L'eterno spauracchio
Dopo anni in cui Trump ha rilanciato teorie antisemite su George Soros, ora vuole metterlo sotto inchiesta.
Benvenute e benvenuti alla puntata #130 di COMPLOTTI!, la newsletter che ti porta dentro la tana del Bianconiglio.
Prima di partire, ricordo che il mio ultimo saggio Le prime gocce della tempesta è acquistabile nelle librerie (quelle indipendenti sono sempre da preferire) e nei negozi online. Sul mio profilo Instagram trovate una rassegna stampa aggiornata e le date delle presentazioni.
COMPLOTTI! è un progetto giornalistico nato nel 2020. La newsletter è completamente gratuita e no, non ci sono Poteri Forti o ricchi finanzieri a foraggiarmi di nascosto. Se vuoi sostenere il mio lavoro e contribuire alla realizzazione delle puntate puoi fare una donazione qui sotto.
Qui l’ultimo video sul mio canale YouTube:
Purghe putiniane
Prima delle elezioni presidenziali del 2024, Donald Trump aveva promesso che avrebbe usato l’FBI e il Dipartimento della giustizia per colpire traditori i nemici.
Non era una provocazione o un’esagerazione: diceva sul serio. E ora, in puro stile putiniano, sta succedendo per davvero.
Lo scorso agosto l’ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, un repubblicano molto critico nei confronti di Trump, ha subito una perquisizione da parte della polizia federale.
Il 25 settembre del 2025 un tribunale della Virginia ha accusato l’ex direttore dell’FBI James Comey di falsa testimonianza e intralcio ai lavori del Congresso. Comey aveva guidato le indagini sui tentativi della Russia di influenzare le presidenziali del 2016: da quel momento il 47esimo presidente gliel’aveva giurata.
E ora potrebbe toccare all’eterno spauracchio di Trump e della destra statunitense: il finanziere e filantropo di fede ebraica George Soros.
Secondo un articolo del New York Times, un alto funzionario del Dipartimento di giustizia ha incaricato più di sei procure federali di aprire un’inchiesta penale nei confronti di Soros, del figlio Alexander e della sua principale organizzazione, la Open Society Foundations.
La direttiva contiene addirittura i reati per cui si dovrebbe procedere: associazione per delinquere, frode telematica e favoreggiamento del terrorismo, ossia il finanziamento a un’associazione filopalestinese ingiustamente accusata da Israele di antisemitismo.
La procuratrice generale Pam Bondi ha confermato che “tutte le opzioni sono sul tavolo”. In altre parole, è la resa dei conti finale.
La possibile incriminazione di Soros rientra infatti nella più ampia caccia all’oppositore scatenata dopo l’omicidio Charlie Kirk, ormai diventato il martire MAGA per eccellenza che dev’essere vendicato in ogni modo.
Per lo storico Timothy Snyder, un simile uso politico della giustizia fa precipitare ancora di più gli Stati Uniti nel baratro dell’autoritarismo.
“Questo è esattamente il modo in cui hanno agito Putin e Orbán: utilizzare l’antisemitismo per screditare l’idea di società civile e opposizione politica e come pretesto per smantellare lo Stato di diritto”, ha scritto su Bluesky.
Il paradosso – di cui avevo già parlato nella puntata #115 – è che questa operazione avviene sulla basa di teorie del complotto antisemite contro Soros, che Trump ha rilanciato a tutto spiano nel corso degli ultimi anni.
Sul punto, però, il presidente è in nutrita compagnia: il mito di Soros come supremo burattinaio della politica globale – un’immagine che rievoca I Protocolli degli Anziani Savi di Sion – accomuna praticamente tutti i leader della destra radicale.
Le origini del mito di Soros
Le fantasie cospirazioniste su Soros affondando le proprie radici nella sua storia personale e nel suo orientamento politico progressista.
Nato nel 1930 in Ungheria da una famiglia di religione ebraica, durante la Seconda Guerra mondiale scampa per miracolo alle persecuzioni naziste – una circostanza che in seguito diventerà oggetto di speculazioni calunniose e infondate, secondo le quali Soros (da bambino) avrebbe consegnato degli ebrei ai nazisti.
