Il fronte del complotto
In vista delle elezioni anticipate in Italia, un variegato fronte elettorale sta presentando le proprie liste nel tentativo di incassare i voti del mondo complottista e “antisistema”.
Benvenute e benvenuti alla puntata #48 di COMPLOTTI!, la newsletter sulle teorie del complotto che ti porta dentro la tana del Bianconiglio.
Le elezioni anticipate in Italia hanno fatto nascere un variegato fronte elettorale “antisistema”, che punta a rastrellare i voti di quanti sono scesi in piazza in questi ultimi due anni o seguono la cosiddetta “controinformazione”. In questa puntata, pertanto, farò una carrellata delle liste e dei partiti che vogliono presentarsi alle urne il prossimo 25 settembre.
Prima di iniziare, qualche segnalazione. Sul sito di fact-checking Facta sono usciti due miei articoli, uno sulla teoria dell’Italygate (che è finita anche nelle audizioni pubbliche della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’assalto al Congresso); e l’altro sul mito dei crisis actor, nato dopo la strage di Sandy Hook nel 2012 e arrivato fino alla guerra in Ucraina.
Come sempre, nelle storie del mio profilo Instagram c’è la rassegna stampa aggiornata di Complotti!. Il libro si può acquistare dal sito di minimum fax, in libreria e negli store online.
Dalle piazze alle urne
La scorsa estate, in diverse città italiane sono andate in scena manifestazioni contro il green pass. Le più partecipate sono state a Milano e Torino, con presenze stabili tra le cinquemila e le diecimila persone – numeri nient’affatto irrilevanti, considerato il periodo agostano.
Dopo quella fiammata, le manifestazioni si sono spente a causa delle divisioni interne tra associazioni e movimenti, la mancanza di un vero e proprio coordinamento e soprattutto l’assenza di un referente politico credibile.
Tuttavia, come aveva scritto Jacopo Di Miceli su VICE Italia, si trattava di un “sommovimento con cui dovremo fare di nuovo i conti”, perché se è vero che “questi movimenti spariscono con la stessa velocità con cui sono apparsi, di sicuro non spariranno le persone che ne hanno fatto parte”.
Un anno dopo, lo scenario è completamente mutato: il green pass, ossia il collante che teneva insieme gruppi diversissimi tra loro, non è più in vigore da un pezzo; l’odiato governo Draghi è crollato miseramente; e il paese tra poco andrà alle urne.
Proprio in vista delle prossime elezioni politiche, nelle ultime settimane si è formato un variegato fronte “anti-sistema” (o “fronte del complotto”, come lo chiamo io) che ha l’obiettivo di recuperare quelle persone e trasformare le mobilitazioni anti-restrizioni in voti.
Come però ha scritto il giornalista e scrittore Paolo Mossetti in un thread su Twitter, “le elezioni anticipate hanno colto piuttosto di sorpresa la galassia antisistema in Italia, che dovrà sudare per raccogliere le firme necessarie a presentarsi”.
Il tentativo di più alto profilo è sicuramente quello del senatore Gianluigi Paragone, il fondatore del partito ItalExit che nel corso della pandemia ha abbracciato praticamente tutte le posizioni antiscientifiche, antivacciniste, riduzioniste e complottiste sulla pandemia.
Per massimizzare l’impatto mediatico, l’ex politico leghista e pentastellato ha anche imbarcato alcune figure di spicco del mondo anti-restrizioni e della “controinformazione”.
Tra le candidature spiccano quelle di Andrea Stramezzi, un dentista che ha promosse fantomatiche “cure domiciliari” contro il Covid-19; l’ex vice questora Nunzia Schilirò, sospesa per aver definito “illegittimo” il green pass durante una manifestazione; e uno dei leader delle proteste contro il green pass di Trieste, Stefano Puzzer, che in un’intervista a Il Piccolo aveva giurato “col sangue” che non si sarebbe mai candidato.
Finora, la campagna di Paragone è stata piuttosto aggressiva: l’ex politico leghista e pentastellato non ha perso occasione di agitare possibili disordini di piazza, dicendo che in caso di “esclusione” dal Parlamento “saremo molto pericolosi” e “vediamo se le forze dell’ordine sono ancora capaci di tenere il dissenso.”
