Il ritorno della razza
Il “razzismo scientifico” sta rialzando la testa sia in Europa che negli Stati Uniti.
Benvenute e benvenuti alla puntata #94 di COMPLOTTI!, la newsletter che ti porta dentro la tana del Bianconiglio.
Il primo pensiero dell’anno nuovo non può che andare alla giornalista Cecilia Sala, detenuta e torturata senza motivo nel carcere di Evin in Iran. La famiglia ha chiesto il silenzio stampa perché la situazione è molto “complicata e preoccupante”. Speriamo che venga liberata il prima possibile, perché ogni giorno che passa l’angoscia aumenta a dismisura.
Passando a noi, oggi mi occuperò dell’inquietante ritorno del “razzismo scientifico”, che sembrava più o meno debellato – o comunque relegato ai margini – e invece sta rialzando la testa.
Prima di partire, ricordo che il mio ultimo saggio Le prime gocce della tempesta è acquistabile nelle librerie (quelle indipendenti sono sempre da preferire) e nei negozi online. Sul mio profilo Instagram trovate una rassegna stampa aggiornata e le date delle presentazioni.
I nuovi “razzisti scientifici”
Dopo la Seconda guerra mondiale e gli orrori della Shoah, il cosiddetto “razzismo scientifico” – quello basato su classificazioni biologiche del tutto arbitrarie, discipline come la frenologia e pratiche antiscientifiche – è universalmente screditato e inaccettabile nel discorso pubblico dei Paesi occidentali.
O almeno, lo è di facciata.
Come ha rivelato un’inchiesta sotto copertura di Hope Not Hate pubblicata lo scorso ottobre, una rete internazionale di estremisti di destra sta cercando di sdoganare e normalizzare idee sulla “superiorità genetica” della “razza bianca” attraverso podcast, social network, newsletter e paper accademici.
Il nodo principale di questa rete è la Human Diversity Foundation (HDF), un’organizzazione nata nel 2022 sulle ceneri del Pioneer Fund – un’associazione suprematista e razzista statunitense inaugurata nel 1937 e attiva fino a pochi anni fa.
Giusto per rendere l’idea, l’atto fondativo del Pioneer Fund è stato quello di distribuire negli Stati Uniti Erbkrank, un corto realizzato dalla propaganda nazista per promuovere la Aktion T4, il programma di eutanasia forzata delle persone con disabilità che ha causato tra le 275mila e le 300mila vittime.
Le figure principali di HDF sono fondamentalmente tre.
La prima è quella del direttore Emil Kierkegaard, che ha espresso posizioni antifemministe, omolesbobitransfobiche (in un post su X ha scritto che “l’omosessualità è una malattia mentale”) e negazioniste del cambiamento climatico. Sul suo blog ha anche caldeggiato la depenalizzazione della detenzione di materiale pedopornografico.
La seconda è quella di Matthew Frost, responsabile della newsletter Aporia che conta 16mila iscritti e centinaia di abbonati su Substack. Il sito si occupa di “biodiversità umana” e adotta una linea editoriale improntata al cosiddetto “realismo razziale”, sostenendo che esistono differenze tangibili e misurabili tra le varie “razze” – soprattutto per quanto riguarda il quoziente intellettivo.
La terza figura chiave è quella di Erik Ahrens. Si tratta di un estremista di destra tedesco legato agli identitari austriaci guidati da Martin Sellner – l’uomo che più di ogni altro sta popolarizzando il concetto di “remigrazione” – e che ha svolto il ruolo di consulente per i social media per Alternative für Deutschland (AfD).
La scoperta più significativa e inquietante di Hope Not Hate riguarda i finanziamenti: la Human Diversity Foundation ha ricevuto oltre un milione di dollari da Andrew Conru, un ricco imprenditore statunitense del settore tech che nel 1996 ha creato il sito d’incontri Adult FriendFinder.
Dopo la pubblicazione dell’inchiesta Conru ha però fatto sapere al Guardian di aver ritirato il suo appoggio alla HDF, poiché il gruppo si sarebbe allontanato dalla sua “missione originaria” – ossia quella di condurre “ricerche accademiche imparziali”.
