Il nostro amichevole killer di quartiere
Luigi Mangione, il presunto assassino di Brian Thompson, è diventato il protagonista di una campagna di glorificazione di massa.
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Oggi non mi occuperò propriamente di teorie del complotto (anche se il caso ne ha generate eccome), ma piuttosto di un complotto: l’omicidio di Brian Thompson, l’amministratore delegato di UnitedHealthcare. E parlerò soprattutto delle celebrazioni nei confronti del presunto assassino, Luigi Mangione.
Tra l’altro, a breve questo spazio compirà quattro (!) anni e sarà l’occasione per fare il punto di dove siamo arrivati finora – nonché qualche riflessione sul futuro.
Prima di partire, ricordo che è uscito il mio ultimo saggio Le prime gocce della tempesta. Si può acquistare nelle librerie (quelle indipendenti sono sempre da preferire) e nei negozi online. Sul mio profilo Instagram trovate una rassegna stampa aggiornata e le date delle presentazioni, che aggiorno man mano.
Deny, defend, depose
Alle 6 e 45 del 4 dicembre del 2024 Brian Thompson, amministratore delegato del colosso assicurativo statunitense UnitedHealthcare, è stato ucciso di fronte all’ingresso dell’hotel Hilton Midtown a New York.
Il delitto è stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza nei pressi dell’albergo: si vede l’assassino avvicinarsi alla vittima, estrarre una pistola con un silenziatore e aprire il fuoco diverse volte.
L’uomo, che indossava una giacca scura con il cappuccio e aveva il volto parzialmente coperto, è poi fuggito in bicicletta verso Central Park e da lì ha fatto perdere le sue tracce.
Jessica Tisch, capa della polizia di New York, ha parlato di un “attacco mirato” e pianificato meticolosamente: l’assassino sarebbe stato a conoscenza dei movimenti di Thompson e si sarebbe appostato fuori dall’hotel qualche minuto prima dell’arrivo dell’amministratore delegato.
Le forze dell’ordine hanno subito diffuso alcune foto dell’omicida, chiedendo ai cittadini di collaborare alle indagini e offrendo una ricompensa di 60mila dollari.
Alla fine, la segnalazione decisiva è arrivata da un dipendente di un McDonald’s di Altoona, una città della Pennsylvania: è lì, infatti, che il 9 dicembre è stato arrestato il presunto assassino di Thompson.
L’uomo si chiama Luigi Mangione, ha 26 anni, proviene da una ricca famiglia italo-americana di Baltimora, è laureato in informatica alla UPenn (un’università che fa parte del circuito della Ivy League) e ha lavorato in alcune aziende di tecnologia.
Dai suoi profili social non emerge però il riquadro di un rivoluzionario particolarmente ideologicizzato. Come ha ricostruito il giornalista Max Read, Mangione è piuttosto una specie di tech bro con “le opinioni che può avere un qualsiasi ventenne bianco che lavora nel settore tech”. È uno che su Goodreads ha recensito positivamente il manifesto di Unabomber, ma ha pure messo like a una citazione di Kurt Vonnegut su come gli “americani poveri sono spinti a odiare sé stessi”.
Nell’immagine di copertina del suo profilo su X campeggiava la lastra di una colonna vertebrale rinforzata con degli impianti chirurgici. Alcuni coinquilini che vivevano con lui alle Hawaii, dove Mangione ha passato sei mesi nel 2022, hanno raccontato che l’uomo soffriva di costanti dolori alla schiena che gli causavano “dolori e frustrazione”.
Probabilmente è questa condizione debilitante ad aver influenzato il 26enne, insieme all’odio nei confronti delle compagnie assicurative sanitarie.
La polizia ha infatti trovato tra i suoi effetti personali un documento di due pagine in cui ha scritto che “questi parassiti” [le assicurazioni] se la sono cercata” e “mi dispiace, ma doveva essere fatto”. I bossoli trovati sulla scena del crimine erano inoltre firmati con le parole “deny”, “defend” e “depose” – in italiano “negare”, “difendere” e “disdire”.
