Long Covid politico
Dalle elezioni europee alle audizioni di Anthony Fauci negli Stati Uniti, il complottismo pandemico continua a condizionare la vita pubblica.
Benvenute e benvenuti alla puntata #75 di COMPLOTTI!, la newsletter sulle teorie del complotto che ti porta dentro la tana del Bianconiglio.
Gli ottimi risultati dei partiti di estrema destra hanno (giustamente) monopolizzato la discussione sulle ultime elezioni europee. Ma la tornata elettorale ha dimostrato anche un’altra cosa: la persistenza del complottismo pandemico nella politica occidentale. Oggi vediamo come.
Prima di partire segnalo che sono stato ospite del podcast settimanale Fuori da qui di Simone Pieranni, dove abbiamo analizzato alcuni aspetti delle europee. La puntata si può ascoltare qui.
Ricordo inoltre che è uscito il mio ultimo saggio Le prime gocce della tempesta. Si può acquistare nelle librerie (quelle indipendenti sono sempre da preferire) e nei negozi online. Sul mio profilo Instagram trovate una rassegna stampa aggiornata e le date delle presentazioni, che aggiorno man mano.
La festa è finita
Fino a un mese fa, nessuno avrebbe scommesso che una lista con uno scoiattolo mascherato da Guy Fawkes come simbolo avrebbe raggiunto quasi il 5 per cento dei voti in Spagna.
Anche perché, molto semplicemente, quella lista nemmeno esisteva.
Eppure, in una delle più grandi sorprese delle europee spagnole, è andata proprio così. Se Acabó La Fiesta (La festa è finita) è un partito che non è definibile tale, senza dei veri candidati, con un vago accenno di programma e appena trenta giorni di vita.
Nonostante ciò – o forse proprio per questo – ha raccolto più di ottocentomila voti (provenienti in larga parte da giovani maschi) e manderà tre eurodeputati a Strasburgo, tra cui il fondatore Alvise (Luis all’anagrafe) Pérez.
Il 34enne non è un politico di professione, ovviamente; è un influencer che può contare quasi un milione di follower – che lui chiama “scoiattoli” – su Instagram e mezzo milione su Telegram.
Come ha ricostruito Jacopo Di Miceli su Facta, Pérez ha mosso i primi massi nei liberaldemocratici – prima nel Regno Unito, e poi in Spagna con Ciudadanos. Successivamente si è avvicinato alle posizioni di Vox, il partito dell’estrema destra spagnola, e del movimento ultracattolico Hatze Oir.
Il grande salto è arrivato con la pandemia di Covid-19, quando i canali social di Alvise sono diventati uno dei principali hub disinformativi spagnoli. Lui stesso ha rilanciato a tutto spiano teorie antivacciniste e anti-restrizioni sanitarie, contenuti paranoici sul Grande Reset, nonché presunte informazioni “riservate” su politici e giornalisti “corrotti”. Questa pratica gli è costata diverse denunce per diffamazione, da cui potrebbe schermarsi grazie all’immunità parlamentare.
Per il resto, Pérez ammicca spesso a QAnon parlando di “Deep State” – termine che nel gergo qanonista indica la “cabala” di pedofili satanisti annidata nelle istituzioni statunitensi – e promettendo di combattere il traffico di minori e la pedofilia, un altro tormentone del movimento complottista.
Un altro punto di contatto con la teoria statunitense sta nelle fantasie di vendetta coltivate contro gli avversari politici, e più in generale contro chiunque sia considerato un nemico. Nel suo discorso di festeggiamento ha invitato il premier socialista Pedro Sánchez a “nascondersi in un baule perché ti metteremo in prigione” ed espresso la volontà di costruire un carcere da 40mila posti, che sarebbe il più grande d’Europa.
Per Di Miceli, l’ideologia di Alvise è “un pastone populista ultralibertario e ultraliberista ispirato ai leader sudamericani Najib Bukele, in El Salvador, e Javier Milei, in Argentina, tanto da venir considerato, nello spettro politico spagnolo, alla destra del partito di estrema destra Vox”.