I tentativi di infilarsi nel dibattito scientifico
In realtà, la Human Diversity Foundation è sempre stata molto fedele alla sua missione: normalizzare il razzismo attraverso pubblicazioni e paper pseudoscientifici.
In questo, la continuità con il Pioneer Fund è totale.
Per decenni, come ha ricostruito la giornalista britannica Angela Saini nel saggio Superiori: il ritorno del mito della razza, l’associazione ha finanziato riviste come il Mankind Quarterly (ora gestita da Kierkegaard) nonché antropologi e genetisti razzisti.
Tra questi spiccavano scienziati nazisti come Otmar Freiherr von Verschuer, che durante la Seconda Guerra Mondiale aveva condotto esperimenti sui corpi dei bambini uccisi ad Auschwitz; e Roger Pearson, fondatore di diverse riviste pseudo-accademiche attraverso le quali promulgava idee legate al razzismo biologico e all’eugenetica.
Le ricerche sovvenzionate dal Pioneer Fund sono state alla base di The Bell Curve, un saggio del 1994 scritto dal politologo conservatore Charles Murray e dallo psicologo Richard Hernstein che è diventando un bestseller e ha generato parecchie controversie.
Utilizzando anche alcuni “studi” del Mankind Quarterly, gli autori erano arrivati a sostenere che la popolazione nera ha un quoziente intellettivo inferiore di quella bianca. Di conseguenza la diseguaglianza negli Stati Uniti sarebbe causata da fattori “naturali” e genetici, e non dalla discriminazione e dal razzismo sistemico.
Anche la Human Diversity Foundation punta a pubblicare paper su riviste scientifiche legittime e sottoposte a peer review, o comunque a raggiungere un pubblico più ampio.
Per fare ciò, ha scoperto Hope Not Hate, Kirkegaard gestisce una sorta di “gruppo di ricerca clandestino” formato da una decina di “ricercatori indipendenti” che ogni settimana fanno una riunione online per aggiornarsi sui rispettivi lavori.
Uno di questi è Davide Piffer, un italiano che fa parte dell’Ulster Institute for Social Research, un think tank fondato dallo psicologo razzista britannico Richard Lynn – autore di un contestatissimo “database del quoziente intellettivo” che, attraverso dati del tutto inaffidabili, dimostrerebbe l’inferiorità intellettuale delle popolazioni africane.
A ogni modo, un paper di Piffer del 2013 è stato citato nel manifesto di Payton Gendron, il terrorista di estrema destra che ha ucciso dieci persone nere in un supermercato a Buffalo. Un altro suo studio, scritto insieme a Kirkegaard, è stato invece pubblicato nel marzo del 2024 sulla rivista Twin Research and Human Genetics, edita dalla Cambridge University Press.
La newsletter Aporia serve invece a veicolare le stesse idee, ma con un linguaggio più accessibile e divulgativo. Come annotano i giornalisti Harry Shukman e Patrik Hermansson di Hope Not Hate,
le idee razziste sono nascoste sotto strati di numeri, statistiche ed espressioni che servono a dare la parvenza di un rigore accademico, mentre in realtà sono distorsioni, travisamenti e manipolazioni della scienza.
Per il resto l’obiettivo di Aporia è quello di “spostare la finestra di Overton”, ossia rendere nuovamente accettabile il razzismo scientifico e il suprematismo bianco.
In un articolo scritto nel giugno del 2024 da Bo Winegard, un editor della newsletter, si legge ad esempio che “i bianchi non dovrebbero vergognarsi della loro identità e delle loro conquiste culturali. Al contrario, dovrebbero esserne fieri”.
Senza “l’identità bianca”, continua Winegard ammiccando alla teoria del complotto della “sostituzione etnica”, “la cultura europea è destinata a disgregarsi e finire annacquata dentro una pappa insipida e insignificante”.
Make Racism Great Again
L’altro ambito in cui si muove la Human Diversity Foundation è quello politico-mediatico.
Erik Ahrens, come detto in precedenza, è legato agli identitari austriaci e ad Alternative für Deutschland. Per il partito ha seguito la strategia social di Maximilian Krah, espulso dopo aver minimizzato i crimini delle SS in un’intervista con la giornalista di Repubblica Tonia Mastrobuoni.
