Anni di Piombo
L’omicidio dell’influencer trumpiano Charlie Kirk rischia di far precipitare gli Stati Uniti in un pericoloso vortice di violenza politica.
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L’ultimo dibattito
Per un crudele scherzo del destino, l’ultima parola di Charlie Kirk prima di essere ucciso da un colpo di fucile è stata “violenza”.
L’attivista e influencer trumpiano stava parlando proprio di armi da fuoco e sparatorie di massa nel campus della Utah Valley University. Il 31enne aveva appena cominciato il suo tour autunnale “The American Comeback”, che consisteva in una serie di “dibattiti” all’interno delle università.
Ho volutamente usato le virgolette perché quelli di Kirk non erano veramente confronti con persone di diverso orientamento politico; erano piuttosto degli spettacoli performativi con cui umiliare i liberal – una pratica che in gergo si chiama to own the libs.
L’obiettivo di quei “dibattiti”, ha sintetizzato un pezzo del New Yorker citato dal Post, non era quello di
informare o istruire, ascoltare o elaborare, costruire o ragionare, ma vincere, dominare, schiacciare, spaccare il cervello dell’avversario, produrre un argomento di tale devastante perentorietà da poter considerare la questione chiusa, una volta per tutte.
Kirk si era costruito un seguito enorme sui social sia grazie a questo formato, sia con il suo podcast The Charlie Kirk Show – dove ha amplificato le posizioni più estreme, razziste, misogine e complottiste del mondo MAGA.
Giusto per fare qualche esempio, nel corso degli anni ha detto che: George Floyd era la “feccia della società”; Martin Luther King era “una persona orribile”; il Civil Rights Act del 1964 è stato “un errore”; George Soros vuole “sostituire etnicamente” le popolazioni bianche; le donne che prendono la pillola contraccettiva sono “acide” e “arrabbiate” (e votano per i Democratici); le presidenziali del 2020 sono state truccate dai democratici; Taylor Swift dovrebbe sottomettersi a suo marito; le vittime delle armi da fuoco sono il giusto prezzo da pagare per mantenere il Secondo Emendamento; e tanto – tanto – altro ancora.
Ma Kirk non era un semplice creator conservatore di successo; era molto di più.
Ad appena 18 anni aveva fondato Turning Point USA, facendola diventare nel giro di poco tempo la più importante organizzazione giovanile conservatore del paese – una macchina di propaganda ramificata in tutto il paese, che aveva pure iniziato a sfornare i prossimi quadri dirigenti del Partito Repubblicano.
Nel 2016 la sua capacità di mobilitare i giovani l’aveva fatto entrare nel cerchio magico trumpiano, da cui non è mai più uscito: Donald Trump Jr. lo considerava un “fratello minore”, e Trump stesso una specie di figlio acquisito.
Nel corso della pandemia di Covid-19 – oltre a paragonare le misure sanitarie all’apartheid – si era avvicinato al mondo dell’evangelismo neo-carismatico e alla Nuova Riforma Apostolica, il movimento fondamentalista che punta all’instaurazione di una teocrazia basata sulla Bibbia e non più sulla Costituzione (ne avevo parlato nella puntata #119).
E per finire, durante la campagna per le presidenziali del 2024 ha ricoperto un ruolo di primissimo piano: è stato infatti fondamentale nel conquistare la fetta di elettorato giovanile – specialmente quello maschile e bianco – che ha permesso a Trump di conquistare gli stati in bilico e ritornare alla Casa Bianca.
Il Reichstag americano
Kirk è stato contemporaneamente un Rush Limbaugh (un conduttore radiofonico di estrema destra) dei tempi moderni, un influente funzionario politico, un formidabile radicalizzatore di giovani, un normalizzatore di discorsi d’odio, un evangelista del verbo MAGA dentro e – come aveva cominciato a fare prima di morire – fuori gli Stati Uniti.
