici l’ha definita una “guerra alle donne” all’alba del capitalismo, necessaria per l’instaurazione di un nuovo sistema.
Nella figura della strega, scrive la filosofa nel saggio Caccia alle streghe, le autorità dell’epoca
punivano simultaneamente l’attacco alla proprietà privata, l’insubordinazione sociale, la diffusione di credenze magiche che alludevano alla presenza di poteri ingovernabili, e infine la deviazione dalla norma sessuale che poneva la condotta sessuale e la procreazione sotto il controllo dello Stato.
Attraverso la caccia alle streghe, continua Federici, si è potuto creare un “regime di terrore” da cui è emerso un “nuovo modello di femminilità” – un modello di donna “asessuata, obbediente, sottomessa, rassegnata alla subordinazione al mondo maschile”.
Chiunque deviasse da questo modello, per l’appunto, era un pericolo da annientare.
Per questo, scrive la filosofa, la strega è stata “la comunista e la terrorista della sua epoca”. Ed è stata pure “la satanista” ante litteram, cioè un’adoratrice del demonio sotto mentite spoglie, che inquisitori e persecutori dovevano stanare riconoscendo una miriade di segni sospetti.
Ricorda qualcosa, no?
Insomma: l’idea che la donna fosse “l’incarnazione del diavolo”, chiosa Federici, avrebbe avuto delle “profonde conseguenze per la condizione femminile” – fino ai giorni nostri.
Panico satanico!
Torniamo dunque a tempi più recenti, spostandoci negli Stati Uniti.
Alla fine degli anni Settanta la società statunitense è un groviglio di ansie e paranoie. Dilagano la sfiducia nelle autorità dopo la guerra in Vietnam e lo scandalo Watergate; impera la paura per la criminalità, soprattutto dopo gli omicidi della setta di Charles Manson; e serpeggia un’inquietudine generalizzata, dovuta alla recessione e ai mutamenti sociali che - tra gli altri – portano moltissime donne a entrare nel mercato del lavoro.
Secondo i movimenti evangelici (all’epoca in grandissima crescita, sospinti da Ronald Reagan in persona) quest’ultimo cambiamento è da avversare perché rischia di disgregare la famiglia tradizionale e scardinare i ruoli di genere: gli uomini fuori casa a lavorare; le donne in casa a curare la prole.
È in questo contesto di transizione che nel 1980 esce un libro destinato a fare danni incredibili: Michelle Remembers, firmato dalla canadese Michelle Smith insieme al suo psichiatra – e futuro marito – Lawrence Pazder.
Nel testo la donna “ricorda” la sua adolescenza segnata da sevizie, infanticidi e abusi rituali satanici, compiuti ai suoi danni dalla madre satanista. Solo l’apparizione della Vergine Maria, dice, l’avrebbe salvata da questo orrore.
La storia è clamorosa, se non fosse per un piccolo dettaglio: è tutto inventato di sana pianta. Come dimostrano varie inchieste, i ricordi di Smith sono “falsi ricordi” impiantati da Pazder attraverso l’ipnosi.
Nonostante ciò il libro diventa un autentico fenomeno culturale, provocando il cosiddetto “panico satanico” – ossia una particolare forma di panico morale.
Da un giorno all’altro, i satanisti sono ovunque: sono i giocatori di Dungeons & Dragons; sono le band heavy metal; e sono le insegnanti delle scuole materne, cioè le persone che accudiscono i bambini mentre i genitori sono al lavoro.
Le conseguenze sono devastanti: Michelle Remembers inaugura a tutti gli effetti quella che la giornalista Debbie Nathan definisce una “moderna caccia alle streghe”.
Centinaia di persone vengono sbattute in carcere sulla base di semplici sospetti e testimonianze inattendibili di minori, spesso e volentieri raccolte con il metodo di Pazder.
I numeri sono impressionanti: tra gli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta vengono spiccate più di dodicimila accuse di abusi rituali satanici. Di queste, nemmeno una è stata riconosciuta come tale da un tribunale.
Ma non finisce qui. Intorno alla metà dei Novanta il “panico satanico” si sposta dagli Stati Uniti all’Europa, arrivando a colpire anche l’Italia.
Nel 1996 scoppia infatti il caso dei “Bambini di Satana” – che finirà quattro anni dopo con l’assoluzione degli imputati, massacrati mediaticamente e finiti in carcere con accuse gravissime (stupro e pedofilia) anche a causa dei racconti di un bambino di tre anni.
Due anni dopo esplode quello dei cosiddetti “Diavoli della bassa modenese”, che distrugge intere famiglie sulla base di illazioni raccolte con un metodo molto simile a quello di Pazder. I bambini e le bambine parlano di processioni nei cimiteri, omicidi rituali, sette sataniche guidate da un prete e altre nefandezze mai avvenute veramente, come dimostrerà anni dopo il podcast Veleno.
L’esito processuale è contrastato, e alcuni tronconi finiscono soltanto nel 2013. Ma le stesse accuse – sempre di abusi rituali satanici – ricompaiono nel 2007 alla scuola materna di Rignano Flaminio. Il caso, una specie di fotocopia del famigerato caso McMartin, si è concluso nel 2014 con l’assoluzione degli imputati e delle imputate.
E la lista potrebbe andare avanti ancora a lungo.
La costante di queste vicende è che a un certo punto ha fatto capolino la figura della strega demoniaca. Anche in senso letterale: cioè con descrizioni di sabba, perversioni sessuali, poteri magici, madri degeneri e quant’altro.
E questo perché, come ha scritto Wu Ming 1, “le leggende d’odio non scompaiono. Tornano sotto il pelo dell’acqua della cultura e prima o poi riemergono”.
A volte, per farle esplodere basta una felpa della Thrasher – e una ragazza che si esprime in maniera inequivocabile contro il sistema patriarcale che le ha tolto una sorella.
Articoli e cose notevoli che ho visto in giro
No, non è stata la Generazione Z a far diventare virale la lettera di Bin Laden del 2002 rispuntata fuori nelle ultime settimane (Simone Fontana, Facta)
Elon Musk – eh già, sempre lui – si è messo a promuovere la screditatissima teoria del Pizzagate (Clare Duffy, CNN)
La violenta manifestazione di estrema destra a Dublino del 23 novembre è stata promossa e istigata anche dall’ecosistema complottista irlandese, che negli ultimi anni ha acquisito sempre più rilevanza (Aoife Gallagher, Ciarán O’Connor e Francesca Visser, Institute for Strategic Dialogue)
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In politica ci sono certi cialtroni, degni dei valori del Medioevo.
Ciao Leonardo grazie per l'articolo. Molto dettagliato e con molti spunti di approfondimento. Il problema spesso, come si vede sempre, è la costante ricerca del sensazionalismo da parte dei media. La gente poi mediamente non si fa domande e accetta tutto quello che viene proposto, per quanto infondato o improbabile.