Riprendiamoci il cielo
L’infinita leggenda delle scie chimiche, dalla nascita negli anni Novanta fino alla pandemia.
Benvenute e benvenuti alla puntata #32 di COMPLOTTI!, la newsletter sulle teorie delle complotto che ti porta dentro la tana del Bianconiglio.
Oggi tratterò un grande classico del cospirazionismo moderno – le scie chimiche, una leggenda intramontabile a cui la pandemia ha prolungato la vita. Parte di questa puntata è presa dal mio primo libro, La Gente.
A proposito di libri, un paio di comunicazioni sul mio saggio sul complottismo: 1) si chiamerà Complotti!, esattamente come questa newsletter; 2) lo presenterò in anteprima assoluta il 15 ottobre al Salone del Libro di Torino, nell’ambito del panel “La vitalità del complotto” insieme alla scrittrice Helena Janeczek, lo storico Carlo Greppi e la semiologa Valentina Pisanty (che ho intervistato tempo fa); 3) la copertina e la data di uscita, invece, li comunicherò più avanti.
Sono davvero contento di presentarlo a Salone, specialmente dopo tutto quello che è successo nell’ultimo anno e mezzo. Per chi è Torino il 15 ottobre, dunque, ci si vede lì!
La pandemia di scie chimiche
Chi crede in una teoria del complotto non si limita mai a un solo complotto: crede contemporaneamente a tanti complotti diversi, spesso in contraddizione tra loro.
Per il ricercatore Sander van der Linden, infatti, la “la credenza in una teoria è solitamente la prova per credere in altre teorie, e questo porta rapidamente ad adottare una visione del mondo in cui i fatti non sono interpretati in base al loro peso empirico, ma piuttosto vengono piegati per rientrare nelle convinzioni personali di un individuo”.
All’inizio della pandemia questo fenomeno è stato particolarmente visibile: non solo l’emergenza sanitaria ha generato le sue teorie, ma ne ha assorbite molte altre che esistevano già da tempo.
A febbraio del 2020, accanto alle teorie sul virus “ingegnerizzato” in laboratorio e i collegamenti con la tecnologia del 5G, è tornata in auge la teoria delle scie chimiche – uno dei complotti più famosi e, al tempo stesso, screditati degli ultimi anni.
Chiunque l’ha sentita almeno una volta, ha visto un video su YouTube oppure è incappato in manifestazioni di associazioni interamente votate alla lotta contro le scie chimiche. Stando alla teoria, le scie lasciate dal passaggio degli aerei nel cielo (che possono essere militari o di linea) contengono sostanze chimiche e tossiche che servono alternativamente a: controllare il clima attraverso esperimenti militari di geoingegneria; manipolare il tempo atmosferico; provocare una malattia chiamata “il morbo di Morgellons”; fare il lavaggio del cervello per rendere più “docile” la popolazione; sterminare gli esseri umani.
Nel 2016 è stato pubblicato un articolo scientifico sulla rivista Environmental Research Letters in cui, dati alla mano, si sostiene che non esiste alcun programma segreto di "irrorazione" e che la comparsa delle scie sia dovuto a elementari processi fisici e chimici – ossia la “condensazione del vapore acqueo intorno ai residui della combustione degli aerei”.
Lo studio è stato finanziato dalla University of California, dal Carnegie Institution for Science e dalla Ong Near Zero. L'autore principale è lo scienziato Ken Caldeira, mentre l'idea di fare uno studio del genere è venuta al co-autore Steven Davis dopo una conversazione con il commesso di un negozio, che gli aveva iniziato a parlare di scie chimiche. Davis, come ha riferito al New York Times, si è poi accorto che non esistevano studi specializzati (cioè sottoposti a peer review) su questa teoria del complotto.
Per colmare questo vuoto, agli esperti interpellati nello studio sono state quindi poste domande specifiche e sottoposte foto e analisi di laboratorio prese dai siti complottisti. La prima cosa chiesta agli scienziati è se nel corso della loro carriera abbiano mai trovato prova dell'esistenza di un programma segreto. Su 77 solo uno ha risposto più o meno affermativamente, dicendo di aver trovato "un alto livello di bario atmosferico [una sostanza pericolosa che sarebbe contenuta nelle scie chimiche] in una zona con 'poco' bario nel terreno".
Anche il numero elevato delle scie – che secondo i complottisti sarebbe la prova regina dell’intensificazione del "programma segreto" – è spiegabile con una constatazione elementare: "sono aumentati gli aerei", dice Caldeira, "e [le scie] probabilmente sono più persistenti per effetto dei cambiamenti climatici".
Nonostante lo studio, e una quantità sterminata di articoli di debunking, la teoria delle scie chimiche gode ancora di una certa popolarità. Un sondaggio effettuato nel 2017 e riferito agli Stati Uniti ha rilevato che circa il 10 per cento degli americani ci crede “assolutamente”, mentre circa il 30 per cento ritiene che ci almeno “un fondo di verità”.
