Napoleone con gli occhi laser
Grazie a Elon Musk è rispuntata fuori “Dark MAGA”, una corrente dell'alt-right che sogna un Trump dittatoriale e lo ritrae come un semi-dio con gli occhi laser.
Benvenute e benvenuti alla puntata #83 di COMPLOTTI!, la newsletter sulle teorie del complotto che ti porta dentro la tana del Bianconiglio.
Vi ricordate quando Musk prometteva che Twitter sarebbe stato un luogo imparziale, tranquillo ed equilibrato? Ecco: a due anni dall’acquisizione, quel posto è diventato un girone dantesco popolato da estremisti di ogni tipo. Lo stesso Musk è ormai diventato uno di loro; lo è al punto tale che si mette a parlare ai comizi di Trump e rilancia oscuri movimenti di estrema destra – di cui parlerò proprio oggi.
Prima di partire, ricordo che è uscito il mio ultimo saggio Le prime gocce della tempesta. Si può acquistare nelle librerie (quelle indipendenti sono sempre da preferire) e nei negozi online. Sul mio profilo Instagram trovate una rassegna stampa aggiornata e le date delle presentazioni, che aggiorno man mano.
L’ultima elezione
A quasi tre mesi dal fallito attentato che gli è costato una ferita all’orecchio destro, Donald Trump è tornato a fare un comizio a Butler, una cittadina rurale incastonata in quello che ormai è lo stato chiave della prossima elezione presidenziale – la Pennsylvania.
Protetto da un enorme apparato di sicurezza e da una spessa barriera di vetro antiproiettile, l’ex presidente si è dipinto sia come un martire che come un guerriero pronto alla battaglia finale.
“Esattamente in questo posto, uno spietato assassino ha cercato di mettere a tacere me e il più grande movimento – MAGA [dallo slogan Make America Great Again] – mai esistito nella storia del nostro paese”, ha detto. “Ma grazie alla provvidenza e alla grazia divina, quel delinquente non è riuscito nel suo intento. Non è riuscito a fermarci”.
Com’era prevedibile, il candidato repubblicano ha poi tirato in ballo inenarrabili cospirazioni contro di lui. “Negli ultimi otto anni, quelli che vogliono sbarrarci la strada mi hanno diffamato, messo sotto accusa, cercato di escludermi dalle elezioni e chissà, forse anche farmi fuori”, ha declamato. “Ma non ho mai smesso di combattere per voi, e non lo smetterò mai”.
Alla fine della sua orazione, Trump ha invitato sul palco un ospite speciale: Elon Musk. Il quale è comparso sul palco con una maglietta con la scritta “Occupy Mars”, zompettando in maniera a dir poco sgraziata e regalando un momento di puro cringe.
Al di là delle foto bizzarre e dei meme generati da quello strano balletto, la partecipazione di Musk a un comizio di Trump segna un punto di non ritorno nella sua radicalizzazione politica.
Parliamo infatti di una persona che solo fino a qualche anno fa esprimeva apprezzamento per Barack Obama, e in generale parlava pochissimo di politica: basta pensare che nel 2021 la quota dei suoi post sul tema era ferma ad appena il 2 per cento, salvo poi schizzare al 17 per cento due anni dopo.
Ora quei post sono incredibilmente sbilanciati a destra. Così come lo è, ormai in maniera probabilmente irrimediabile, quello che rimane di Twitter: una piattaforma dove proliferano in maniera incontrollata discorsi d’odio antisemiti, bufale razziste, teorie del complotto e disinformazione transmisogina.
Con l’endorsement a Trump di questa estate, se possibile, X è scivolato ancora più in basso trasformandosi in un megafono propagandistico per l’ex presidente e per l’estrema destra globale.
Comunque: dopo l’imbarazzante ingresso in scena, Musk si è messo a fare un discorso piuttosto distopico e allarmante – esortando la folla a votare perché “questa elezione è la più importante della nostra vita”, e in caso di vittoria dei democratici potrebbe addirittura essere “l’ultima elezione” degli Stati Uniti.
#DarkMaga
A rendere ancora più disturbante il tutto c’era un dettaglio apparentemente minore: il cappellino di Musk, completamente nero e con la scritta grigia Make America Great Again.
Lo stesso imprenditore l’ha fatto notare, definendosi “dark MAGA” – un’espressione traducibile come una versione più cupa e oscura del movimento pro-Trump.
Ovviamente il riferimento non è casuale, ed è pure stratificato su più di livelli di lettura.
Se si resta sul primo strato, quello più innocuo, “Dark MAGA” è il nome di una meme coin (una criptovaluta ispirata ai meme di Internet). La menzione di Musk, che è anche un po’ il capo dei cryptobro, ha fatto schizzare la valutazione di DMAGA del 227 per cento.
Il secondo strato è nettamente più profondo e inquietante: Dark MAGA è infatti una corrente estetica e memetica dell’alt-right che – per citare un pezzo di Newsweek – propugna “una versione autoritaria di Trump attraverso immagini distopiche e modellate su Terminator”.
Il fenomeno non è nuovissimo, ma risale al 2022. Secondo una dettagliata ricostruzione del Global Network on Extremism and Technology (GNET), le prime occorrenze sono apparse su Twitter nel gennaio di quell’anno.
Uno dei primi utenti ad aver usato l’hashtag #DarkMAGA ha successivamente spiegato così il concetto che sta alla base: “è Napoleone che, dopo l’esilio, raduna un fottuto esercito per attaccare l’Europa e le élite”.
Trump viene insomma descritto come un leader a cui è stato sottratto ingiustamente il potere, e che per riprenderselo è obbligato a infliggere una terribile vendetta ai suoi nemici – e pure agli amici che l’hanno tradito. “Se vuoi vincere e non vuoi ripetere gli errori del passato”, ha scritto un altro utente, “devi essere spietato”.