Le altre coalizioni, tra rossobruni e crociati anti-gender
Dopo ItalExit, per importanza c’è la coalizione Italia Sovrana e Popolare (Isp) – un raggruppamento che spazia dall’antivaccinismo fino al filoputinismo ed è formato da Ancora Italia (da cui si è recentemente sfilato il filosofo rossobruno Diego Fusaro), il Partito Comunista di Marzo Rizzo, Riconquistare l’Italia, Azione Civile di Antonio Ingroia (lo ricordate?), Rinascita Repubblicana, Comitati No Draghi e Italia Unita.
Nella presentazione tenutasi il primo agosto al Senato, Isp è stata descritta come “l’unica alternativa al totalitarismo liberista, guerrafondaio e sanitario”. Tra i vari punti, il programma prevede: l’uscita dell’Italia da Nato, Unione Europea, euro e Organizzazione Mondiale della Sanità; lo stop all’invio di armi al “regime ucraino” e “basta guerra e sanzioni alla Russia”; la contrarietà al “politicamente corretto che cancella cultura e storia”; e questa proposta che vale la pena citare per esteso:
Denuncia della sistematizzazione del terrore come strumento di governo dei popoli respingendo ogni ipotesi di transumanesimo, i cui prodromi sono stati sperimentati durante la gestione del Covid.
Similmente al partito di Paragone, anche Isp pesca a piene mani dal pantheon della “resistenza” alla “dittatura sanitaria”: nelle candidature figurano infatti la senatrice putiniana ex-M5S Bianca Laura Granato, l’eurodeputata (ex Lega) Francesca Donato, il giornalista complottista Fulvio Grimaldi, il “reporter indipendente” - cioè filo-Putin – Giorgio Bianchi (che ha un canale Telegram seguito da più di centomila persone), lo youtuber Lorenzo Lambrughi (conosciuto con il nickname Lambrenedetto XVI), specializzato nella denuncia del “degrado” urbano e nella comparazione tra i prezzi dei supermercati in Germania e in Italia; e il medico antivaccinista Daniele Giovanardi, fratello gemello del senatore Carlo Giovanardi, sospeso dall’Ordine dei medici.
Un altro cartello formatasi di recente si chiama VITA, ed è capitanato dalla deputata complottista (ex M5S) Sara Cunial e dal consigliere regionale del Lazio Davide Barillari (anche lui ex M5S).
La stessa Cunial ha dichiarato che VITA è “una comunità sociale e politica di esseri umani coscienti, consapevoli e coerenti” che “risponde all’accorato appello di tutti gli italiani che in questi due anni si sono opposti con forza, lealtà e coraggio alla dittatura tecno-sanitaria e alla restrizione dei nostri diritti naturali e costituzionali.”
La lista comprende la formazione antivaccinista Movimento 3V (che significa Vaccini Vogliamo Verità), No Paura Day (un movimento che ha organizzato molte manifestazioni anti-restrizioni), le Sentinelle della Costituzione dell’avvocato no green pass Edoardo Polacco, il Popolo delle Mamme, l’Alleanza Italiana Stop 5G e l’Unione Popolare dell’attore Enrico Montesano.
Il programma è molto simile a quello di Italia Sovrana e Popolare. VITA propone l’uscita dalla Nato, l’abolizione di “didattica a distanza, metaverso e robotica” e di “ogni norma in contrasto con i principi originari e spirituali della vita”, nonché lo stop “ai programmi d’indottrinamento gender, corpo neutro e transumano”. Non manca nemmeno una spruzzata di xenofobia, con la richiesta di fermare “l’immigrazione clandestina in tutte le sue forme”.
Infine, un altro cartello elettorale nato da poco è Alternativa per l’Italia. Si tratta di un’alleanza tra il Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi e il movimento EXIT di Simone Di Stefano, l’ex leader di CasaPound che lasciato i “fascisti del terzo millennio” in disaccordo con la linea tenuta durante la pandemia.