Ecco: com’è possibile una cosa del genere? Com’è nata e si diffusa questa teoria? E al di là delle facili ironie che si possono fare sul tema, cosa racconta delle nostre società la paura delle scie chimiche?
Dal Montana a Montecitorio
Partiamo dunque dagli inizi – che tutto sommato sono poco conosciuti, ma estremamente significativi. Il primo a parlare di scie chimiche è stato Bill Brumbaugh, un conduttore radiofonico evangelista di Bozeman (Montana) che nel 1995 ipotizzava la presenza di sostanze tossiche nel carburante degli aerei.
Nello stesso anno il microbiologo Larry Wayne Harris – un suprematista bianco di Lancaster (Ohio) con la fissa della guerra batteriologica, che sarà brevemente arrestato dall’Fbi con l’accusa di voler creare un’arma con l’antrace – ha pubblicato il libro Bacteriological Warfare: a Major Threat to North America (“Guerra batteriologica: una grande minaccia per il Nord America”).
Due anni dopo, Harris e il suo vicino di casa Richard Finke hanno fondato l’azienda di “consulenza difensiva” Lwh Consulting. I due hanno iniziato a mandare email dove si annunciava l’imminenza di un attentato, che però non si è mai verificato. Finke, alla disperata ricerca di clienti, aveva lanciato un’altra allerta (intitolata “Genocidio all’ingrosso”) in una mailing list sul bioterrorismo:
Il direttore di Aqua-Tech Environmental [...] rivela oggi di aver trovato 1,2-dibromoetano [una sostanza molto tossica e cancerogena] in campioni di acqua raccolti da contadini di Maryland e Pennsylvania. [...] La sostanza sembra essere mescolata al carburante degli aerei e dispersa costantemente nei nostri cieli. Le linee che riempiono i nostri cieli non sono scie di condensazione: vengono disperse e possono durare ore, rilasciando lentamente il flagello.
In poco tempo il testo di Finke ha preso quota nei meandri di Internet ed è finito per essere rilanciato da programmi radiofonici e altri media. A partire da quel momento la teoria delle scie chimiche ha subito varie evoluzioni, è esondata in tutto il mondo e ha attraversato indenne quasi tre decadi.
Uno dei paesi in cui ha attecchito di più è l’Italia. Il merito - diciamo così - di averla importata lo si deve principalmente a una persona, Rosario Marcianò, un geometra nato in provincia di Napoli nel 1961 e “specializzato, attraverso un’autoformazione, nel campo della sistemistica Microsoft”. Dal 2005, recita una biografia, “si occupa di geoingegneria” su TankerEnemy.com – un sito che con il passare del tempo è diventata una piccola media company complottista in grado di sfornare video, libri, documentari e DVD informativi.
Il discreto seguito di cui gode Marcianò è dovuto a due caratteristiche apparentemente contraddittorie: la ferocia con cui attacca quelli che chiama i “normalizzatori” (la giornalista scientifica Silvia Bencivelli è stata vittima di minacce, molestie e diffamazioni da parte di Marcianò e dei suoi seguaci); e la serietà con cui affronta l’argomento.
Quando parla di scie chimiche, il sedicente “documentarista e ricercatore indipendente” si sforza in ogni modo di apparire credibile: lo stile e il tono emulano quelli dell’accademia, e i suoi testi sono infarciti di note, citazioni e riferimenti incrociati ad altre pubblicazioni complottiste.
La sua “attività di ricerca e informazione” tende così a scimmiottare il metodo scientifico ufficiale – per altri versi ritenuto l’ostacolo insormontabile al raggiungimento della verità. E questo atteggiamento, del resto, è la cifra predominante dell’intero movimento anti-scie chimiche italiano.
Oltre alla “controinformazione” sul web e alla pubblicazione di saggi, gli attivisti e le associazioni organizzano periodicamente presidi informativi e convegni in cui esibiscono le pistole fumanti della cospirazione, che consistono in foto di cieli e test di laboratorio sull’acqua prelevata dalle pozzanghere.
Il tema però è andato ben oltre certi circuiti, tant’è che in televisione si è parlato più volte del complotto. Nel 2008 Voyager di Roberto Giacobbo ha dedicato un’intera puntata, interpellando – tra gli altri – Rosario Marcianò in qualità di “esperto”. La trasmissione Rebus, in onda sulla rete locale Odeon e condotta da Maurizio Decollanz, ha imbastito ben due puntate nel 2007 e nel 2009. A Che tempo che fa, sempre nel 2008, Piero Pelù ha invitato Fabio Fazio a “occuparsi” delle scie chimiche.
(Forse non lo sapevate, ma Romina Power ha fatto una canzone sulle scie chimiche.)
Poi, ovviamente, c’è la politica – che negli anni ha sempre dimostrato un interesse costante e non sporadico. Dal 1996 a oggi sono state presentate più di quindici interrogazioni parlamentari sulle scie chimiche, tutte molto simili tra loro e rivolte di volta in volta ai ministeri di Ambiente, Salute o Difesa.
