Il 'Guru Qomplottista' che vuole prendere il potere in Francia
L’inquietante vicenda di Rémy Daillet-Wiedemann, l’ex politico moderato che sogna un colpo di stato e finanzia i rapimenti di bambini ispirandosi a QAnon.
Benvenute e benvenuti alla puntata #26 di COMPLOTTI!, la newsletter sulle teorie delle complotto che ti porta dentro la tana del Bianconiglio.
Questa è la seconda parte della mini-serie sui “guru complottisti” emersi durante la pandemia. Oggi non siamo in Canada, ma in Francia; e il caso di cui parlerò è decisamente più inquietante di quello della cosiddetta “Regina” Romana Didulo.
Intanto, prima di partire, una comunicazione di servizio: a luglio (e probabilmente anche agosto), la newsletter avrà una cadenza bisettimanale.
Operazione Lima
Intorno alle undici e mezza del 13 aprile 2021, tre uomini suonano alla porta di un’abitazione nel piccolo paese di Saint-Dié-des-Vosges nel dipartimento dei Vosgi (nella Francia orientale).
L’anziana proprietaria è sorpresa, perché non aspettava visite per quell’ora, ma apre comunque.
Gli uomini si presentano come dei funzionari dei servizi sociali, venuti lì a fare una “visita a sorpresa” e verificare le condizioni dell’appartamento in cui la donna vive con Mia, la nipote di otto anni.
I tre, mostrando anche un tesserino del ministero della giustizia, spiegano che la bambina deve venire con loro per un “appuntamento in un centro specializzato”. Gli uomini prendono Mia e la caricano in un furgone. La donna però viene subito assalita dai dubbi e contatta i servizi sociali. La risposta le gela il sangue: non era in programma alcun “appuntamento”.
E non si trattava nemmeno una “visita a sorpresa”: era un vero e proprio rapimento.
I sospetti si concentrano sin da subito sulla madre, Lola Montemaggi. Qualche mese prima, a gennaio del 2021, la 28enne aveva divorziato dal marito. In un primo momento la custodia della figlia era stata assegnata proprio a lei; poco dopo, però, un giudice minorile aveva affidato la bambina ai nonni, che l’avevano cresciuta fino a cinque anni.
La decisione era stata dettata dal fatto che la madre aveva venduto la casa e i mobili per acquistare un camper e vivere “al di fuori dei radar della società”. Erano venuti fuori altri comportamenti estremamente problematici, tra cui le violenze nei confronti dell’ex compagno, le tendenze suicide e il rifiuto di mandare la figlia a scuola.
A preoccupare sono anche alcuni post di Montemaggi su Facebook, in cui parlava di cose come il “nuovo ordine mondiale” e rilanciava teorie del complotto sulla tecnologia 5G e i vaccini.
Montemaggi non accetta la sentenza del tribunale. Anzi: pensa che sia una cospirazione ordita da una fantomatica “Cabala” di pedofili satanisti che sottraggono bambini in tutto il mondo – una delle narrazioni centrali del movimento di QAnon.
Per “salvare” la figlia, dunque, organizza la sua “liberazione” insieme a soggetti appartenenti ad ambienti complottisti, estremisti e survivalisti, alcuni dei quali seguiti dall’intelligence in quanto persone radicalizzate e potenzialmente pericolose.
L’operazione viene ribattezzata “Lima” – dai nomi di Lola e Mia – e l’esecuzione è certosina. Dopo il “prelevamento” dalla casa della nonna, la bambina e la madre vengono portate nei pressi della frontiera con la Svizzera, che oltrepassano a piedi.
Un complice le accompagna in un hotel a Estavayer-le-Lac, in cui passano la notte tra il 13 e il 14 aprile. Il giorno seguente prendono un taxi per Neuchâtel, dove un’altra complice le ospita a casa sua. I giorni successivi Montemaggi e la figlia alloggiano in una casa occupata di Sainte-Croix, nel cantone francofono svizzero di Vaud.
Le forze dell’ordine le scoprono lì dentro il 18 aprile, cinque giorni dopo la fuga iniziale. La madre è arrestata, mentre Mia è tratta realmente in salvo e restituita alla nonna.
La vicenda sconvolge la Francia, sia per la gravità del fatto in sé che per le modalità con cui è avvenuto. Il procuratore di Nancy François Perain la definisce una “operazione di stampo militare estremamente ben preparata”.
Interrogando uno dei sospettati, la polizia scopre un dettaglio inquietante: il rapimento di Mia è stato ispirato e finanziato – con una cifra che si aggira intorno ai tremila euro – da un “guru” complottista francese residente in Malesia, chiamato Rémy Daillet-Wiedemann.