Nel dopoguerra si trasferisce in Inghilterra e si laurea in Filosofia alla London School of Economics. La sua formazione intellettuale è influenzata dal filosofo austriaco Karl Popper e dal suo concetto di “società aperta”.
Dopo aver lavorato in alcune banche d’investimento, nel 1969 si mette in proprio e crea il fondo d’investimento Quantum, che lo porta a essere uno dei 30 uomini più ricchi del pianeta.
Nel 1979 inizia la sua carriera da filantropo attraverso la Open Society Foundations, un’organizzazione non governativa presente – anche attraverso altre organizzazioni indipendenti – in diversi Paesi, che punta a promuovere riforme e ideali liberali di tipo progressista.
Nel 1992 Soros scommette contro la sterlina e la lira, provocando una svalutazione del 30 per cento e l’estromissione temporanea della valuta italiana dal sistema monetario europeo.
In un’intervista di molto successiva ai fatti, Soros afferma cinicamente che “gli speculatori sono solo i messaggeri di cattive notizie e non hanno colpe”.
È proprio negli anni Novanta – principalmente negli Stati Uniti – che compaiono le prime critiche politiche all’operato di Soros, accompagnate dalle prime teorie del complotto.
Secondo il giornalista americano Jesse Walker, autore del saggio The United States of Paranoia, queste vengono anzitutto “da sinistra, da persone preoccupate che Soros stesse finanziando il movimento per scopi personali (o, senza cedere alle cospirazioni, che i soldi di Soros avrebbero tolto l’indipendenza alle attività della sinistra)”.
La destra statunitense comincia a occuparsi del finanziere ungherese alla fine degli anni Duemila. Uno dei più famosi conduttori di Fox News, Bill O’Reilly, nel 2007 lo definisce un “estremista che vuole aprire i confini, legalizzare la droga, l’eutanasia, e così via”.
Nel novembre del 2010 – sempre su Fox News – l’opinionista estremista Glenn Beck dedica due intere puntate della sua trasmissione al “grande burattinaio”, accusandolo di voler instaurare un “unico governo mondiale”.
Quasi tutte le teorie del complotto su Soros, puntualizza Walker, derivano da quelle puntate.
I finanziamenti al Partito Democratico statunitense e l’opposizione alla prima candidatura di Donald Trump lo mettono ulteriormente nel mirino della propaganda della destra statunitense.
Lo speculatore ungherese trasfigura così nel mandante occulto di ogni cambiamento politico, rivolta o movimento sociale – dalle “rivoluzioni colorate” nell’est Europa fino a Black Lives Matter.
La costruzione del “nemico assoluto”
La costruzione di Soros come “nemico assoluto”, ha ricostruito il giornalista svizzero Hannes Grassegger su Das Magazin, è merito soprattutto di due consulenti politici statunitensi: Arthur Finkelstein e il suo allievo George Birnbaum, entrambi ebrei come Soros.
Finkelstein, in particolare, è stato consigliere dei presidenti repubblicani statunitensi Ronald Reagan e Richard Nixon e del premier israeliano Benjamin Netanyahu.
In quella veste ha elaborato un metodo che verrà poi adottato massicciamente dai partiti della destra radicale in Occidente: il cosiddetto negative campaigning (traducibile come “campagna negativa”), un tipo di campagna elettorale in cui si preferisce attaccare un avversario invece che difendere il proprio programma.
Il consulente, specifica Grassegger, partiva dal presupposto che “le elezioni si decidono sempre in anticipo” e che “la maggior parte delle persone sa bene chi voterà”; per questo, “scoraggiare le persone è molto più facile che motivarle”.
La via migliore per vincere è “demoralizzare i sostenitori avversari” e costruire a tavolino un nemico attraverso la diffusione di notizie false e campagna disinformative.