Questi termini sono quasi uguali al titolo di un libro del 2010 del giurista Jay Feinman, chiamato per l’appunto Deny, Delay, Defend, in cui vengono descritte le tattiche utilizzate dalle compagnie assicurative per non rimborsare i clienti o respingere le loro richieste in sede giudiziaria.
L’assassino più amato di Internet
Come noto, negli Stati Uniti la sanità pubblica è praticamente inesistente – ad eccezione di qualche programma di sostegno pubblico (come l’Affordable Care Act, o “Obamacare”) che Trump vuole pure tagliare.
Il sistema sanitario statunitense si basa dunque sulle assicurazioni private ed è tendenzialmente più costoso, meno efficiente e più iniquo rispetto a quello di altre economie avanzate.
Per rendersene conto vale la pena citare un paio di dati.
Sebbene gli Stati Uniti spendano un sesto del Pil in spesa sanitaria, il 31 per cento dei cittadini ha assicurazioni che coprono parzialmente le cure oppure non le coprono affatto. Nel 2022, un americano su quattro ha dovuto ritardare o rinunciare alle cure perché, di fatto, non può permettersele.
Secondo un’inchiesta di ProPublica, le compagnie assicurative rifiutano in media una richiesta di cure ogni sette, sulla base di criteri spesso e volentieri arbitrari.
Un diniego può avere conseguenze devastanti sia per la persona malata che per le finanze delle famiglie. Secondo uno studio del 2019 condotto dalla American Cancer Society, il 56 per cento delle persone adulte negli Stati Uniti ha avuto difficoltà economiche causate da costi sanitari non rimborsati dalle assicurazioni.
La UnitedHealthCare, che fornisce copertura sanitaria a circa 50 milioni persone e ha chiuso il 2023 con 281 miliardi di dollari di ricavi, ha un tasso di diniego particolarmente alto: il 32 per cento, il doppio rispetto alla media dell’industria. A farne le spese sono anche bambini a cui sono stati diagnosticati disturbi dello spettro autistico.
Di fronte a cifre del genere, che si traducono in indicibili sofferenze personali e familiari, non sorprende che ci sia così tanta avversione nei confronti delle compagnie assicurative sanitarie.
E non sorprende nemmeno che Mangione sia diventato un vero e proprio eroe popolare – il nostro amichevole killer di quartiere, per parafrasare un famoso motto dell’Uomo Ragno.
La campagna di glorificazione online è partita proprio dalle scritte sui bossoli, ancora prima che si scoprisse l’identità del 26enne.
Sui social sono apparsi meme apologetici (molti dei quali con Luigi di Super Mario), illustrazioni a tema, fancam con Hello Kitty, ballate folk e video virali di ogni tipo. Su TikTok sono state pubblicate clip che ricreano la scena dell’omicidio all’interno di GTA 5, sia dal punto di vista dell’omicida che della vittima.
I negozi online si sono riempiti di magliette, tazze, felpe e cappellini con il volto stilizzato di Mangione o lo slogan “deny, defend, depose”. Qualcuno se li è addirittura tatuati sulle braccia e sulle gambe.
Non è mancata neppure la speculazione finanziaria: sono state lanciate decine e decine di meme coin, cioè criptovalute basate sui meme di Internet, dedicate a Mangione. Una di queste ha raggiunto in qualche ora una capitalizzazione di mercato di 77 milioni di dollari, per poi crollare di prezzo.
A riprova di quanto il delitto sia entrato nell’immaginario popolare, il 7 dicembre decine di persone si sono incontrate al Washington Square Park a New York per una gara di sosia dell’omicida.
Il vincitore, un 39enne che lavora per un sindacato, ha spiegato che appoggia l’assassino di Thompson perché è importante far capire all’opinione pubblica l’iniquità del sistema sanitario statunitense.
Un bandito sociale 2.0
Di per sé, la fascinazione verso chi commette omicidi non è un fenomeno inedito ed esiste da ben prima dell’avvento dei social.
Ma questo caso è in qualche modo diverso, perché è alimentato da un’inedita unione tra la cultura Internet, il metodo di distribuzione algoritmico dei contenuti (su TikTok è letteralmente impossibile non imbattersi in video su Mangione) e una diffusa rabbia contro l’iniquità e l’ingiustizia.