Il 20 aprile la magistratura francese spicca nei suoi confronti un mandato di cattura internazionale. In un’intervista con BMFTV, tuttavia, l’uomo rivendica l’azione in questi termini: “non si tratta di un rapimento, ma della restituzione di una bambina a sua mamma, dietro sua richiesta”.
La gente, continua, “è inquieta per i tanti allontanamenti illegittimi delle famiglie. Ci sono migliaia di allontanamenti illegittimi”. Il sottotesto non potrebbe essere più chiaro: finalmente qualcuno ha preso la questione di petto.
Il Guru dei Qomplotti
Anche se è difficile da credere, Daillet-Wiedemann (nato nel 1966) ha un passato da politico centrista e moderato. Nella seconda metà degli anni Zero, infatti, si unisce al Mouvement Démocrate dell’Alta Garonna di François Bayrou; secondo una militante ci entra grazie alla raccomandazione del padre, il politico Jean-Marie Daillet.
La stessa, parlando con il sito Streetpress, racconta di un “tizio affascinante, pieno di idee e progetti” che raccoglie intorno a sé una ventina di fedeli – soprattutto “intellettuali e diplomatici”. Ben presto, però, i compagni di partito iniziano a nutrire dubbi su di lui.
Daillet-Wiedemann racconta di essere stato volontario nella guerra dell’ex Jugoslavia in una brigata croata. Poi si fa notare con una serie di azioni pubbliche per impedire la chiusura di un’impresa locale, passando il tempo in auto davanti alla fabbrica in quelli che chiama gli “scioperi del freddo”. Come ricorda Query, mano a mano che “i comportamenti istrionici si moltiplicano” il partito ne prende le distanze; è infine espulso nel marzo del 2010.
A quel punto si inventa una carriera da influencer e venditore su Internet. Utilizzando lo pseudonimo “Max Montgomery”, promuove corsi di storia per bambini e l’istruzione parentale sull’emittente di estrema destra TV Libertés. Fonda l’associazione L’école à la maison (“La scuola a casa”) e scrive un libro – tutto rivolto contro la scuola pubblica – in cui consiglia metodi per evitare test, vaccinazioni e ispezioni dei funzionari pubblici che devono verificare la corrispondenza degli insegnamenti domestici con i programmi ministeriali.
Tuttavia, altre associazioni di homeschooling lo tengono a distanza; Daillet-Wiedemann usa infatti l’istruzione parentale per parlare d’altro, cioè di teorie del complotto e propositi eversivi.
Tra il 2014 e il 2015 salta completamente il fossato. Si avvicina a gruppi ultracattolici e complottisti d’estrema destra, come “Civitas” e “Dissidence”, e apre un sito in cui caldeggia un rovesciamento violento dello stato francese (dove però non compare ancora il suo nome). Nel frattempo, l’uomo si trasferisce in Malesia con la moglie e i loro otto figli.
Quando esplode la pandemia di coronavirus, Daillet-Wiedemann ci scorge una grande opportunità – come del resto fanno tanti altri professionisti della cospirazione – e rilancia il sito, mettendoci però il nome e la faccia.
A ottobre del 2020 stila un vero e proprio programma golpista “popolare” che comprende, tra le varie cose: un “processo di Norimberga” per tutti i ministri dei governi dal 1981 a oggi; la cancellazione delle multe; lo stralcio di diverse tasse; lo smantellamento degli autovelox; la “sospensione immediata” delle scie chimiche; l’abolizione della massoneria; la messa al bando dell’aborto; l’interruzione di qualsiasi installazione della rete 5G; e molto altro ancora.
Inizia anche a fare video su YouTube – subito rimossi dalla piattaforma – in cui rilancia idee e slogan mutuati da QAnon (come WWG1WGA, “Dove va uno andiamo tutti”), sparge disinformazione sui vaccini e si rivolge ad “ex militari” per preparare “un’azione risolutiva” contro Macron e i politici francesi. “Ho deciso di prendere il potere in Francia, di restituire le vostre libertà e di fare cessare questa distruzione”, proclama in una clip.
Su Facebook e Telegram – dove utilizza lo pseudonimo Thibault Lacroisade – difende negazionisti dell’Olocausto come Vincent Reynouard, pubblica post che mettono in dubbio l’esistenza delle camere a gas e invita a vandalizzare i monumenti che ricordano le stragi naziste.
Daillet-Wiedemann assume così un’enorme rilevanza negli ambienti del complottismo francese. Secondo Sofia Lincos e Giuseppe Stilo di Query, una parte del suo successo deriva dal fatto che
fa appello a sentimenti ben presenti nella Francia profonda, quella del successo del Front National di Jean-Marie Le Pen, ma ancora prima, negli anni ‘50, delle idee populiste di un politico oggi dimenticato ma ancora assai ricordato in Francia: Pierre Poujade, uno degli inventori del populismo, del qualunquismo contemporaneo e della lotta al “bolscevismo fiscale” e alle regole pubbliche, avvertite come insopportabili, asfissianti e inapplicabili.
