Lo zio Donald
Trump non è più su Twitter da tempo, ma la sua passione per le teorie del complotto non si è spenta – tutt’altro.
Benvenute e benvenuti alla puntata #50 di COMPLOTTI!, la newsletter sulle teorie del complotto che ti porta dentro la tana del Bianconiglio.
Donald Trump è stato l’esempio più clamoroso del complottismo al potere – e abbiamo visto com’è finita.
Ma cosa sta facendo adesso l’ex presidente? Si sarà dato una calmata con questa fissa dei complotti, ora che non è più al potere ed è bannato dalle principali piattaforme social? Ehm, non proprio. Anzi: ha raggiunto livelli mai visti prima.
Prima di partire, ricordo che nelle storie del mio profilo Instagram c’è la rassegna stampa aggiornata di Complotti!. Il libro si può acquistare dal sito di minimum fax, in libreria e negli store online.
Un’ordinaria giornata su Truth Social
Può capitare a tutti di avere una giornata storta, in cui qualsiasi cosa sembra cospirare contro di te. Di solito si cerca di sfogare la tensione in vari modi, magari scrivendo cose sui social senza pensarci troppo su.
Donald Trump, ad esempio, fa così: se gli gira male, esplode su Internet. Non nel senso che fa qualche post e poi finisce lì; va avanti in maniera ossessivo-compulsiva, in un bombardamento che potrebbe non avere mai fine.
Il 30 agosto del 2022 è stata una di quelle giornate: nell’arco di poche ore, il 45esimo presidente degli Stati Uniti ha postato più di sessanta volte sulla sua piattaforma Truth Social, aperta dopo il ban definitivo da Twitter.
Non è solo una questione di quantità, ovviamente, ma di qualità.
Trump si è lanciato in una specie di flusso di coscienza allucinato, ripostando teorie del complotto di ogni tipo: quelle sull’assalto al Congresso del 6 gennaio organizzato dall’FBI o dagli antifascisti; sugli inesistenti brogli alle elezioni presidenziali del 2020; sulla perquisizione della polizia federale nella sua residenza estiva di Mar-A-Lago, dove sono stati rinvenuti documenti classificati; sui suoi nemici di sempre, cioè Barack Obama, Hillary Clinton e Joe Biden; e su QAnon.
L’ex presidente ha amplificato account dei seguaci del movimento complottista, ripreso un drop originale di Q (l’utente anonimo da cui è partita la teoria), postato diversi meme qanonisti e rilanciato vari slogan – tra cui WWG1WGA (acronimo per Where We Go 1 We Go All, “dove va uno andiamo tutti”).
Com’era scontato, i seguaci di QAnon – che rappresentano lo zoccolo duro di Truth Social – sono andati in completo visibilio.
Un utente sul forum The Great Awakening, citato dal giornalista Dan Gilbert su VICE, ha scritto che “d’ora in poi sarà sempre meglio”; altri utenti hanno chiesto a Trump di “spazzarli via tutti” e di “finirli una volta per tutte”, riferendosi a Hillary Clinton e Joe Biden.
Sul forum TheDonald, un altro spazio online molto frequentato dai seguaci di QAnon, un utente ha detto che “Trump è uno di noi: vede la realtà per quello che è sul serio”.
QAnon ♥ Trump
Ora, non è affatto la prima volta che Trump (insieme a membri del suo staff) rilancia contenuti qanonisti.
Secondo i calcoli del giornalista Alex Kaplan su Media Matters, quando era ancora su Twitter l’ex presidente l’ha fatto per ben 315 volte, amplificando 168 account individuali.
È significativo notare che di queste 315 volte, 219 siano avvenute nella fase più critica della pandemia: quando è in difficoltà, infatti, Trump punta a distogliere l’attenzione dai suoi problemi buttandola in caciara.
C’è anche un altro motivo per cui QAnon ha sempre stuzzicato l’attenzione dell’ex presidente: i credenti lo considerano il Prescelto, e Trump vede di buon occhio qualsiasi storia che lo veda protagonista.
Durante una famigerata conferenza stampa alla Casa Bianca nell’agosto del 2020, Trump aveva detto di “non saperne molto del movimento” aggiungendo però che “mi adorano e questo l’apprezzo”.
In quella circostanza, inoltre, una giornalista gli aveva chiesto se credesse a uno dei punti centrali di QAnon, cioè la guerra al Deep State pedo-satanista. “Sarebbe forse una brutta cosa?”, aveva risposto Trump, “se posso aiutare a salvare il mondo, sono disposto a farlo”.
In certi casi, l’adorazione dei seguaci di QAnon verso Trump ha raggiunto vette pseudo-religiose. Una parte del movimento, infatti, pensa che l’ex presidente sia Q in persona e si riferiscono a lui come “Q+”.