Nel 2008, dietro il suggerimento di Netanyahu, Birnbaum e Finkelstein si mettono a lavorare alla campagna elettorale per Orbán e il suo partito Fidesz in Ungheria, che due anni dopo culmina in una vittoria schiacciante in cui ottiene la maggioranza dei due terzi.
Il trionfo pone però un problema in cui i due consulenti non si erano mai trovati. “Non c’era un nemico politico reale”, ha ricordato Birnbaum a BuzzFeed, “si trattava di una situazione mai vista in Ungheria e per conservare questo potere bisognava trovare un modo per motivare le persone ad andare a votare”.
Per ovviare alla situazione, Finkelstein individua in Soros il capro espiatorio perfetto.
Si trattava infatti di una figura ungherese, e quindi familiare, ma al tempo stesso esterna: “non solo controllava il grande capitale, ma lo incarnava”, riassume Grassegger. “Quando il nemico ha un volto è più facile compattare le truppe e la popolazione”, spiega Birnbaum.
La campagna contro Soros parte nel 2013, con un articolo su un quotidiano filogovernativo che lo accusa di controllare tutte le Ong attive nel Paese.
All’apice della crisi dei migranti siriani del 2015 Orbán – che in gioventù era riuscito a studiare a Oxford grazie a una borsa di studio della Open Society Foundations – accusa Soros di pilotare l’immigrazione e indebolire lo stato ungherese.
Nel 2017 la campagna elettorale di Fidesz è completamente incentrata sul finanziere. L’intera Ungheria viene tappezzata di manifesti elettorali con la scritta “non lasciare che sia Soros a ridere per ultimo”, mentre l’anno successivo vengono promulgate le cosiddette norme anti-Soros.
Il “metodo Finkelstein” ha ripercussioni che vanno ben al di là dell’Ungheria: gli attacchi a Soros diventano replicabili anche altrove, adattandosi ai contesti locali e alimentando teorie antisemite di ogni tipo.
“Soros era il nemico perfetto. È così ovvio. Era il più semplice dei prodotti, bastava impacchettarlo e metterlo in commercio”, ha ribadito Birnbaum.
In Italia, giusto per fare qualche esempio, il finanziere è da svariati anni ossessivamente al centro della propaganda di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che nel 2019 è arrivata a definirlo un “usuraio” – l’epiteto antisemita per eccellenza.
Le teorie complottiste su Soros, insomma, si inseriscono nel solco di una lunghissima tradizione antigiudaica e sono una versione aggiornata di quelle sulla famiglia Rothschild, che vanno ormai avanti da secoli.
E proprio com’è successo ai Rothschild, è molto probabile che si tramanderanno anche quando George Soros non ci sarà più.
Articoli e cose notevoli che ho visto in giro
Con il falso collegamento tra paracetamolo e autismo l’amministrazione Trump sta intensificando la guerra alla scienza (Ettore Meccia, Valigia Blu)
L’attacco armato al centro ICE di Dallas è stato commesso dall’ennesimo giovane edgelord completamente brainrottato da 4chan (Ken Klippenstein)
Nigel Farage ha detto che gli immigrati dell’est Europa rubano e mangiano i cigni (John Crace, Guardian)
Se ti è piaciuta questa puntata, puoi iscriverti a COMPLOTTI! e condividerlo dove vuoi e con chi vuoi. Quelle precedenti sono consultabili nell’archivio.
Mi trovate sempre su Instagram, YouTube, TikTok e Bluesky, oppure rispondendo via mail a questa newsletter.






Come si riconcilia nella base l’antisemitismo di base dell’estrema destra e il fatto di essere grandi amici di Israele e addirittura usare l’antisemitismo come accusa sempreverde come manganello? Immagino solo come utile argomento retorico che va bene a tutti, per ora.
Perdonami ma da come descrrivi Soros sembra che sia una povera vittima, un boyscout filantropo. Che abbia le mani in pasta in tutte le schifezze del modn non puoi negarlo E dire che lo usin come nemico, beh se non lo sopportano ne a destra ne a "sinistra" (virgolettato dato che di sinistra vera in occidente non esiste da lungo tempo) forse non e' tutta sta povera stella