Sopra ogni cosa, Pérez è però un prodotto della pandemia e del complottismo pandemico. E in Europa non è di certo l’unico.
In Romania, ad esempio, ha raggiunto il 5 per cento dei voti il partito di estrema destra SOS Romania, fondato soltanto tre anni fa. La lista è riuscita a eleggere due europarlamentari, tra cui la fondatrice Diana Șoșoacă, una delle figure più divisive e peculiari della politica rumena.
La donna – che di mestiere fa l’avvocata ed è senatrice eletta nelle file di Alleanza per l’Unione dei Romeni (da cui è uscita) – ha posizioni esplicitamente filorusse, antivacciniste e complottiste.
Come Pérez, durante la pandemia anche Șoșoacă ha diffuso propaganda antiscientifica a piene mani – bollando la campagna vaccinale anti-Covid (che in Romania ha avuto tassi particolarmente bassi) come una “vera e propria campagna di sterminio di massa”, oppure indossando una museruola in Parlamento per protestare contro le mascherine.
Nel 2021 si è resa protagonista di un episodio piuttosto grave: ha letteralmente sequestrato nel suo ufficio la giornalista italiana Lucia Goracci, colpevole di averle chiesto conto di alcune sue affermazioni antivacciniste.
“Il tuo posto è in prigione”
Le ripercussioni del complottismo pandemico sono fortissime anche dall’altro parte dell’Atlantico.
Qualche giorno prima delle europee, più precisamente il 3 giugno, l’immunologo statunitense Anthony Fauci – che per oltre quarant’anni è stato il direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid) – è apparso di fronte alla commissione della Camera statunitense sulle origini del Covid-19.
Si è trattata della prima audizione pubblica di Fauci da quando è andato in pensione, nonché il culimine – come l’ha definito il New York Times – di “un’inchiesta durata 15 mesi che in teoria doveva indagare sull’origine della pandemia, ma che alla fine si è trasformata in un referendum su Fauci”.
Se per i democratici l’immunologo è un eroe civile, per i repubblicani (che in questo momento hanno la maggioranza sia alla Camera che alla commissione Covid) è una specie di eminenza grigia implicato in mille impicci.
Non a caso, nel corso dell’audizione a Fauci è stato imputata ogni nefandezza: tra cui l’imposizione di misure restrittive senza una valida base scientifica; l’occultamento di prove sulla fuga del virus dal laboratorio di Wuhan, uno scenario che viene data per assodato quando non lo è affatto; e addirittura una qualche forma di responsabilità nella diffusione originaria della pandemia.
L’immunologo è stato inoltre accusato di essersi “inventato” le regole di distanziamento sociale e l’uso delle mascherine – un’accusa che ha avuto molta risonanza anche in Italia, finendo in una prima pagina del quotidiano La Verità che è un monumento all’inversione della realtà.
In realtà, com’è stato ricostruito in questo articolo di fact-checking della testata brasiliana Estadão, Fauci non si è inventato un bel niente.
L’implementazione di quelle misure è stata infatti raccomandata dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC, l’equivalente statunitense dell’Istituto Superiore di Sanità) sulla base di studi scientifici condotti in passato su altri virus respiratori, e poi su quelli condotti sulle modalità di diffusione di Sars-Cov-2.
Il momento clou è arrivato quando ha preso la parola la deputata trumpiana e qanonista Marjorie Taylor Greene, che da anni è nemica giurata dell’immunologo. E lo si è visto; eccome, se lo si è visto.
La repubblicana ha accusato Fauci di aver costretto i bambini ad andare con la “museruola” in classe e di aver autorizzato crudeli esperimenti scientifici sui cani di razza beagle, esibendo la foto di uno studio condotto in Tunisia in cui il Niaid non c’entrava nulla.
La parlamentare si è anche rifiutata di appellarlo con il titolo di dottore, perché “quell’uomo non merita di avere l’abilitazione [alla professione medica]”, e ha detto che Fauci è “pagato da Big Pharma” (un’altra accusa, manco a dirlo, priva di fondamento).