Nel testo collettivo QAnon: An Invitation to The Great Awakening – scritto da dodici seguaci – c’è un intero capitolo teso a dimostrare matematicamente che Trump è l’inventore della teoria attraverso la comparazione degli intervalli di tempo tra i suoi tweet e i drop di Q su 4chan.
Chiaramente, Trump non è Q; i veri autori dei drop, come dimostrato da varie inchieste, sono il complottista sudafricano Paul Furber e in un secondo momento il gestore di 8chan Ron Watkins.
C’è comunque una grossa differenza tra l’ammiccamento e l’appoggio esplicito - e gli oltre sessanta post in poche ore ricadono senza alcun dubbio in questa seconda categoria.
A tal proposito, l’analogia più efficace per descrivere lo sbrocco di Trump su Truth Social l’ha fatta Mike Rains, ricercatore e conduttore del podcast Adventures in HellwQrld: “L’unica differenza tra Trump e tuo zio fissato con QAnon”, ha twittato, “è che Trump è stato presidente”.
La tempesta trumpiana
Non va poi dimenticato un aspetto cruciale: QAnon non è un gruppo di “ricercatori indipendenti”, come amano definirsi tra di loro, ma una potenziale “minaccia terroristica interna” (come rilevato da un memo dell’FBI nel 2019).
Dal 2016, come emerge da una mappa dell’Università del Maryland, i seguaci di QAnon hanno commesso parecchi reati – alcuni dei quali violenti. In tutto, parliamo di più di cento persone accusate a vario titolo; 61 di queste per il coinvolgimento nell’assalto al Congresso.
E i numeri, purtroppo, continuano a salire.
L’ultimo fine settimana, a Detroit un uomo ha ammazzato la propria moglie e ferito una figlia prima di essere ucciso a sua volta dalle forze dell’ordine. Un’altra figlia, rimasta illesa, ha dichiarato al quotidiano Detroit News che il padre soffriva di problemi mentali e che si era avvicinato a QAnon dopo essersi bevuto le frottole sulle elezioni rubate del 2020.
In un post sul subreddit /QAnonCasualties (che raccoglie testimonianze di familiari e parenti di seguaci), la ragazza ha scritto che
Internet l’ha rovinato. Dopo che Trump ha perso le elezioni, mio padre è finito nel gorgo di Q. Continuava a leggere teorie del complotto sui brogli, su Trump, sui vaccini, e tanto altro ancora. Diceva di volerci proteggere. […] Fanculo, QAnon. Spero che l’FBI vi faccia finire tutti in galera (e all’inferno) per aver avvelenato così tante persone.
Sempre lo scorso weekend, a Delmont (Pennsylvania) un 61enne è stato arrestato dopo essere entrato in un fast food con una pistola carica e una parrucca da clown, minacciando di uccidere “tutti i democratici” perché “Trump è ancora il presidente”.
Sul suo profilo Facebook, l’uomo scriveva che nel 2024 sarebbe scoppiata una “guerra civile” (un’affermazione fatta da molti sostenitori di Trump dopo la perquisizione a Mar-a-Lago) ed era convinto dell’irregolarità delle elezioni del 2020.
Era pure un seguace di QAnon: sulla sua bacheca linkava video sul “Grande Risveglio” (The Great Awakening) e sui piani del fantomatico Deep State per impedire il ritorno di Trump alla Casa Bianca.
Nonostante questi due episodi, Trump ha continuato a rilanciare contenuti qanonisti su Truth Social come se niente fosse. In particolare ha ripreso un fotomontaggio in cui indossa una spilla di Q sulla giacca, e dove campeggia la scritta “The Storm is Coming” (“la tempesta sta arrivando”).
Nel gergo di QAnon, la “tempesta” è l’evento purificatore in cui i membri della “cricca” di satanisti pedofili che governano segretamente gli Stati Uniti saranno rinchiusi a Guantanamo e giustiziati, dando il via libera all’instaurazione di un regime militare guidato dallo stesso Trump.
Che un ex presidente degli Stati – nonché il capo indiscusso del partito repubblicano – flirti apertamente con teorie del complotto violente e alimenti fantasie golpiste, ecco, è decisamente inquietante.
Ma del resto, come ha sottolineato il giornalista Ben Collins, Trump non è “un politico che sta facendo una campagna elettorale; è qualcuno che sta indicando ai suoi seguaci quali sono i nemici politici da colpire”.
Articoli e cose notevoli che ho visto questa settimana:
Il panico satanico è tornato di gran moda negli Stati Uniti, sospinto dai seguaci di QAnon e dai repubblicani trumpiani (Brandy Zadrozny, NBC News)
Una donna è stata arrestata per aver minacciato di far saltare in aria il Boston Children’s Hospital, da tempo al centro di accuse e teorie transfobiche di ogni tipo (Sonia Moghe, CNN)
Da qualche settimana è uscito My Son Hunter, una biopic su Hunter Biden (il figlio del presidente) basata su svariate teorie del complotto (Charles Bramesco, The Guardian)