La (non) morte di Trump
In un altro caso di complottismo che gli si ritorce contro, Trump è stato al centro di speculazioni infondate sulla sua morte.
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#TrumpIsDead
Le conferenze stampa di Donald Trump nello Studio Ovale sono ormai un genere a sé stante.
Si tratta di lunghe ed estenuanti maratone in cui il presidente scherza, divaga, fa annunci clamorosi, minaccia dazi, attacca i suoi nemici, si auto-elogia o tende imboscate ai leader stranieri che non gli piacciono.
Quella del 2 settembre 2025, tuttavia, è stata bizzarra persino per gli standard trumpiani.
A un certo punto, infatti, il giornalista di Fox News Peter Doocy ha chiesto a Trump se fosse a conoscenza di essere morto.
Facendo un sorrisino, il presidente statunitense ha detto di non saperne nulla – salvo poi passare in rassegna tutte le voci su di lui, una dopo l’altra.
“Sono stato molto attivo nello scorso fine settimana”, ha detto Trump, spiegando di aver fatto diverse apparizioni mediatiche, di essere andato a giocare a golf nel suo club in Virginia e di aver postato a manetta su Truth Social.
“NON MI SONO MAI SENTITO COSÌ BENE IN VITA MIA”, aveva scritto in un post apparso il 31 agosto.
Nemmeno quella rassicurazione era però riuscita a spegnere le ipotesi sulla sua dipartita, che per un’intera settimana hanno ingolfato X, Bluesky, Reddit e TikTok.
Utenti e influencer di orientamento liberal, e pure qualche politico del Partito Democratico, hanno sostenuto che il presidente era morto – o comunque sul punto di morire – e che la Casa Bianca aveva insabbiato il tutto.
Gli hashtag #TrumpIsDead e #WhereIsTrump sono così entrati nei trending topic, riempiendosi di post virali che contenevano le presunte “prove” della sua scomparsa.
Tra queste spiccavano foto alterate digitalmente con l’intelligenza artificiale, video decontestualizzati, immagini tempestate di frecce o elementi grafici per smascherare presunti ritocchi, comparazioni tra video di periodi differenti per capire se Trump fosse stato sostituito da un body double, e sovrainterpretazioni di dichiarazioni dello stesso Trump o del vicepresidente JD Vance.
Diversi account hanno poi affermato che Trump sarebbe stato trasportato d’urgenza all’ospedale militare Walter Reed dopo essere stato colpito da un infarto (o un’altra malattia grave), e che la moglie Melania sarebbe stata avvistata nei paraggi della struttura.
Nulla di tutto ciò è vero; ma poco importa.
Siamo di fronte a un modus operandi molto simile a quello adottato dal movimento di QAnon.
E infatti, anche in questo caso si è parlato di BlueAnon – un’espressione che designa un certo tipo di complottismo progressista antitrumpiano.
Lividi e strette di mano
Come ha rimarcato il giornalista Mike Rothschild, “intorno alla salute di Trump e ai suoi guai giudiziari si è costruita una vera e propria industria delle illusioni” alimentata da “un intero ecosistema di influencer di sinistra” per incassare like, follower e – in certi casi – anche soldi.
Le teorie sulla morte di Trump seguono dunque un copione già collaudato all’epoca dell’attentato di Butler del luglio 2024: si parte da circostanze reali per arrivare rapidamente alla costruzione di una realtà parallela e alternativa.
In questo caso c’entrano la scomparsa di Trump dalle scene pubbliche per qualche giorno – un fatto inusuale per un personaggio che ha costruito la sua fama sull’ubiquità mediatica – e i dubbi sul suo reale stato di salute.
A quest’ultimo proposito, l’indicatore più visibile che qualcosa non torni sono i vistosi lividi violacei sulle mani di Trump, a volte coperti con del trucco piuttosto vistoso.
Il medico della Casa Bianca Sean Barbabella ha attribuito quelle lesioni alle troppe strette di mano – una spiegazione ritenuta poco convincente – e alla regolare “assunzione di aspirina”, che farebbe parte del “regime standard di prevenzione cardiovascolare”.
La portavoce Karoline Leavitt ha inoltre comunicato che a Trump è stata diagnosticata una “insufficienza venosa cronica”, una patologia che spiegherebbe anche le caviglie estremamente gonfie visibili in molte foto.
A parte queste piccole complicazioni, la Casa Bianca assicura che il presidente è in “ottima salute”.
Tuttavia, è risaputo che Trump ha mentito più volte in passato sulle sue vere condizioni mediche, o comunque le ha minimizzate e nascoste.
Nel 2018 – puntualizza il New York Times – l’ex medico personale di Trump Harold Bornstein aveva denunciato la sparizione delle cartelle cliniche del suo cliente più illustre: a suo dire erano state trafugate dal suo studio con un vero e proprio “raid” compiuto da da emissari trumpiani.
Bornstein aveva poi rivelato che Trump assume antibiotici per tenere sotto controllo la rosacea (una malattia della pelle); una statina per il colesterolo alto; e la finasteride, un farmaco per la prostata che favorisce la crescita dei capelli.