Quest’idea di Trump incazzoso e vendicativo compare per l’appunto in varie illustrazioni, in cui l’ex presidente è ritratto come una specie di divinità con dei minacciosi occhi laser à la Terminator. E come il T-800 interpretato da Arnold Schwarzenegger, anche lui è pronto a tornare – I’ll be back – per completare la missione.
A proposito di illustrazioni, Dark MAGA si distingue per un’estetica che è una combinazione tra la fashwave (una variante fascista della vaporwave), accelerazionismo neonazista e iconografia nazista classica.
Questo sincretismo stilistico, ha argomentato Tim Squirrell dell’Institute for Strategic Dialogue, è indicativo di un progetto politico più ampio. L’obiettivo di Dark MAGA è sia quello di “far convergere le varie anime dell’alt-right dietro a un nuovo vessillo”, sia quello di “far confluire all’interno del movimento MAGA parole d’ordine e simboli radicali provenienti dagli ambienti del nazionalismo bianco e dell’accelerazionismo”.
In altre parole: Dark MAGA è una fantasia violenta e autoritaria di estrema destra, che punta a spostare ancora più a destra il Partito Repubblicano.
Vendetta vera, non finirò in galera
È importante rimarcare il fatto che il movimento è nato all’inizio 2022. Un periodo, cioè, in cui Trump non era ancora candidato, e anzi pareva quasi fuori dai giochi; l’alt-right era (e sotto certi aspetti lo è ancora) dispersa in mille rivoli; e i sostenitori più accaniti dovevano fare i conti con le indagini penali, le incriminazioni e le condanne per l’assedio al Congresso del 6 gennaio.
Tant’è che in tutti gli articoli dell’epoca si descriveva Dark MAGA come un fenomeno praticamente irrilevante e quasi inesistente, pur lasciando spazio a possibili evoluzioni future.
“I post di Dark MAGA stanno ricevendo molta meno attenzione rispetto ai meme politici che sono diventati così rilevanti nel 2016”, si leggeva ad esempio su Newsweek. “Ma nei prossimi due anni, le cose potrebbero cambiare”.
E le cose, be’, sono cambiate eccome.
Se da un lato Musk ha sdoganato il concetto, dall’altro lato lo stesso Trump ha incorporato l’architrave narrativo di “Dark MAGA” nella sua propaganda.
L’ha fatto fin dal primo comizio ufficiale, che si è significativamente tenuto il 25 marzo del 2023 a Waco – il teatro del massacro della setta dei Davidiani nel 1993, nonché la “città martire” del suprematismo bianco e dell’estrema destra antigovernativa statunitense.
L’evento si era aperto con la canzone Justice For All (“Giustizia per tutti”; niente a che vedere con i Metallica, tranquilli) cantata da alcuni assalitori del Campidoglio e intervallato dalla voce di Trump che recita il giuramento di fedeltà alla bandiera.
Il messaggio non poteva essere più chiaro: l’assedio del 6 gennaio 2021 è stato un atto di resistenza contro un regime tirannico, e chi l’ha compiuto è un prigioniero politico ingiustamente incarcerato.
Nel corso dell’orazione, Trump aveva promesso vendetta contro i propri avversari – dai vari procuratori che l’hanno messo sotto accusa fino ai democratici – per poi tratteggiare uno scenario decisamente apocalittico: “l’elezione del 2024 sarà la battaglia finale, quella più grande di tutte. Se mi rimettete alla Casa Bianca, l’America sarà di nuovo una nazione libera”.
Parole simili le aveva pronunciate qualche giorno prima al CPAC (la più importante convention conservatrice degli Stati Uniti) nel Maryland:
Nel 2016 avevo detto che sarei stato la vostra voce. Oggi aggiungo che sarò il vostro guerriero. Sarò la vostra giustizia. E per quelli che hanno subito torti e sono stati traditi: sarò la vostra vendetta.
Più in generale, è l’intero trumpismo ad aver abbracciato una retorica aggressiva, feroce e costellata di propositi eversivi – se non apertamente dittatoriali.
Il famigerato “Project 2025”, stilato da centinaia di associazioni e think tank ultrarepubblicani, altro non è che un manuale per instaurare una sorta di teocrazia fascista negli Stati Uniti. E anche la suggestione di un “Cesare rosso”, ossia di un dictator post-costituzionale (di cui ho già parlato qui), punta allo smantellamento della democrazia liberale.
Alla luce di tutto ciò, il timore di Musk va completamente ribaltato di senso: quella del prossimo novembre sarà “l’ultima elezione” solo in caso di vittoria di Trump.
Articoli e cose notevoli che ho visto in giro
La teoria dei raggi laser sparati dallo spazio – e dai Rothschild – è tornata di gran moda dopo gli uragani Helene e Milton che hanno devastato diversi stati degli USA (Philip Bump, Washington Post)
Come se la stanno passando gli assalitori del 6 gennaio in carcere? Secondo questo ottimo reportage, alla grandissima: oltre a essere diventati una specie di gang, sono ancora più radicalizzati di prima (Tess Owen, New York Magazine)
Dopo l’arresto di Pavel Durov, decine e decine di neonazisti hanno abbandonato Telegram e si sono messi a usare l’app criptata SimpleX Chat (David Gilbert, Wired)
Se ti è piaciuta questa puntata, puoi iscriverti a COMPLOTTI! e condividerlo dove vuoi e con chi vuoi. Quelle precedenti sono consultabili nell’archivio.
Mi trovate sempre su Instagram, Threads, Twitter, TikTok e Bluesky, oppure rispondendo via mail a questa newsletter.