Nell’arco di poco tempo, inoltre, Daillet-Wiedemann riesce a raccogliere intorno a sé migliaia e migliaia di persone; non tutte, però, esattamente pacifiche.
Il 25 novembre del 2020, ad esempio, un uomo si lancia con la sua auto contro il commissariato della polizia a Dax, cittadina nel dipartimento delle Landes. Da un anno intratteneva una fitta corrispondenza proprio con il guru.
Qualche mese dopo, per l’appunto, arriva il rapimento di Mia. Uno dei cinque membri del commando, Adrien B. (soprannominato “Booga”), ha raccontato agli inquirenti che stavano progettando il secondo rapimento di un’altra bambina di sei anni, questa volta nel dipartimento del Puy-de-Dôme.
Non solo: il gruppo era imbevuto della propaganda di Daillet-Wiedemann, e si considerava una specie di cellula della “resistenza contro la dittatura sanitaria”. In una perquisizione effettuata a Parigi, nell’appartamento di uno degli arrestati spuntano fuori un sacchetto di polvero da sparo e un manuale per fabbricare esplosivi: l’idea era quella di attaccare un centro vaccinale.
Rapire i bambini per proteggerli dalla “Cabala”
All’inizio di giugno del 2021, le agenzie riportano che Rémy Daillet-Wiedemann è arrestato nell’isola di Langkawi in Malesia. Secondo le prime informazioni, l’uomo e la moglie avevano i passaporti scaduti.
Viene subito estradato in Francia, dove atterra il 16 dello stesso mese. Nell’udienza di convalida dell’arresto, di fronte al tribunale di sorveglianza di Nancy, l’uomo si dichiara un “prigioniero politico” e annuncia la sua intenzione a candidarsi alla presidenza della Repubblica perché in Francia deve “cambiare tutto”.
Figure come Daillet-Wiedemann erano già da tempo una fonte di inquietudine per le autorità francesi. A febbraio del 2021, la ministra delegata per la cittadinanza Marlène Schiappa aveva detto a France 3 che l’evoluzione di “nuovi gruppi complottisti” sul suolo francese era “molto allarmante”.
Secondo un rapporto interno del MIVILUDES - l'agenzia governativa francese che monitora i movimenti settari – sempre nello stesso mese c’erano state almeno 15 segnalazioni legate a QAnon, un numero in crescita e per questo “altamente preoccupante”.
A ogni modo, uno degli aspetti più significativi del rapimento di Mia è che ricalca in tutto e per tutto alcuni casi analoghi avvenuti negli Stati Uniti.
Nel marzo del 2020 Neely Blanchard – una donna del Kentucky legata al movimento anti-governativo dei “cittadini sovrani” e a QAnon – aveva tentato di rapire le sue due figlie, sottraendole alla nonna. Qualche mese dopo, nell’agosto del 2020, una donna di nome Cynthia Abcug stava per compiere un assalto armato per riprendersi la figlia 15enne, tolta dalla sua custodia l’anno prima.
Abcug era convinta che la famiglia affidataria fosse composta da “pedofili” e “adoratori di Satana”, e aveva chiesto aiuto a dei seguaci di QAnon. Il piano è stato sventato dalla stessa figlia, che ha allertato le forze dell’ordine.
Nell’ottobre del 2020 un’altra donna, Emily Jolley, è stata arrestata in Oregon per aver rapito il suo figlio di sei anni. Come Blanchard, anche Jolley faceva parte dei “cittadini sovrani” ed era ossessionata da QAnon: sui social network postava articoli in cui i servizi sociali erano accusati di estrarre l’adrenocromo dai bambini.
Riferendosi a questi episodi, la giornalista Melissa Gira Grant ha scritto su The New Republic che QAnon ha una specie di “politica sessuale”; nel senso che una “buona madre” deve sempre stare all’erta e difendere i propri figli da pedofili e trafficanti, che sono potenzialmente ovunque e possono colpire chiunque.
E se questo significa commettere reati o intraprendere azioni violente – sobillati dai vari Daillet-Wiedemann, interessati soltanto al potere personale – poco importa: il fine giustifica sempre il mezzo.
Articoli e cose notevoli che ho visto questa settimana:
La storia del meme “White Boy Summer”, dietro al quale ci sono meme neonazisti e la glorificazione della violenza suprematista (Robert Evans e Garrison Davis, Bellingcat)
Secondo questa inchiesta, l’ex consigliere di Trump per la sicurezza nazionale Michael Flynn ha alimentato e sfruttato QAnon soprattutto per motivazioni economiche (Candace Rondeaux, The Intercept)
È uscito uno dei migliori documentari sull’assalto al Congresso americano, frutto di un’inchiesta durata sei mesi (New York Times)
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