Lo stesso medico, infine, aveva smentito una lettera del 2015 in cui descriveva Trump come “l’individuo più in salute ad essere eletto presidente”. In un’intervista alla CNN aveva detto che quel testo era stato “dettato da Trump in persona”.
E ancora, giusto per fare un esempio più recente: nell’ottobre del 2020, all’apice della seconda ondata della pandemia, l’infezione da Covid-19 contratta dal presidente era molto più grave di quanto non fosse trapelato in pubblico.
Secondo alcune fonti, il livello di ossigeno di Trump si era abbassato al punto tale da far ipotizzare ai medici il ricorso al ventilatore polmonare (che poi non si è più reso necessario).
Aveva rischiato grosso, insomma.
Una questione di sicurezza nazionale
C’è poi un dato ineludibile che nutre questo tipo di teorie: Trump è vecchio.
Lo testimoniano vari segnali fisici, tra cui gli inciampi sulla scaletta dell’Air Force One e le camminate incerte, e pure quelli cognitivi.
Negli ultimi tempi i suoi discorsi – e attenzione: già lo erano prima – si sono fatti sempre più incoerenti e confusionari con tanto di nomi, date e paesi sbagliati di continuo.
Per quanto possa pubblicare illustrazioni fatte con l’IA in cui ha le fattezze di Superman o appare pompatissimo, Trump rimane un uomo sovrappeso di 80 anni che potrebbe diventare il presidente più anziano della storia degli Stati Uniti.
Questa evidenza è stata menzionata anche da uno dei primissimi sostenitori del 47esimo presidente: l’influencer complottista Alex Jones.
In una puntata del suo programma su InfoWars ha detto che le caviglie di Trump sono “enormi” e che il suo declino appare “sempre più veloce”.
Jones ha poi aggiunto che se Trump non si prende cura di lui stesso, magari lavorando di meno, rischia di fare una brutta fine.
Ovviamente, Trump non è il primo presidente a essere investito da questo tipo di dicerie.
Già nel 1959 il ricercatore medico Emanuel Josephson pubblicò un libro intitolato The Strange Death of Franklin D. Roosevelt, in cui fantasticava che il 35esimo presidente facesse ampio uso di sosia.
Trump è però il primo presidente a ricevere lo stesso trattamento che lui stesso ha riservato all’ex presidente democratico Joe Biden e ad altri suoi rivali – su tutti Hillary Clinton.
Solo qualche mese fa aveva amplificato le teorie del complotto sulla “sostituzione” di Biden con un sosia o un robot, accusandolo in maniera davvero odiosa di aver nascosto il cancro alla prostata mentre era ancora alla Casa Bianca (in realtà è stato diagnosticato dopo la fine della sua presidenza).
Come ha annotato la giornalista Sophia Tesfaye su Salon, quelle teorie hanno cambiato di segno:
È stato Trump, trasformando l’età in un’arma politica e presentandola come metro assoluto di idoneità, a prepararsi da solo la trappola in cui oggi è caduto. Il copione si è capovolto: ora è lui a non superare “l’esame MAGA” che il suo stesso trumpismo ha imposto, quello che riduce la leadership alla pura esibizione di vigore fisico.
Oltre a basarsi sui nuclei di verità e sulla mancanza di trasparenza, le speculazioni complottiste sulla salute di Donald Trump esprimono poi una preoccupazione collettiva più profonda.
L’ha sottolineata il giornalista Garrett Graff nella sua newsletter Doomsday Scenario: “un presidente indebolito o non più in grado di esercitare le proprie funzioni rappresenta una delle più gravi emergenze per una potenza nucleare”.
Il 25esimo emendamento, che regola la linea di successione presidenziale in caso di inabilità o malattia, è un prodotto dell’ansia dell’era atomica. La ratio finale di quella norma è che in nessun momento può esistere la minima incertezza su chi abbia il comando dell’arsenale strategico.
È proprio per questo, chiosa Graff, che lo stato di salute di un presidente – che sia reale o presunto cambia poco - non è mai una questione privata: è un tema fondamentale di sicurezza nazionale e internazionale.
Articoli e cose notevoli che ho visto in giro
Robert Kennedy Jr. sta continuando a massacrare la sanità pubblica statunitense e a diffondere pericolose bugie antivacciniste persino durante le audizioni in Senato (Kiera Butler, Mother Jones)
Uno studio ha rilevato che le persone sotto i 35 anni sono le più propense a credere nelle teorie del complotto (Jean-Nicolas Bordeleau, The Conversation)
Il concetto di “remigrazione” si sta espandendo in tutto il mondo, e recentemente è stato adottato dai gruppi di estrema destra del Canada (Canadian Anti-Hate Network)
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Trump è ormai diventato il simbolo dell’impotenza occidentale. La sua disperata rincorsa al vigore della gioventù è vana, il fatto è che chi lo sostituirà sarà anche peggio!
Non faccio parte di quella collettività preoccupata.