Il nome della lista si richiama ad Alternative für Deutschland, ma non è da confondere con un altro partitino “antisistema” – ossia Alternativa del deputato (ex M5S) Pino Cabras, che proprio in questi giorni ha rotto l’alleanza con ItalExit per la presenza di “candidati che fanno parte di gruppi di ispirazione neofascista” (il riferimento è a Carlotta Chiaraluce di CasaPound).
Non sorprendentemente, il programma di Alternativa per l’Italia è un miscuglio tra posizioni di estrema destra (tra cui trovano spazio varie teorie del complotto, tipo quella sulla “sostituzione etnica”) e ultracattoliche, con la lotta all’“ideologia gender” e all’aborto a farla da padrone.
Il complottismo non ha bisogno dei partiti complottisti
Ammesso (e non concesso) che queste liste riescano a raccogliere le liste necessarie per presentarsi alle elezioni, quanto valgono dal punto di vista numerico?
In questi giorni ogni partito sta pubblicando una serie di sondaggi, che oscillano tra il 2 percento e un mirabolante (e improbabile) dieci per cento. Ma come dimostrano altre esperienze analoghe all’estero, non è affatto scontato che la visibilità social-mediatica – o di piazza – si traduca automaticamente in voti.
Alle regionali francesi dell’aprile del 2021 nessuna delle liste anti-restrizioni e “covid-scettiche” ha superato l’1 percento dei voti, nonostante fossero sostenute da diversi influencer complottisti. Alle elezioni federali in Germania del settembre del 2021, il partito La Base (dieBasis, zeppo di candidati che hanno fatto dichiarazioni antisemite e paragonato le restrizioni sanitarie all’Olocausto) ha raccolto solo l’1,4 percento: un risultato deludente, ma che ha comunque permesso di avere i rimborsi elettorali.
Per cercare di giustificare il fallimento elettorale, i sostenitori di La Base hanno parlato di brogli elettorali e irregolarità nel conteggio dei voti – un’argomentazione che potrebbe essere usata anche in Italia, come del resto ha già fatto in passato Gianluigi Paragone.
Più recentemente, sempre in Germania, alla lista Sassonia Libera – antivaccinista, filo-putiniana e di estrema destra – è andata decisamente meglio: alle amministrative del giugno 2022 ha incassato il 20 percento dei voti, sebbene in un contesto di forte astensionismo (ha votato meno della metà degli aventi diritto).
Il vero punto politico, però, è un altro: certe teorie e certe istanze, infatti, fanno ormai parte della propaganda dei partiti della destra radicale populista – che in certi casi governa interi paesi, in altri è saldamente in Parlamento, e in altri ancora aspira a salire al potere.
Per rimanere in Italia, sia Lega che Fratelli d’Italia hanno tenuto atteggiamenti ambigui su vaccini e restrizioni, strizzando l’occhio a quella parte di elettorato a cui si rivolgono le liste “antisistema”.
Inoltre, sia Giorgia Meloni che Matteo Salvini hanno rilanciato le tesi sul coronavirus creato nel laboratorio di Wuhan; oppure hanno citato più e più volte la teoria della “sostituzione etnica”. E la lista potrebbe andare avanti a lungo.
In altre parole, a togliere il terreno sotto i piedi del “fronte del complotto” è paradossalmente la normalizzazione delle teorie del complotto da parte della politica istituzionale. Il complottismo, insomma, non ha alcun bisogno delle liste elettorali complottiste per essere presente in Parlamento.
Articoli e cose notevoli che ho visto questa settimana:
Alex Jones, il fondatore di InfoWars, è stato condannato a risarcire più di quattro milioni di dollari a due famiglie delle vittime della strage scolastica di Sandy Hook – che secondo Jones e molti altri complottisti non è mai avvenuta (Justin Rohrlich, The Daily Beast)
Dei ricercatori dell’Università del Kent hanno creato un generatore di teorie del complotto per dimostrare quanto è facile creare una teoria del complotto (Olivia Miller, University of Kent)
Nel Regno Unito gli antivaccinisti hanno iniziato a prendere di mira le persone transgender, influenzati da teorie omolesbobitransfobiche (Katherine Denkinson, Byline Times)
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