Il suo intervento si è concluso chiedendo l’apertura di un’inchiesta penale per fantomatici “crimini contro l’umanità” commessi dall’immunologo, che a suo avviso “dovrebbe stare in prigione”.
Come prima, ma peggio
Sebbene la commissione a maggioranza repubblicana non abbia prodotto alcuna prova sul presunto coinvolgimento di Fauci nell’origine della pandemia, il semplice fatto che l’immunologo abbia deposto alla Camera è stata interpretata dagli ambienti complottisti ed estremisti come la validazione delle loro teorie.
“Questa è la caduta di Fauci”, ha sentenziato Kim Dotcom, il fondatore di Megaupload che negli ultimi anni ha convintamente abbracciato il complottismo. “Il Covid-19 […] è un virus creato dagli scienziati americani con la copertura di un laboratorio in Cina”, ha continuato. “Il più grande crimine dell’umanità ha ucciso più persone dell’Olocausto nazista contro gli ebrei”.
Giusto per fare un esempio italiano, l’ex conduttrice televisiva Heather Parisi – ebbene sì, Heather Parisi – ha scritto su X che “la deposizione di #Fauci davanti al Congresso #USA tolglie [sic] ogni dubbio sulla criminale gestione della pandemia. Chiunque continui a sostenere la narrazione ufficiale o è un perfetto imbecille o è in perfetta malafede”.
Ora: è importante sottolineare che queste non sono affatto teorie innocue.
Durante la deposizione, Fauci ha ricordato di aver ricevuto “minacce di morte credibili” che hanno “portato all’arresto di due persone […] che chiaramente avevano l’intenzione di uccidermi”.
In un’intervista alla CNN andata in onda il giorno dopo l’audizione, l’immunologo ha rivelato di aver immediatamente notato “un incremento delle minacce di morte”, poiché “ci sono segmenti della popolazione che credono in queste cose prive di senso”.
L’audizione di Fauci ha dunque rimesso in circolo teorie del complotto pandemiche che, pur essendo state ampiamente smentite – continuano a rimanere incistate nel dibattito pubblico e a condizionare il quadro politico, come si è visto nelle ultime europee.
È come se fossimo affetti da un’infezione i cui sintomi non passano mai veramente – una sorta di Long Covid politico, un’espressione recentemente utilizzata dal politologo David Runciman.
In un approfondito articolo sul Guardian, il professore di Cambridge ha provato a descrivere in questo modo l’attuale quadro politico occidentale:
Il dramma iniziale è finito, per essere rimpiazzato da una serie di malanni persistenti. Esattamente come succede con il Long Covid, ogni paese soffre a modo proprio, intrappolato nel proprio dolore privato. Il trauma provocato dalla novità ha lasciato il posto a una costante sensazione di affaticamento.
Il Long Covid politico non crea grandi stravolgimenti; non disintegra il sistema istituzionale, né innesca grandi rivoluzioni. Mantiene piuttosto il quadro politico in uno stato di costante destabilizzazione, il che comporta un’altissima volatilità elettorale.
I successi degli Alvise Pérez di turno sono un sintomo di questa condizione, così come – su scala molto più ampia – la possibile rielezione di Donald Trump.
In un certo senso, insomma, è andata come aveva previsto lo scrittore francese Michel Houellebecq: dopo il Covid tutto è rimasto come prima, e al tempo stesso tutto è un po’ peggiorato.
Articoli e cose notevoli che ho visto in giro
Stando a questa inchiesta-bomba, durante la pandemia l’esercito statunitense ha promosso una campagna antivaccinista nelle Filippine per screditare il vaccino cinese Sinovac (Chris Bing e Joel Schectman, Reuters)
Oltre a quelle che ho citato in questa puntata, nell’Europarlamento sono entrate altre figure particolari ed estreme – tra cui ex piloti influencer con simpatie neonaziste, macellaie di destra di 76 anni e politici che spengono l’Hanukkah con un estintore (Eddy Wax e Hanne Cokelaere, Politico)
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