È questo mix esplosivo ad aver generato una mole incredibile – sia a livello quantitativo che qualitativo – di contenuti a sostegno del killer, che tra l’altro sono comparsi anche in Italia.
In un certo senso Mangione è una versione adattata ai tempi moderni del “bandito sociale”, un archetipo coniato da Eric Hobsbawm nei saggi I ribelli e I banditi che analizzano varie società rurali e contadine nel corso della storia.
Per il grande storico marxista, i “banditi sociali” sono quelli che
raddrizzano i torti, correggono e vendicano le ingiustizie, applicando un criterio più generale di giustizia e di equità nei rapporti fra gli uomini in generale, e in particolare tra il ricco e il povero, tra il potente e il debole.
Per questi motivi “il signore e l’autorità statale” li considerano dei criminali, mentre la gente li esalta come “eroi, campioni, vendicatori, combattenti per la giustizia, persino capi di movimenti di liberazione e comunque uomini degni di ammirazione, aiuto e appoggio”.
La figura del “bandito sociale” non coincide necessariamente con quella del rivoluzionario; a volte è piuttosto il sintomo dell’impotenza politica, oppure la manifestazione del vuoto di potere che si viene a creare quando l’autorità non riesce a soddisfare determinati bisogni.
Non sempre, insomma, le sue azioni innescano un reale cambiamento sistemico.
Per intenderci: non sarà l’omicidio di Brian Thompson a portare alla riforma del sistema sanitario statunitense. O quanto meno, non lo farà nell’immediato.
Al tempo stesso è innegabile che Mangione abbia toccato un nervo scopertissimo, che va ben al di là delle compagnie assicurative sanitarie.
Pure le fantasie su di lui, del resto, sono andate oltre. In un racconto di fan fiction, ad esempio, il 26enne si trova in Texas mentre pianifica l’omicidio di Elon Musk e firma i bossoli con la lettera X.
L’idealizzazione di Mangione, insomma, esprime sentimenti di rivalsa e vendetta sociale che non trovano sbocchi politici.
Tutto ciò non è sfuggito alla polizia, che in un rapporto interno ha parlato del concreto rischio che il presunto killer sia visto come “un martire” e – soprattutto – come “un esempio da seguire”.
E di certo non è sfuggito alle compagnie in questione, che hanno incrementato le misure di sicurezza e tolto dai loro siti gli organigrammi societari. Per un po’, insomma, gli amministratori delegati e i dirigenti potrebbero dormire sonni meno tranquilli del solito.
Articoli e cose notevoli che ho visto in giro
Una bella analisi su come l’omicidio di Brian Thompson ha aperto (o riaperto?) il vaso di Pandora dell’odio di classe (Alessandro Colombini, Tempolinea)
Dopo il prebunking siamo arrivati al precomplottismo: stanno girando varie teorie su una “nuova” pandemia che i soliti noti starebbero pianificando per colpire Trump (Anna Merlan, Mother Jones)
Nel prossimo dipartimento alla salute statunitense potrebbe esserci spazio per un collaboratore di Robert Kennedy Jr. che vuole interrompere la somministrazione del vaccino contro la poliomielite (Christina Jewett e Sheryl Gay Stolberg, New York Times)
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Non è rivoluzione che vogliono gli americani, ma vendetta.
Sono sempre stati un popolo rancoroso e vendicativo e ora stanno sperimentando la vendetta entro i loro confini.
Molti dei poveracci che hanno votato per Trump e la sua cricca ora esaltano Mangioni.
Non ne sto facendo un discorso morale ma pratico: chi cerca vendetta si accontenta della violenza e se un vero cambiamento non c'è non lo va a cercare. Ci dovrebbe essere un leader che raccoglie questo desiderio e lo trasforma, oppure un lavoro di coscienza collettiva vera. Se non ci sarà, si vedranno solo altri morti e un inasprimento delle leggi. Interessante anche che quasi nessun politico ha commentato quanto accaduto. Tutti stanno osservando e prendendo tempo per decidere come usare questa nuova consapevolezza....