Ahrens ha poi partecipato all’incontro segreto tra estremisti di destra ed esponenti di AfD tenutosi a Potsdam nel novembre del 2023 e scoperto dalla testata Correctiv.
In quella riunione si era discusso apertamente di “remigrare" due milioni di persone tra migranti irregolari e cittadini tedeschi “non assimilati”, cioè di seconda o addirittura terza generazione.
Parlando a ruota libera con il giornalista sotto copertura di Hope Not Hate, Ahrens ha caldeggiato la creazione di un etno-stato “idealmente nella Germania dell’Est” (area dove AfD è ormai il primo partito) che dovrebbe proteggere i “bianchi cristiani […] come Israele protegge gli ebrei”.
Negli Stati Uniti, le teorie e le personalità legate alla Human Diversity Foundation – e più in generale al “razzismo scientifico” – stanno acquisendo sempre più rilevanza all’interno dell’estrema destra e del mondo MAGA.
Lo scrittore suprematista Steve Sailer, uno dei più accaniti sostenitori del “razzismo scientifico”, è stato invitato nella trasmissione su X dell’ex conduttore di Fox News Tucker Carlson e nel podcast di Charlie Kirk, il fondatore dell’associazione estremista Turning Point USA.
In quest’ultima apparizione Sailer, tra le varie cose, ha falsamente affermato che negli Stati Uniti “i neri tendono a commettere omicidi con una frequenza circa dieci volte superiore a quella dei bianchi, e questo non si spiega solo con la povertà”.
Argomentazioni simili sono state avanzate dall’influencer estremista Bronze Age Pervert, pseudonimo del politologo romeno-statunitense Costin Vlad Alamariu.
Nel suo libro del 2018 Bronze Age Mindset, che ha riscosso un grande successo all’interno degli ambienti trumpiani, Alamariu ha scritto che il mondo è retto su un “ordine naturale” inscalfibile e immutabile, in fondo al quale si trovano (e devono restare) i neri.
Su X sono poi attivi diversi account di “razzisti scientifici” con cui interagisce spesso Elon Musk. Uno di questi è @cremieuxrecueil, elogiato da Aporia come un coraggioso ricercatore indipendente che “ricostruisce le vie genetiche del crimine, dimostrando che la povertà non è una buona spiegazione causale”.
Sebbene queste affermazioni non siano ancora del tutto normalizzate, negli ultimi anni si stanno nuovamente incistando nel dibattito pubblico proprio grazie al lavoro di gruppi come la Human Diversity Foundation.
Dopotutto, ha sottolineato Ali Breland su The Atlantic, il “razzismo scientifico” è un vero e proprio “grimaldello” utilizzato dagli estremisti di destra per scardinare l’idea che il razzismo sia un costrutto sociale e politico.
E soprattutto, è il modo migliore - perché più al passo con i tempi - di far rientrare dalla finestra teorie che negli ultimi secoli hanno causato sofferenze immani e spaventosi genocidi.
Articoli e cose notevoli che ho visto in giro
Dopo aver tentato un golpe, il presidente della Corea del Sud Yoon Suk Yeol vuole sottrarsi all’impeachment utilizzando le tattiche autoritarie di Donald Trump – mentre i suoi sostenitori hanno adottato lo slogan trumpiano “Stop the Steal” (Raphael Rashid, Guardian)
Il mondo di QAnon è in grandissimo fermento per la prossima amministrazione, anche perché all’FBI potrebbe andare un loro grande sostenitore: l’opinionista Kash Patel (David Gilbert, Wired)
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Da brividi…
Proprio ieri (ti) leggevo su Facta che per la prima volta il termine “remigrazione” è stato utilizzato in Italia…l’appartenenza dell’esponente politico era scontata 😩
Mi piacerebbe che questi cultori della purezza della razza si sottoponessero a un'indagine genetica, giusto per stabilire la loro, di purezza razziale. Confido nei numeri: 8 miliardi di persone che solo marginalmente sono bianche e che si muovono ovunque nel mondo, in barba alla chiusura delle frontiere. Arriverà il momento in cui saremo tutti mulatti e, forse, queste atroci baggianate spariranno. Allo stesso tempo, temo che troveranno qualche altro criterio di discriminazione, perché tale sembra essere la natura dell'uomo. Ci siamo evoluti ancora poco.