I primi a chiedere “spiegazioni” sono stati Italo Sandi e Piero Ruzzante dei Democratici di Sinistra, seguiti a ruota da onorevoli dei Comunisti Italiani, dell’Ulivo e dell’Udc. Nel 2008, Sandro Brandolini del Partito Democratico ha ricevuto una risposta dal sottosegretario per l’ambiente Roberto Menia, in cui si specificava che “dall'esame della letteratura scientifica internazionale e del contenuto dei siti web specialistici non è possibile confermare l'esistenza delle scie chimiche”.
Nemmeno questa smentita, però, è servita placare i parlamentari. Tra il 2009 e il 2011 sono arrivate altre tre interrogazioni – compresa quella del leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. Una delle ultime è stata quella del famigerato Domenico Scilipoti, all’epoca nel gruppo di Iniziativa Responsabile.
In aula il deputato ha parlato di “piogge provocate dalle operazioni militari” e chiesto la “cancellazione del segreto di Stato relativo alle scie chimiche”, invitando anche a “chiarire l’influenza che le operazioni di scie chimiche dal 2003 ad oggi hanno avuto sulla salute degli italiani”. La scorsa legislatura, infine, era entrato in Parlamento un convinto sostenitore della teoria – l’ex deputato del Movimento Cinque Stelle Paolo Bernini.
Guerra climatica
La presa trasversale delle scie chimiche sulla politica italiana – e più in generale sulla politica – illustra alla perfezione quanto sia difficile collocare questo complotto nel tradizionale spettro ideologico destra/sinistra.
Come ha scritto la ricercatrice Rose Cairns nel paper Climates of suspicion: “chemtrail” conspiracy narratives and the international politics of geoengineering,
A volte il discorso sulle scie chimiche tocca tematiche più di “sinistra” (come l’ingiustizia sociale, il potere delle multinazionali e l’ambiente); in altri casi è legato alle preoccupazioni sull’invasività del governo, allo scetticismo climatico e alla paura di subire limitazioni della libertà individuale, che sono temi più di “destra”.
Sempre per Cairns, il successo della teoria è decisamente meno stravagante di quanto possa apparire a prima vista.
Se inserito all’interno del dibattito sui cambiamenti climatici, sempre più contrassegnato da termini quali “catastrofe” ed “estinzione”, il complotto in esame è l’estrema manifestazione di un “un più ampio clima culturale di paura”. Non a caso, la teoria è apparsa negli anni Novanta – quando cioè sono usciti i primi rapporti del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc), e la scienza sul cambiamento climatico causato dalle attività umane si è fatta più consolidata e allarmante.
E qui arriviamo al punto cruciale, ossia il nucleo di verità contenuto nella teoria: le scie degli aerei non sono innocue, e rappresentano il sintomo del devastante impatto che l’uomo e l’industria hanno sul pianeta.
La ricercatrice Diana Bernstein ha spiegato a VICE Italia che “durante il giorno le scie di condensazione riflettono la luce del Sole nello spazio, e durante la notte intrappolano il calore che arriva dalla superficie terrestre, in questo caso riscaldando l’aria sottostante”.
L’aumento smisurato dei voli esacerba questa dinamica, e aumenta alla grande le emissioni di CO2. A tal proposito, Bernstein ha detto che “nei prossimi decenni ci aspettiamo un aumento nel traffico aereo del 5 per cento ogni anno, e quindi un aumento delle emissioni di CO2 in atmosfera e del riscaldamento”.
In definitiva, le scie sono dannose ma non per i motivi indicati dai complottisti. Di conseguenza, scrive Wu Ming 1 in La Q di Qomplotto,
L’ansia per quel che stava accadendo all’atmosfera e al clima era dirottata, pervertita e incanalata lontano da qualunque agire costruttivo. Anzi, da qualunque agire, punto. Perché se dietro il disastro climatico c’era un potere occulto e onnipotente […], non poteva che derivarne un senso di impotenza. Che possibilità di agire c’era contro un nemico tanto forte da controllare l’atmosfera e cambiare il clima? Nessuna. E se non potevi far nulla, l’unica consolazione era gridare: io so che il complotto esiste!
Insomma: “ogni minuto dedicato alle scie chimiche”, chiosa WM1, è un minuto “sottratto a vere battaglie ambientali”.
Articoli e cose notevoli che ho visto questa settimana:
Il fondatore di InfoWars Alex Jones dovrà risarcire due famiglie delle vittime della strage nella scuola di Sandy Hook, che per lui non è mai esistita (Blake Montgomery, The Daily Beast)
Un thread molto interessante sul complottismo su TikTok, che fa numeri pazzeschi ed è in qualche modo incoraggiato - o comunque non ostacolato - dall’algoritmo del social (Abbie Richards, Twitter)
YouTube ha dato una sostanziosa falciata a diversi canali e centinaia di migliaia di video che promuovevano contenuti antivaccinisti (Brandy Zadrozny, NBC News)
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