Sopra ogni cosa, Kirk è stato l’avanguardia del trumpismo. E se fosse rimasto in vita, molto probabilmente ne avrebbe incarnato il futuro post-Trump.
Tutte queste caratteristiche l’avevano reso una figura piuttosto unica e impossibile da rimpiazzare.
Per questo – ancora prima che venisse arrestato il responsabile, il 22enne Tyler Robinson – la destra trumpiana ha gridato alla vendetta e promesso terribili ritorsioni contro un’indistinta “sinistra”.
Elon Musk ha scritto su X che “la sinistra è il partito dell’omicidio”. Katie Miller, podcaster e moglie del vicecapo di gabinetto Stephen Miller, ha detto che i liberal “hanno le mani sporche di sangue”.
L’influencer estremista e complottista Laura Loomer ha suggerito a Trump di “chiudere e mettere sotto indagine ogni singola organizzazione di sinistra”, perché “la sinistra è una minaccia per la sicurezza nazionale”. Se la sinistra non viene “schiacciata”, ha aggiunto, “altre persone saranno uccise”.
L’opinionista razzista e misogino Matt Forney ha paragonato l’omicidio di Kirk al “Reichstag americano”, alludendo all’incendio doloso del Parlamento tedesco del 1933 che i nazisti sfruttarono per sospendere la Costituzione e mettere fuorilegge i partiti d’opposizione.
“Tutti i politici democratici vanno arrestati e il partito va bandito”, ha caldeggiato Forney su X.
Donald Trump sembra aver presa piuttosto alla lettera queste invocazioni: in un discorso videoregistrato ha incolpato la “sinistra radicale” che “demonizza le persone con le quali non è d’accordo”, promettendo di fermare “il terrorismo che c’è nel nostro paese” e di colpire le (imprecisate) “organizzazioni” che lo fomentano.
Altri hanno invece parlato di “seconda guerra civile”, riecheggiando un’ossessione decennale dell’estrema destra statunitense.
Chaya Raichik, la creatrice dell’account transfobico Libs of TikTok, ha proclamato su X che “QUESTA È UNA GUERRA”. Alex Jones, il fondatore del sito complottista InfoWars, ha ripetuto per ben tre volte di seguito che “siamo in guerra”. Steve Bannon, ex consulente strategico di Trump, nel suo podcast War Room ha definito Kirk “una vittima della guerra” dichiarata dalla sinistra.
Lo stesso Bannon l’ha poi elevato a “martire” dell’America First – ossia l’atteggiamento protezionistico e isolazionista che contraddistingue l’ideologia MAGA.
E non è l’unico ad averlo fatto, ovviamente: anche gli evangelici neo-carismatici l’hanno proclamato un martire “morto per la causa”.
Years of Lead
La martirizzazione di Kirk è un’operazione estremamente pericolosa. Come ha annotato il giornalista Chris Hedges nella sua newsletter,
i martiri sono il carburante dei movimenti violenti: ogni esitazione, ogni invito alla moderazione o al dialogo, viene percepito come un tradimento della causa per cui sono caduti.
Il martirio, ha proseguito, “sacralizza la violenza e sovverte l’ordine morale”. In questo modo “il crimine diventa giustizia”, l’odio “si ammanta di valore civico” e “l’omicidio viene celebrato come qualcosa di positivo”.
Questo ribaltamento valoriale contribuisce poi a rimuovere una circostanza decisiva e innegabile: la violenza politica negli Stati Uniti arriva in larga parte dall’estrema destra.
Negli ultimi anni ci sono stati diversi casi eclatanti. Lo scorso giugno un estremista di destra e sostenitore di Trump ha ucciso la politica democratica del Minnesota Melissa Hortman e suo marito (Kirk incolpò la sinistra in un tweet).
Un ex candidato repubblicano ha sparato contro quattro democratici in New Mexico (senza uccidere nessuno, fortunatamente) dopo aver perso le elezioni statali. Le sparatorie sono avvenute tra il dicembre del 2022 e il gennaio del 2023, mentre la condanna a 80 anni di carcere è di questo agosto.
E ancora: nel 2022 un sostenitore trumpiano ha cercato di rapire l’ex speaker della Camera Nancy Pelosi e ha colpito con un martello il marito Paul (in quell’occasione Kirk ironizzò sull’accaduto, invitando “un patriota” a donare soldi per pagare la cauzione).
Nel 2020, invece, un altro estremista pro-trumpiano ha ucciso il figlio della giudice distrettuale Esther Salas. Erano trumpiani anche gli uomini condannati per aver pianificato il rapimento della governatrice democratica del Michigan Gretchen Whitmer.
E anche il terrorista che nel 2018 ha inviato pacchi bomba alle abitazioni di Barack Obama, Joe Biden e Hillary Clinton era un ardente sostenitore di Donald Trump e del movimento MAGA.
L’assassinio di Charlie Kirk, rimarca Chris Hedges, preannuncia dunque “una nuova e letale fase nella disgregazione di un’America lacerata e profondamente polarizzata”.
A tal proposito, diversi osservatori stanno tirando in ballo gli “anni di piombo” – un’espressione che designa il periodo storico contrassegnato da stragi e uccisioni politicamente motivate che va da Piazza Fontana all’attentato alla stazione di Bologna.
Ovviamente, ha scritto il giornalista Jack Crosbie nella sua newsletter Discourse, gli “anni di piombo americani” (“American Years of Lead”) sono e saranno diversi da quelli italiani: “le armi sono diverse, le tattiche sono diverse, i gruppi sono differenti”.
In quel paese, come sappiamo, chiunque può comprarsi un’arma e sparare a qualcuno – incluso un candidato presidenziale.
Ora: negli Stati Uniti il livello di violenza politica e di morti per armi da fuoco è sempre stato piuttosto alto rispetto ad altre democrazie. Ma come avverte Crosbie,
I contorni di questa violenza stanno cambiando. Le motivazioni dei killer restano difficili da decifrare, ma cresce il numero di chi colpisce con obiettivi mirati e per ragioni ben definite. In altre parole, Luigi Mangione non è stato un caso isolato — e lo stesso vale per l’assassino di Charlie Kirk. Nei prossimi anni, è probabile che entrambi vengano ricordati come l’inizio di una nuova, inquietante tendenza.
A esacerbare il tutto contribuisce indubbiamente il deterioramento delle condizioni di vita materiali delle persone, che le spinge a “vedere la violenza come l’unica soluzione per cambiare il loro mondo”, e un clima politico pesantissimo e mefitico.
Un clima che le figure pubbliche come Charlie Kirk rendevano ancora più tossico, divisivo ed esasperato.
Articoli e cose notevoli che ho visto in giro
Meta ha completamente rinunciato al contrasto di bufale e notizie false, che stanno circolando a livelli record soprattutto su Facebook (Craig Silverman e Alexios Mantzarlis, Indicator)
L’omicida di Kirk aveva incorporato elementi presi da altre sparatorie di massa, perché gli attentatori si copiano sempre l’un l’altro (Charlie Warzel, The Atlantic)
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https://en.m.wikipedia.org/wiki/Groypers
Quanto è verosimile l'ipotesi che l'omicidio del blogger possa essere maturato all'interno dell'ambiente neo nazista americano che accusava Kirk di essere un finto conservatore?
Analisi perfetta. Vivo in Tennessee e questa è esattamente l'aria che tira. Brutta, brutta, brutta! Grandi magazzini stanno licenziando chi fa commenti "non in linea con la politica corrente" sulla morte di Kirk. Licenziando!!! E il governo ha appena dichiarato che chiunque, tra i dipendenti statali, faccia commenti "inappropriati" verrà licenziato.